Pubblica amministrazione e riforme

Pubblicato sul Corriere della Sera del 17 aprile 2013

Gentile direttore,

Salvatore-Rossiho letto con attenzione sul Corriere di lunedì 15/4 l’intervista di Enrico Marro a Salvatore Rossi vicedirettore generale di Bankitalia nonché “saggio presidenziale”, sul freno che la pubblica amministrazione dà allo sviluppo economico. Condivido in pieno l’analisi fatta da Rossi con qualche necessaria aggiunta. Ciò che, infatti, si dimentica è che in questi strampalati vent’anni il parlamento ha varato ben tre riforme della pubblica amministrazione con i risultati che sono sotto gli occhi di tutti e denunciati puntualmente dalla Banca d’Italia. La prima delle riforme fu fatta da Franco Bassanini nel ’96, se il ricordo non mi tradisce, con una forte delegificazione vanificata però da una monumentale disciplina regolamentare che se non è zuppa è pan bagnato, come si suol dire, per l’attività di imprese e famiglie. Ricordo, peraltro, che con quella riforma furono aboliti i comitati di controllo sugli enti locali con i conseguenti disastri finanziari nei comuni grazie anche alle famigerate cartolarizzazioni. Circa 10 anni dopo arrivò la riforma Nicolais che, in verità, incise ben poco sia nel bene che nel male. In ultimo, preceduta da un furibondo “battage” sui presunti fannulloni, arrivò la riforma Brunetta che ridusse, ad onor del vero, un po’ di assenteismo senza modificare per nulla l’efficacia e l’efficienza della P.A. Solo per un ricordo certamente non polemico, nel 1988, in pochi mesi, varammo la mobilità volontaria dei pubblici dipendenti che nei due anni successivi trasferì circa 10 mila dipendenti da una sede all’altra senza alcun incentivo e facendo superare alla Ferrovie dello Stato, all’epoca ente pubblico, una crisi di esuberi non di poco conto. Bene, dal 1995 la mobilità è bloccata e non è stata mai stata ripresa nonostante le riforme ricordate. La prima regola di efficienza è la capacità di dislocare le proprie risorse umane là dove occorrono nel mentre ancora oggi abbiamo gravi carenze che si alternano ad esuberi inefficienti (testimoni di tutto ciò sono i vertici degli uffici giudiziari del distretto di Napoli che non sono riusciti ad avere dal governo personale che vegeta in altre strane mansioni). In ultimo si è smarrita la professionalità legislativa come testimoniano i 35 decreti legge del governo Monti che ha prodotto ben 400 decreti attuativi larga parte dei quali sono ancora nei cassetti ministeriali. Ed infine se si vuole davvero risparmiare quattrini e recuperare efficienza bisogna eliminare molte funzioni autorizzative della pubblica amministrazione a tutti i livelli. Avremo una società più libera e una P.A. meno costosa.

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