Perchè un esecutivo posticcio dei democratici non salverà l’economia

Pubblicato su “Il Foglio” del 28 marzo 2013

L’economia italiana è sempre più in affanno mentre sale la rabbia popolare dinanzi ad un sistema politico che sembra impazzito. Come invano da mesi scriviamo  l’economia italiana sta fallendo tutti gli obiettivi che governo e parlamento si erano posti alla fine dello scorso anno e che prevedeva tra l’altro una riduzione del prodotto interno lordo di appena lo 0,2% mentre ad oggi viaggia verso un meno 1,5%. Tutto ciò significa maggiore disoccupazione con imprese e famiglie sempre più in difficoltà e una riduzione del potere d’acquisto di redditi e salari grazie ad un’inflazione al 3%. Insomma povertà e disoccupazione  in aumento, erosione salariale e reddituale, servizi pubblici in dissesto finanziario e di efficienza in un’Europa che stenta a trovare la strada giusta per riprendere una crescita sostenibile contrastando la peste del secolo rappresentata dalla finanziarizzazione dell’economia internazionale che sta modificando il tenore di vita delle società occidentali e che alla lunga incrinerà anche il suo profilo democratico. In questo quadro la ricerca spasmodica di qualcosa che non c’è da parte di Pierluigi Bersani inizialmente intenerisce ma poi irrita e spaventa. Le condizioni economiche e politiche imporrebbero, infatti,  un governo forte e stabile possibile solo con le cosiddette larghe intese capaci di sostenere, per almeno 24 mesi, un esecutivo politico in grado di risolvere alcuni nodi economici, istituzionali e ordinamentali. Il voto degli italiani ha dato, purtroppo, un Parlamento in cui vi sono tre minoranze alternative tra loro. Se fossimo in un periodo economicamente florido, il ritorno rapido al voto sarebbe la scelta più giusta. Così non è, purtroppo, e prima di tornare alle urne il tentativo di trovare un minimo comune denominatore per tirare fuori dalle secche un paese veramente stremato da anni di errori merita uno sforzo da parte di tutti. Certo, il movimento 5 stelle può anche chiamarsi fuori immaginando un tornaconto elettorale nel breve periodo ma lusingare il paese con miti risibili come la decrescita felice, la democrazia diretta e la nuova bibbia di una rete attraversata da banalità ed umoralità varie significa non farsi carico del destino di un paese. In tempi brevi ciò che oggi sembra travolgere tutti e tutto finirà seppellito da una tragica risata. Bersani e l’intero partito democratico devono convincersi dunque che non c’è una maggioranza tradizionale e che quelle larghe intese che già salvarono l’Italia alla fine degli anni ’70 e la Germania all’inizio di questo millennio è l’unica soluzione possibile perché la politica torni  a guidare un paese che da tempo non è più governato e nel quale gli interessi organizzati la fanno da padrone. Se non si ritiene utile o praticabile queste larghe intese, si smetta di cincischiare e si torni al voto quanto prima. Ciò che più farebbe male al paese, infatti, sarebbe una lenta agonia con un governo posticcio che va a cercare ogni giorno in parlamento una maggioranza fatta di transfughi, di astensionisti e di uscite dall’aula. E questo sarebbe il destino anche di un governo del presidente che per reggere dovrebbe avere il consenso di almeno due delle tre minoranze e difficilmente il partito democratico darà ad un altro personaggio ciò che non ha dato al suo segretario. L’Italia non merita tutto questo progressivo sfarinamento dopo un ventennio bislacco in larga parte disarmonico con tutti gli assetti democratici degli altri paesi europei che hanno conservato in questi anni culture politiche da tempo smarrite in Italia. Non  vogliamo dare consigli al presidente Napolitano ma se, in carenza di  maggioranze tradizionali, si dovesse vedere ostruita la strada delle larghe intese per la irresponsabilità del sistema politico, acceleri, con le proprie dimissioni, l’elezione di un presidente della Repubblica nella pienezza dei suoi poteri in maniera tale da ridurre al minimo questo galleggiamento politico che non fa bene a nessuno come per l’appunto capita quando un sistema impazzisce e gira a vuoto mestando l’acqua nel mortaio.

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