Perchè sbaglia chi sottovaluta l’egemonia francese in Italia

articolo pubblicato su Il Foglio Quotidiano il 1 agosto 2017

Piangere sul latte versato è da sciocchi o, peggio ancora, da ipocriti. Oggi tutti scoprono inorriditi l’arroganza della “grandeur” francese per aver nazionalizzato i cantieri di Saint Nazaire stracciando i precedenti accordi che vedevano l’acquisto degli stessi da parte della nostra Fincantieri con una quota di maggioranza. Gli scopritori dell’ultima ora (governi, parlamenti, opinionisti e chi più ne ha più ne metta) dimenticano che l’invasione francese è cominciata agli albori della seconda repubblica prima con un passo felpato e poi con una cavalcata impetuosa. Cominciò infatti quando il pensiero unico spinse il paese a privatizzare di tutto e di più senza un minimo di strategia che avesse messo al centro la reciprocità tanto da inserire il nostro capitalismo nel più generale riassetto del capitalismo europeo. Per ignoranza o per complicità cominciammo a vendere tutto ed i primi che si affacciarono pian pianino furono proprio i francesi entrando nel nostro settore del credito all’epoca quasi tutto pubblico. E lo fece inizialmente con Credit agricole che divenne uno degli azionisti di peso di San Paolo Imi e poi di Banca intesa San Paolo dalla quale uscì con il premio dell’intera Cariparma, Friuladria e Carispezia mentre i cugini di Bnp Paribas nel 2006 acquistarono nientepopodimeno la BNL, la banca dello Stato per antonomasia. Chi e perché decise di vendere ai francesi ostacolando la legittima scalata di Unipol e di alcuni privati italiani è ancora da scoprire e forse qualche indizio lo potremmo trovare spulciando i nomi di chi in questi ultimi dieci anni ha avuto la legion d’onore dai presidenti francesi che si sono succeduti. Sconcerta davvero come gran parte dell’Italia tifava perché la nostra Unipol non portasse a termine la propria iniziativa crocifiggendo quel governatore della banca d’Italia, Antonio Fazio, che più di ogni altro tentava di difendere l’italianità della banca e la reciprocità tra gli Stati europei opponendosi a fare dell’Italia una terra di conquista. E fu, naturalmente subito tolto di mezzo. Ma il credito fu solo l’inizio di una calata più generale sull’Italia del capitalismo francese. Sul terreno energetico la liberalizzazione del settore fece si che la francese EDF diventasse rapidamente la proprietaria di Edison diventando così il secondo produttore italiano di energia elettrica nel nostro paese mentre diversi anni prima Versailles si oppose alla vendita alla famiglia Agnelli dell’acqua minerale Perrier. Non sappiamo se c’è da ridere o da piangere considerando che anni dopo fu proprio la Fiat a fare da mosca cocchiera alla Edf per l’acquisto della Edison. Non parliamo poi del lusso, settore nel quale quasi tutti i maggiori marchi sono passati nelle mani dei francesi Bernard Arnault o Francois Pinault vendendo di fatto una parte importante del Made in Italy conosciuto ed apprezzato in tutto il mondo. Nel 1997 con grandi applausi generali (noi al contrario fischiammo sonoramente) fu messa in vendita la nostra Telecom-TIM in una stagione peraltro in cui la telefonia mobile italiana era la seconda nel mondo per qualità e fatturato. Attraverso risibili peripezie, dal nucleo duro ai capitani coraggiosi, da Colaninno a Tronchetti Provera, la Telecom di oggi si chiama Italia ma è tutta francese. Questa vicenda la dice lunga non solo sulla classe politica degli ultimi decenni ma anche sui nostri grandi capitalisti che di guasti e di omissioni ne hanno fatto in quantità inverosimili facendoci avere una nostalgia struggente del vecchio Enrico Cuccia che sapeva mantenere a bada i francesi con una sola smorfia del viso. Parmalat, Auchan, Carrefour sono altre scorribande nella prateria italiana senza che ci fosse uno sceriffo a fermarli mentre la nostra cooperazione faceva una guerra spietata alla italianissima Esselunga del compianto Capriotti. Ma mica finisce qui la invasione degli amici (?!?) francesi. Da queste colonne abbiamo fatto una battaglia argomentata contro il francese Jeanpierre Mustier, amministratore delegato della più grande banca italiana è pieno di conflitti di interessi che in poco più di un anno ha sottratto il controllo di Unicredit alle fondazioni italiane attraverso l’aumento di capitale monstre di 13 miliardi facendo diventare l’Unicredit una pubblic company dove i managers sono padroni e dismettendo contestualmente la Uccmb, piattaforma moderna per la gestione dei crediti non performanti (NPL) agli americani di Fortress  e vendendo ai francesi di Amundi il colosso del risparmio gestito Pioneer. Che altro dovrebbe accadere per una inchiesta da parte del parlamento o di qualunque altra autorità? Per capirlo forse dovremo attendere le prossime legion d’onore!! Oggi l’Italia si sveglia, attonita, sotto due schiaffoni del giovane presidente francese, a cominciare dalla convocazione all’Eliseo dei due leader libici per firmare una pace dopo aver bombardato Gheddafi con l’aiuto di Blair e di Obama non curandosi poi dei successivi flussi migratori che hanno invaso le nostre coste mentre la sua gendarmerie li respingeva a Ventimiglia. L’altro schiaffone è la nazionalizzazione dei cantieri di Saint Nazaire quasi per dire io posso comprare tutto ciò che voglio in Italia mentre l’Italia si deve fermare come i migranti a Ventimiglia. Per finire la bomba più grossa! Mentre in questi anni la politica italiana parlava e litigava sul nulla il francese Bollore si impadroniva della Telecom e contemporaneamente diventava il secondo azionista di Mediobanca mentre il primo restava quell’Unicredit ormai francesizzato da Mustier e così, insieme, sempre attraverso Mediobanca che è il primo azionista, sono diventati i padroni delle Generali dalle quali è stato mandato via l’autorevole Mario Greco oggi alla guida del gruppo assicurativo Zurich per mettere, guarda caso, il francese Philippe Donnet. Mediobanca-Unicredit-Generali, il vecchio sogno dei francesi bloccato da sempre dalla politica e da Cuccia si è realizzato senza spendere un euro. Spiace dirlo ma governi, parlamenti, opinionisti e finanche procure sono oggi tutti sul banco degli imputati per non aver voluto o saputo salvaguardare il ruolo e la ricchezza dell’Italia mentre ancora oggi si continua a vedere con grande malinconia forze politiche che si agitano su falsi problemi non ultimi gli amici che si dichiarano “sovranisti”. Ma a questo punto sovrani di chi e di che cosa?!? 

paolocirinopomicino@gmail.com

2 Comments on "Perchè sbaglia chi sottovaluta l’egemonia francese in Italia"

  1. Buonasera Onorevole,
    Come al solito i Vostri articoli sono un’ottima fonte di apprendimento.
    Mi verrebbe quasi dire che ben venga l’egemonia francese almeno “gli spicci” restano in Europa!!!
    Peccato che anche agli “spicci” piace stare nei paradisi fiscali.
    Un Sorriso Carmine ( un trentenne qualunque).

  2. articolo di lucidità impressionante….w la prima repubblica..se la seconda doveva esser così com’è stata…si poteva e si doveva far meglio

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