“Governo e Colle sono legati. Con Craxi e Scalfaro andò così”

Intervista di Fabrizio d’Esposito a Paolo Cirino Pomicino pubblicata su “Il Fatto Quotidiano” di venerdì 12 aprile 2013

scalfaro craxiPaolo Cirino Pomicino è stato un grande elettore di tre capi dello Stato (Pertini, Cossiga, Scalfaro). Da reduce democristiano, di rito andreottiano, frequenta ancora la Camera e proprio per stamattina ha organizzato insieme con Gargani ed altri ex dc (“Popolari italiani”) un convegno a Roma su crisi politica e democrazia senza partiti, dove parleranno De Rita, Ostellino, Galasso e Ceccanti. Lo stallo di oggi ricorda quello del ’92, altra epoca di rottura e di transizione. E Pomicino, allora, fu protagonista e testimone dei 12 lunghi giorni di scrutini a vuoto per il Colle. Fu un evento tremendo, la strage di Capaci, a sbloccare lo stallo e a portare Oscar Luigi Scalfaro al Quirinale.

Lei osteggiò in tutti i modi quell’elezione, arrivando persino ad appoggiare Forlani, il segretario della Dc preferito ad Andreotti in prima battuta.

Io volevo l’istituzionalizzazione del Caf (il patto tra Craxi, Andreotti e Forlani che aveva fatto fuori De Mita, ndr) per dare stabilità al sistema dopo l’omicidio Lima e l’inizio di Tangentopoli, l’ideale sarebbe stato Giulio al Quirinale, quando mi resi conto che avevamo perso, pensai che la candidatura migliore fosse quella di Forlani.

Che durò appena due scrutini, sabato 16 maggio: 469 voti al quinto, 479 al sesto, sempre lontano dalla maggioranza assoluta di 508.

Il giorno prima ero stato da Andreotti a Palazzo Chigi. Giulio era presidente del Consiglio e aveva convocato una riunione per capire come allargare il consenso attorno a lui. Io tenevo rapporti riservati con il Pds e l’Msi, Nino Cristofori, con i leghisti. Forlani lo aveva già chiamato: “Giulio per me va bene, il candidato sei tu”. Poi in dieci minuti cambiò tutto.

Il tradimento di Vincenzo Scotti, alias Tarzan per la sua vocazione a saltare da una corrente all’altra. Nel ’92 era con i dorotei di Antonio Gava.

Prima chiamai Martinazzoli che disse sì, poi Scotti. Mi riferì che in una riunione con Gava, Prandini, Lega, Bernini era stata sancita la candidatura del segretario. A quel punto Andreotti telefonò a Forlani, che balbettò: “Giulio, sul mio nome c’è una maggiore convergenza”.

Voi vi vendicaste nell’urna, da franchi tiratori.

Al quinto scrutinio, il primo utile per la maggioranza assoluta, a Forlani mancarono 39 voti. Non lo votammo noi andreottiani, la parte della sinistra Dc controllata da Mastella e i socialisti di Signorile. Il capogruppo Dc Bianco convocò una riunione di colonnelli delle varie correnti.

E lei si convertì a Forlani.

A differenza di Sbardella, con cui litigai, avevo capito che Andreotti ormai era fuori gioco, mentre Vittorio era convinto che Giulio potesse rientrare dopo aver bruciato Forlani. Ma i dorotei non l’avrebbero mai consentito. In più avevo già dei sospetti su Scalfaro ed è per questo che tentati di convincere i miei a votare Forlani.

Ma non ci riuscì. Il segretario aumentò di dieci voti, 479, ancora lontano da quota 508. Si ritirò e cominciò un lungo stallo.

Su quell’elezione ha pesato un gravissimo errore di Cossiga. Si dimise prima del tempo dal Quirinale, invertendo l’ordine del giorno delle Camere elette ad aprile. L’esatto contrario di quello che invece avrebbe dovuto fare Napolitano. Craxi diede il via libera a Scalfaro in cambio della promessa di farsi dare l’incarico di governo.

Se invece l’incarico lo avesse dato Cossiga.

La Dc non sarebbe scomparsa così facilmente.

 Oggi il Pd ricorda la Dc per faide e correnti.

Hanno due candidati per il Quirinale: Marini e Prodi. A ciascuno corrisponde una maggioranza diversa.

E Amato?

A distanza di vent’anni sarebbe il trionfo dell’anima di Bettino Craxi.

Al Pdl ora piace pire Violante.

Ho trovato inquietante l’uscita di Cicchitto.

Perché?

Significa che B. pensa che Violante manovri alcune procure e possa così garantire un salvacondotto giudiziario

 

 

1 Comment on "“Governo e Colle sono legati. Con Craxi e Scalfaro andò così”"

  1. Sto rileggendo in queste con grande interesse e grande inquietudine il libro Strettamente Riservato , rimango convinto che in un momento di stallo su tutto ciò che riguarda la governabilità del Paese , tutto serve tranne i dilettanti ed i tecnici della politica . Un Cirino Pomicino sarebbe utilissimo al fianco di chi in queste ore non riesce nemmeno a decidere sul colore dei parati.
    La cosa divertente e che nell’emiciclo girano gli stessi nomi trattati con arguzia e spirito nei vari capitoli .
    Amato , Prodi, Marini ed oggi anche il ” vecchio De Mita ”
    Geronimo perché non Lei !!!
    Saluti Alessandro Lamagna

Rispondi a Alessandro Annulla risposta

Il tuo indirizzo e-mail non sarà pubblicato.


*