Altro che art.18. Il vero scontro interno è su due modelli di Pd

articolo pubblicato il 26 settembre 2014 su Il Foglio Quotidiano

Lo scontro duro che avanza all’orizzonte sulla riforma del mercato del lavoro e in particolare sull’articolo 18 ricorda da vicino lo scontro che avvenne alla metà degli anni ottanta sulla riforma della scala mobile tra il governo di centro-sinistra guidato da Bettino Craxi e il PCI di Berlinguer. Ieri come oggi il merito della questione c’entrava si e no per il 10% mentre per il resto lo scontro era tutto politico ed alimentato da visioni strategiche diverse sul futuro della sinistra italiana tra Berlinguer e Craxi così come ora tra la minoranza del PD e Renzi sul futuro del partito democratico. Ieri avevano ragione i partiti del centro sinistra mentre sbagliava Berlinguer ancora troppo legato alla unione sovietica non vedendo in lontananza lo sgretolamento del comunismo internazionale che arrivò quattro anni dopo con la caduta del muro di Berlino. Oggi, in verità, ci sembra che le ragioni strategiche sul terreno politico (del mercato del lavoro ne parliamo tra breve) pendano dalla parte della minoranza del PD. Questo partito è nato in provetta e sin dall’inizio lo abbiamo etichettato come un organismo geneticamente mutato e figlio di un errore grave degli eredi del Pci che, continuando sotto traccia a coltivare le ragioni della scissione di Livorno del 1921, non hanno mai voluto chiamarsi in Italia socialisti pur aderendo in Europa al partito socialista europeo. Non cercando l’approdo naturale al socialismo italiano che fu di Craxi negli ultimi tempi ma anche di Nenni, di Lombardi e di Turati, hanno praticato artificiosamente una unione con la sinistra democristiana pensando che le culture politiche fossero diventate acqua fresca e che si era entrati in una stagione dove non solo le ideologie erano state spazzate via ma anche le culture di riferimento. Insomma, per dirla in breve, finito il comunismo erano finite anche tutte le altre culture, dal socialismo al liberalesimo dal cattolicesimo all’ambientalismo e un pezzetto di ciascuna di esse potevano diventare patrimonio comune di un generico partito progressista. Così non poteva essere e così non è stato. Su questo strano intreccio genetico nacque un partito che inevitabilmente sarebbe stato egemonizzato dai democristiani di ieri, di oggi e di domani (in periferia la presenza di democristiani militanti di ieri è davvero impressionante). Quel che, però, nessuno aveva messo nel conto era il fatto che dopo 20 anni di liderismi padronali prima o poi sarebbe arrivato anche nel PD qualche figlio del cattolicesimo politico che strada facendo avrebbero acquisito quel costume lideristico da tutti ritenuto un elemento di modernità e che per questi motivi avrebbe innescato nell’unico partito rimasto tale in Italia meccanismi implosivi. E così è puntualmente avvenuto. Oggi il PD è un partito personalissimo che tra le altre cose sta modificando istituzioni e meccanismi  elettorali tutte funzionali alla crescita e al consolidamento di un personalismo politico che resta una distorsione grave in un sistema democratico. Il personalismo berlusconiano era un po’ frou-frou e un po’ libertario rappresentando la natura del personaggio ed era circondato da altri partiti personali tutti, però, afflitti da un nanismo culturale e finanziario. Quello di Renzi, come è naturale in chi ha radici culturali e politiche ben definite, è più solido e più incidente nel disegno strategico  di modellare il sistema politico a propria immagine e somiglianza. Non a caso la sua sintonia vera sta con quel gruppetto nuovo di zecca (i suoi lupetti per dirla con un termine a lui caro) mentre con chi ha vissuto precedenti esperienze nella democrazia cristiana come Graziano Del Rio comincia ad avere iniziali fratture. Ecco il contesto politico in cui è caduta la grande questione della riforma del mercato dl lavoro con un testo legislativo che a leggerlo impressiona per la sua genericità e per un linguaggio talmente ermetico da capirci poco anche dopo averlo letto più volte. Sul punto, però, una intesa non dovrebbe essere difficile perché la gravissima situazione economica ed occupazionale impone scelte rapide e condivise (ma perché una delega? forse non si sa ancora come riformare il mercato del lavoro o perché si vuole avere poi carta bianca con una delega generica?). Inoltre tutti sanno che le migliori regole non produrranno di per sè posti di lavoro potendo solo favorire, e non è cosa di poco conto, l’espansione occupazionale in una fase di crescita legata strettamente agli investimenti pubblici e privati che a loro volta richiedono risorse importanti che governo e maggioranza non sanno trovare. Peraltro l’articolo 18 è stato già riformato dalla legge Fornero e la questione del reintegro si è ridotta ad una ipotesi sostanzialmente residuale. Ma la saggezza dantesca ci ricorda nel suo paradiso che “poca favilla gran fiamma seconda” e il simbolismo dell’articolo 18 e “poca favilla” ma casca su di un terreno infiammabile che attiene alle diverse concezioni di un grande partito di massa che coesistono oggi nel PD. Da un lato un grande partito personale  che declinerebbe un giorno con il suo leader come è sempre accaduto nella storia della umanità e dall’altra un partito saldamente ancorato ad una cultura di riferimento  e collegialmente organizzato nei suoi processi decisionali. La partita è solo all’inizio e purtroppo ad entrambi i contendenti, così come al sindacato, sfugge la vera sfida che l’Europa ed il mondo hanno davanti, la crescente egemonia di un capitalismo finanziario selvaggio che per alimentarsi in ricchezza e potere deve desertificare larga parte della economia reale e coltivare disuguaglianze intollerabili. Una sfida che dovrebbe imporre una comune strategia tra imprenditori e lavoratori e una politica alta e forte e degna di questo nome.

