Niki Berlinguer e Giulio Andreotti

Nel trigesimo della morte del mio grande amico Giulio Andreotti  desidero aggiungere un’altra autorevole testimonianza della stima che riceveva, quella di Niki Berlinguer, dopo quelle già note dei suoi rapporti speciali con Giovanni Paolo II e Madre Teresa di Calcutta.

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Nell’autunno del 1984 Giulio Andreotti fu accusato di aver favorito per interesse personale la nomina dieci anni prima a comandante della Guardia di Finanza del generale Raffaele Giudice a sua volta coinvolto anni dopo nel cosiddetto scandalo dei petrolieri. La Camera il 4 ottobre 1984 processa Andreotti per tre giorni e lo proscioglie da ogni accusa  e sospetto. Il Pci si astiene. Subito dopo la amata matrigna di Enrico Berlinguer scrive la lettera che qui di seguito riportiamo con la risposta di Giulio Andreotti

La lettera di Niki Berlinguer

La lettera di Niki Berlinguer

La risposta di Giulio Andreotti

La risposta di Giulio Andreotti

 

1 Comment on "Niki Berlinguer e Giulio Andreotti"

  1. Colgo l’occasione di questo Suo post, On. Pomicino, per esternare un’impressione che ho avuto fin subito dopo la scomparsa di Andreotti e che mi accompagna tutt’ora.
    In un Italia in cui post mortem tutti vengono stucchevolmente santificati, per Andreotti è stata fatta una macroscopica eccezione. Da una parte c’è stata in ogni giudizio una ingenerosa, rimarcata e costante riserva, e per un’altra (e questo aspetto mi ha colpito ancor più dell’altro) c’è stata come una frettolosa volontà di evitare qualsiasi riflessione, ricordo o sintesi dell’opera politica di uno statista che ha scritto pagine fondamentali di questa nostra gloriosa e defunta Repubblica. Mi è sembrato come se si fosse scelto di non fare i “conti” con la politica rappresentata da Andreotti.
    Mi sono sempre chiesto il perché.
    Un’operazione del genere è troppo macroscopica e concomitante in ogni ambito per ricondurla solo all’ignoranza dell’attuale classe dirigente che, tra l’altro, non ha studiato, quindi non può andare oltre la banale superficialità per esprimere giudizi su una figura che ha aperto e chiuso la nostra Repubblica.

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