Bullocrazia. Renzi è ganzo ma sbaglia: il problema non è la burocrazia e non il Senato, è la politica volubile

Pubblicato su “Il Foglio” il 16 aprile 2014
Il vulcanico presidente del consiglio nel fine settimana a Torino aprendo la campagna elettorale per le europee ha individuato un altro nemico da battere, la burocrazia. Anzi Matteo Renzi per non lasciare adito al dubbio ha lanciato giustamente l’urlo di guerra,” una violenta battaglia contro la burocrazia”. E così son tre i nemici che hanno ridotto l’Italia in questo stato, il porcellum, il Senato della Repubblica e la burocrazia. Noi, lo confessiamo, avevamo una idea diversa. Pensavamo infatti che la inadeguatezza culturale e politica della classe dirigente avesse lasciato il paese da 20 anni senza una politica economica, senza una politica industriale e di difesa di un territorio mal messo sul piano sismico e idrogeologico, senza una idea per abbattere il debito pubblico e far ripartire l’economia. Pensavamo tutto questo mentre invece la colpa era del porcellum, del glorioso Senato e dei burocrati. Noi non abbiamo pregiudizi di sorta nei riguardi di questo governo che, anzi, sosteniamo per quel tanto che ci riesce e men che meno nei riguardi delle idee in particolare quando sembrano innovative. Abbiamo, però, un’abitudine antica, quella di volerci convincere della bontà di una tesi sulla base di argomentazioni chiare. Partiamo, ad esempio, dalla lotta violenta alla burocrazia. Noi non crediamo, anzi ne siamo certi, che quel groviglio di norme e procedure che affliggono famiglie ed imprese non siano il parto mostruoso dei direttori generali dei ministeri o dei capi di gabinetto o delle tante figure apicali della pubblica amministrazione. Noi sappiamo che gli autori di quel groviglio di norme legislative e procedurali sono il parlamento con le sue leggi e il governo con i suoi regolamenti amministrativi. Se tanto mi dà tanto dovremmo, allora, abolire il parlamento(e sembra che si voglia iniziare dal Senato)e poi il governo come organo collegiale. Non sembri una boutade, tutti i burocrati applicano alla meglio le norme che hanno forza di legge o di regolamento e non si inventano procedure ed illeciti amministrativi come è accaduto, invece, con la magistratura che, senza un voto del parlamento, ha introdotto addirittura un nuovo reato, quello di concorso esterno all’associazione mafiosa. Nella nostra piccola esperienza del secolo scorso se norme e procedure erano farraginose si cambiavano come avvenne ad esempio con gli investimenti infrastrutturali e nei beni culturali per tre anni governati celermente dal fondo investimenti ed occupazione (il vecchio FIO). E a cambiarli ci aiutavano fior di dirigenti pubblici e autorevoli capi di gabinetto che trasformavano in norme di buon senso la chiara volontà politica. Un dubbio allora ci assale. Il nostro amato Renzi è certo che la causa dell’intralcio burocratico non dipenda da una confusa volontà politica e da una altrettanto confusa bulimia legislativa e regolamentare voluta da governo e parlamento? Per fornire al giovane presidente del consiglio un indizio su quel che diciamo gli ricordiamo che da diversi anni le norme di copertura finanziaria alla fine di alcuni provvedimenti in corso di approvazione recitano così: “le norme contenute nel presente provvedimento non devono comportare nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica”. E’ stato troppo facile per noi, vecchi arnesi richiamati in servizio effettivo solo per un breve periodo, alzare il dito e chiedere “che significa quel non devono? I maggiori oneri ci sono o non ci sono”?. Sbandamento nell’aula e applausi tra i burocrati della Camera: morale della favola per spazzar via il groviglio burocratico, i famosi lacci e lacciuoli, bisogna che governo e parlamento legiferino in altra maniera e non come si è fatto in questi 20 anni con le tre riforme della PA(Bassanini, Nicolais e Brunetta). E’ questo il metodo giusto non quello delle lotte vere o finte o del cosiddetto spoil system in cui ogni governo che arriva porta i suoi amichetti nei vertici della PA. Volendo proseguire con lo stesso metodo anche sulle altre riforme, se il bicameralismo perfetto rallenta il processo legislativo il governo ed i partiti della maggioranza impongano che l’attività legislativa si faccia nelle commissioni in sede redigente come fanno nel Senato e nel congresso americani dove vige il bicameralismo quasi perfetto e si vedrà quanti risultati positivi verranno fuori. Se, dunque, Camera e Senato non funzionano bene si modifichino in parte i loro compiti e i loro regolamenti ma non si abolisca una camera elettiva perché con questo criterio prima o poi si dirà che il sistema democratico non è adeguato alla velocità dei mercati. E in ultimo ci consentirà il presidente del consiglio per la stima e l’affetto che portiamo alle sue radici culturali di sussurrargli nell’orecchio che il problema vero per gli italiani è di elevare stipendi e pensioni rilanciando l’economia riducendo così le grandi diseguaglianze, non ridurre le pensioni al di là dei 2500 euro lordi al mese o gli stipendi pubblici al di sopra dei 70000euro lordi all’anno(3500 netti al mese) perché alla fine della giostra le disuguaglianze resterebbero e, anzi, aumenterebbero mentre gli altri saranno tutti più eguali nella povertà. ed è questa attualmente la nostra direzione di marcia.

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