Di Pietro voleva incastrare il Pci

Pubblicato su “Il Fatto Quotidiano” di giovedì 25 luglio 2013

Caro Direttore,
ho letto il lungo articolo del sempre giovane Barbacetto che sotto la spinta, appunto, della Sua eterna giovinezza, continua a sospettare di cose di 20 anni fa già definitivamente acclarate dalla magistratura.
Veniamo al dunque mettendo un po’ d’ordine nelle notizie.
Non ho mai rilasciato alcuna intervista a Bracalini al quale, entrando in una trasmissione televisiva, ho solo dato un giudizio negativo sulle due pagine del Corriere sulla morte di Raoul Gardini e sull’intervista ad Antonio di Pietro. Alle sue insistenze l’ho rinviato al mio blog paolocirinopomicino.it dove c’è una mia lunga intervista su Tangentopoli rilasciata alla rubrica “La storia siamo noi” e trasmessa dalla RAI solo in piccolissima parte. Se posso consigliare all’amico Barbacetto una buona lettura settimanale legga sempre il mio blog dove già ora troverà notizie e commenti di un certo interesse.
In quella intervista ho raccontato uno dei tanti episodi vissuti in cui prima di Pietro e poi tal Quatrano tentarono in tutti i modi di farmi dire ciò che non era vero e cioè che tramite il sottoscritto fossero arrivati contributi elettorali a Giorgio Napolitano e ad altri comunisti napoletani. Una balla clamorosa. In verità dopo pochi minuti di Pietro mi confessò che il suo era stato solo un tranello e la cosa finì lì mentre Napoli, che annovera segugi di grande talento, mi costrinse, nonostante ciò che avevo già detto, a fare un confronto con un mio amico tenuto in carcere per oltre sei mesi e che poi non ebbe mai alcuna condanna. Se Barbacetto il giovane vuol sapere se il vecchio PCI ebbe da Gardini contributi elettorali lo chieda a di Pietro ricordandogli il famoso miliardo che Gardini aveva con sé quando entrò a Botteghe Oscure e non l’aveva più quando ne uscì.
La vicenda Enimont, così come i fondi neri dell’ENI, fu tutto un grande imbroglio in cui rimasero coperti: a) coloro che decisero il valore della partecipazione di Montedison in Enimont; b) dove andarono a finire alcune centinaia di miliardi di vecchie lire di quei fondi posto che i contributi elettorali a tutti i partiti, nessuno escluso, non superarono i 20 miliardi. Ma di tutto questo non ne voglio più parlare perché mai come in questo momento il paese ha bisogno di uno sforzo unitario per uscire dalla crisi e non di altre divisioni su cose passate. Quel che è certo è che lascerò una cospicua documentazione agli storici quando riscriveranno, con il rigore scientifico che gli è proprio, le vicende di quel periodo che gettarono il paese in un marasma dal quale dopo 20 anni l’Italia non è ancora uscita.

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