Sbaglia l’Europa a bastonarci, ma anche l’Italia a governare solo a parole

Pubblicato su Il Foglio il 05-06-2014
Al direttore
Ancora una volta l’Europa sbaglia ma l’Italia non sembra esserle da meno. E ci spieghiamo. La commissione europea guidata da Barroso ha richiamato l’Italia con quel garbo che si deve all’unico governo che ha vinto le ultime elezioni europee, a fare “sforzi aggiuntivi”sul percorso del risanamento dei conti pubblici. Questo garbato richiamo avrebbe avuto senso se accompagnato ad un altro più forte e più determinato per una diversa e maggiore crescita economica che langue nel bel paese da quasi venti anni. Quest’ultimo richiamo non c’è stato mentre sono state ripetute antiche e ridicole ricette (privatizzazioni e spending review) che lasciano il tempo che trovano. Noi speriamo che il giudizio della commissione ormai alla fine del proprio mandato venga superato con forza dal consiglio dei capi di Stato e di governo che si terrà il 26 e 27 giugno e che dovrà dare una chiara indicazione per potenziare la crescita comunitaria e dell’euro-zona in particolare. Se l’Europa continua, dunque, a sbagliare dimenticando che il risanamento è legato ad una crescita del Pil superiore almeno al 2%, l’Italia continua anch’essa a non correggere la propria linea nonostante il lussureggiante eloquio del premier e la straordinaria empatia del suo elettorato. Nessuno immagina, e meno che meno noi, che in 3 mesi si potesse voltare pagina ma qui mancano anche gli annunci giusti. Davvero si pensa che se si riduce il Senato ad un umiliante dopolavoro di sindaci e consiglieri regionali la crescita riprende? Quale provvedimento legislativo fondamentale è stato fermato in questi ultimi 10 anni dal cosiddetto bicameralismo perfetto tanto da richiedere di fatto l’abolizione di una Camera? E ancora. La straordinaria vittoria del PD di Renzi non ha indicato la sera stessa il vincitore con tutto quel che segue con un sistema elettorale proporzionale con la soglia al 4%? E c’è bisogno allora di mandare avanti una legge elettorale di stampo fascista, perchè tale è l’Italicum, per dare stabilità al paese? Via, non scherziamo! Da che mondo è mondo la stabilità è figlia della politica non delle tecnicalità elettorali e lo stesso Renzi ne ha dato una straordinaria dimostrazione nelle ultime elezioni europee. Se diciamo queste cose con parole forti è perchè siamo convinti che le strade da battere prioritariamente sono altre, a cominciare dalla riforma fiscale la cui delega è in corso di preparazione e che va assolutamente accelerata. Aspetteremo con scetticismo la riforma della pubblica amministrazione non per sfiducia alla Madia ma perchè in questi venti anni destra e sinistra di riforme del settore ne hanno fatto tre peggiorando le cose. Ciò che di urgente c’è da fare, invece, è riprendere con assoluta determinazione gli investimenti pubblici senza i quali avremo sempre tassi di crescita risibili e totalmente inadeguati a ridurre un debito che in questi ultimi venti anni è aumentato del 150% rispetto a quello ereditato e continuerà ad aumentare. Per fare investimenti pubblici che trascinino con sè anche quelli privati servono, però, risorse ingenti che non potranno mai essere trovate se non si abbatte con manovre di finanza straordinaria lo stock del debito cumulato. Noi abbiamo indicato una strada, Nomisma un’altra e così altri centri studi ma il governo di tutto ciò non sembra se ne sia reso conto. L’autorevole ministro Padoan, così come tutti i suoi predecessori degli ultimi venti anni anche loro tecnici prestigiosi, pensa anche lui che tagliando un po’ di qua e un po’ di là, vendendo altra argenteria di famiglia e crescendo dello 0,8% quest’anno e dell’1,3% il prossimo (previsioni che saranno puntualmente smentite) si potrà avviare un circolo virtuoso di riduzione del debito e del deficit attivando così una crescita adeguata negli anni futuri. È l’esatto contrario. Solo se facciamo una crescita superiore al 2% deficit e debito potranno cominciare la propria discesa. Noi abbiamo un bacino di spesa da cui poter attingere ed è la spesa per interessi che diminuiranno solo con una manovra straordinaria sul debito che a nostro giudizio non può essere una patrimoniale perchè recessiva ma deve battere altri sentieri, alcuni dei quali sono stati indicati da noi e da altri. In politica in genere i consigli non sono graditi e spesso indispettiscono ma possiamo continuare a sentire da bocche autorevoli un effluvio di parole “passepartout” senza senso e senza costrutto? Riforme, cambiamento, forze conservatrici che resistono o che gufano, la musica è cambiata e sciocchezze di questo genere sono l’armamentario parolario dei venditori di fumo non di un presidente del consiglio di qualità come Renzi che ha dalla sua 11 milioni di italiani e una voglia matta di far bene. Quella voglia matta deve mettere radici, deve abbandonare la fretta strafalciona e trovare il coraggio di fare ciò che non produce facili applausi ma alimenta, nel concreto quella speranza che il paese ha messo sulle sue spalle. Dal momento che siamo tra quelli che “sperano” continueremo a dare consigli senza presunzione ed arroganza ma anche senza scivolare nel servo encomio che storicamente precede il codardo oltraggio.

1 Comment on "Sbaglia l’Europa a bastonarci, ma anche l’Italia a governare solo a parole"

  1. Gentile On. Pomicino,
    per la stima che ho per la Sua riflessione mi piacerebbe essere presente a qualche incontro pubblico cui Lei partecipasse; nell’eventualità, sarebbe così gentile di avvertire qui sul Suo sito?
    Molte grazie
    Ivan

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