NON PARLATEMI DI SOCIETA’ CIVILE

NON PARLATEMI DI SOCIETA’  CIVILE (o di tecnici o di primarie)

In questi lunghi e difficili anni accanto alla grande bugia di un bipolarismo salvifico è cresciuta come un’onda anomala anche la grande truffa. Anzi, a dire il vero, simul stabunt simul cadent.  La grande truffa è quella della società civile descritta come una entità virtuosa, calpestata e vilipesa da quei mascalzoni della società politica e che, disperata, preme alle porte della cittadella del potere per portare aria fresca, ricambio generazionale e virtù francescana. Una truffa bella e buona cresciuta sull’onda di alcune campagne stampa fatte proprio dall’establishment della grande finanza e dell’informazione. Insomma il vecchio tentativo di “levati tu che mi ci metto io”. Ma chi elegge i leader degli altri paesi europei? Intendo dire: da chi vengono scelti Tony Blair, David Cameron, Angela Merkel, Jean-Claude Juncker, Josè Maria Aznar e Josè Luis Rodriguez Zapatero? Dalla società civile? Macché. Innanzitutto i segretari politici sono eletti dagli iscritti ai loro partiti e diventano primi ministri se vincono le elezioni, proprio in quanto segretari del partito di maggioranza relativa. Chiunque può, naturalmente, iscriversi e concorrere così alla battaglia democratica che si svolge innanzitutto all’interno del partito. Questo schema, in verità, in Italia non è più di moda. Da un lato i partiti sono organizzazioni personali senza alcuna vita democratica e dall’altro chi è fuori dal partito vuole entrare dal portone principale cioè senza iscriversi ma diventando subito dirigente in quanto rappresentante della società civile. E per dare un pizzico di democraticità si organizzano le primarie secondo lo slogan “una testa un voto” (anche se non si capisce perché la stessa persona che alle primarie può dare un voto di preferenza ai dirigenti di partito non può poi dare un voto di preferenza alle politiche per scegliere il deputato o il senatore che lo deve rappresentare). È questo lo schema, per esempio, del Partito Democratico, quello che più si divincola tra un’attrazione proprietaria e un vecchio istinto popolare. Non c’è nessuno che ricordi che la società civile, grazie a Dio, ha una sua autonoma capacità di organizzazione. I sindacati, le associazioni dei produttori e dei consumatori, le categorie, la conferenza dei rettori, gli ordini professionali, circoli culturali autorevoli, sono le mille forme con le quali la vera società civile si organizza. E tramite loro la società si confronta con le istituzioni e con i partiti politici, dando così al Paese un profilo democratico. Nel nostro caso, invece, un gruppetto di professori, in prevalenza economisti e consulenti di banche d’affari quali la Goldman Sachs tenta con l’aiuto di alcuni grandi giornali di occupare posizioni di potere a livello nazionale e locale sull’onda dello slogan “arriva la società civile”. E così dopo aver avuto Carlo Azelio Ciampi (il vero responsabile della svalutazione del ’92 e che nel ’93 fece la peggiore finanziaria del nostro Paese), Lamberto Dini e Romano Prodi, avremo forse Mario Monti e Francesco Giavazzi, due economisti autorevoli il cui contributo è alto, ma solo se si limitano a digerire università, a scrivere libri e articoli e ad insegnare. Già Monti è andato oltre con la presenza decennale nella commissione europea anche se quella esperienza lo ha fatto maturare politicamente. Riprendere un nuovo ciclo di tecnici sarebbe per il Paese riprendere un ciclo di letale chemioterapia.

dalla pagina n°88 del libro ” La politica nel cuore”