2 Comments on "Altro che art.18. Il vero scontro interno è su due modelli di Pd"

  1. E’ esatto quanto scrive : art 18 un feticcio …la questione vera è che tipo di societa’ vogliamo in italia (e nell’europa ex occidentale , che en passant a mio avviso ha subito il crollo del muro di berlino per motivi non cosi’ ovvi e scontati ) un modello dove la ricchezza è prodotta solo con l’export e la finanza , un tipo di societa’ che sudamericanizzata(o messicanizzata) dove esisto solo due classi : i ricchi (che tutto possono)e una vasta base sociale sottoproletarizzata (quello che vuole larga parte del pd e implicitamente i sindacati di sinistra) Oppure una societa’ articolata con un economia vitale che permetta la crescita
    anche con il mercato interno …dove la ricchezza rimanga un poco di piu’ sul ‘territorio’
    e non sia solo incalanata all’estero da grande imprese finanziarizzate (anche legalmente grazie agli arbitraggi fiscali all’assoluta liberta’ dei capitali e delle aziende di
    pagare le tasse e muoversi dove piu’ conviene )
    E’ una descrizione schematica e sintetica su un punto fondamentale su cui la politica
    dovrebbe interrogarsi (se ci fosse un dibattito politico in italia)

    ps:berliguer sara’ stata magari una persona affasciante e carismatica ma quanto
    a visione politica era assai carente (si potrebbe riempire un libro sulle inesattezze e stupidaggini che ha detto , basta andare a ripescare le sue dichiarazioni :sbagliate a quel tempo come oggi…) che sia stato santificato ex-post lo trovo uno di quei ‘trucchetti'(in cui sono specializzati al gruppo espresso/repubblica ma anche al corriere..) attuati per screditare i politici del pentapartito ex prima repubblica e riabilitare gli ex-comunisti che nei primi anni ’90 furono cosi’ utili agli interessi particolari di ‘qualcuno’…

  2. Buonasera Onorevole,
    Come al solito i Suoi articoli compiono un analisi accurata e precisa dello scenario politico italiano, sottolineando e specificando questioni che spesso passano inosservate agli occhi del cittadino.
    Purtroppo sopratutto nell’ultimo decennio la “Mala Politica” è un fenomeno in continuo aumento.
    Tanti politici, anche di notevole importanza, non fanno altro che sventolare slogan contro il sistema politico italiano, attribuendo le colpe della difficile situazione economico-finanziaria attuale a partiti e uomini del passato (come il PSI di Craxi o la DC Andreottiana)
    Tutto ciò, a mio avviso, non fa altro che allontanare le nuove generazioni da una passione Nobile, che se coltivata con i giusti insegnamenti non può far nient’altro che aiutare i giovani a dare una scossa e un forte segnale di cambiamento a un quadro politico che va via via degenerando.
    In questo scenario confuso e poco unitario spesso la magistratura ci mette lo zampino, con qualche sentenzuccia sia a destra che a sinistra fa in modo che i politici stiano a bada, lasciandoli liberi di operare quando conviene e giustiziandoli quando i loro interessi possono essere intralciati.
    L’aria che si respira è molto difficile, i partiti diventano sempre più di stampo “privato” e i loro leader non sono altro che portavoce dei salotti buoni da cui sono tanto affascinati.
    Caro Paolo che tanto ti stimo, dona la tua esperienza a noi giovani e lotta al nostro fianco per di riportare la politica al suo più alto valore.
    Temi come l’art 18 mi hanno stancato.È mai possibile che in una società evoluta dove siamo quasi tutti istruiti si facciano sempre le stesse polemiche. Da quando m’interesso di politica l’art 18 è stato più volte tirato in ballo come causa del disastro economico. A parer mio è solo un capo espiatorio per perder tempo su un tema che cattura facilmente l’attenzione di molti.
    In Italia servono investimenti nell’economia reale, nello sviluppo, nelle infrastrutture. Il Governo dovrebbe mettere un bel pò di soldini in giro anzichè mettere toppe per far quadrare i conti.
    Buon Paolo tanta gente nn sa quanti soldi Sei riuscito a far arrivare in Campania durante i tuoi anni migliori…
    Gentilissimo Onorevole prima di chiudere il mio commento, vorrei farLe una domanda se me lo concede.
    Nel Suo ultimo libro “La Politica nel Cuore” fa riferimento ad alcuni grillini presenti alle elezioni del presidente della repubblica dell’anno 2007, potrebbe cortesemente chiarire meglio questo passaggio e indicarmi chi erano questi uomini di Grillo?
    Confido in una Sua risposta augurandoLe una magnifica serata.
    Un Sorriso Carmine ( un ventisettenne qualunque ).

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