Idee per Renzi per costruire una pace fiscale e trovare 100 mld in due anni

articolo pubblicato su Il Foglio Quotidiano il 26 ottobre 2016

Per antica vocazione noi siamo governativi e pertanto le previsioni di crescita avanzate dal consiglio dei ministri nella manovra finanziaria le prendiamo per buone anche per evitare di cadere nel ridicolo litigando per una differenza di 0,1-0,2 (l’Europa ci sta cadendo in pieno purtroppo). Detto questo però una considerazione critica non possiamo non farla. Se alla fine del 2017, cioè dopo quattro anni pieni di governo, gli obiettivi programmatici che il governo si pone sono quelli di essere ancora la cenerentola di Europa per tasso di crescita, di rimanere inalterato il tasso di disoccupazione all’11,4%,di aumentare in valore assoluto lo stock del debito pubblico e di ridurre di qualche decimale il rapporto debito/pil, è inevitabile un giudizio di grande insufficienza. L’Italia da tempo non cresce più mentre aumentano disuguaglianze sociali e povertà. E da tempo siamo i primi ad entrare in recessione quando c’è un ciclo economico negativo e quando cambia il vento restiamo sempre tra gli ultimi. E purtroppo vedendo gli obiettivi poco ambiziosi che il governo si è dato questo trend che dura da diversi lustri non viene per nulla modificato. Dire che nel 2014 c’era il segno meno ed ora c’è il segno più non si rispetta l’intelligenza degli italiani perché ieri eravamo quasi tutti in recessione mentre oggi, grazie ad un lieve venticello di ripresa, tutti crescono ma noi cresciamo molto meno della media dei paesi dell’eurozona. E qui si pone un’altra questione. Noi non siamo tra quelli che inorridiscono dinanzi a manovre o provvedimenti straordinari perché alcune volte chi governa è costretto a scegliere il male minore. Il riferimento è al giudizio sprezzante che si dà su qualunque ipotesi di condono senza, peraltro, offrire alternative praticabili. Quel che però non funziona in questo caso è il fatto che si fanno provvedimenti che turbano gran parte degli italiani, ed in particolare le aree sociali più deboli, senza risolvere i problemi di fondo invertendo la direzione di marcia. Insomma se si deve fare uno strappo alla regola lo si faccia pure spiegandone però le ragioni ed illustrando i grandi risultati ottenibili. Se invece facciamo condoni per avere due miliardi dal rientro dei capitali dall’estero e forse, ma molto forse, qualche altro dalla cosiddetta rottamazione delle cartelle esattoriali, spariamo con il cannone su di una mosca. Noi possiamo immaginare la grande crisi di coscienza ed il tormento del presidente americano Truman quando dovette decidere di gettare la bomba atomica su Hiroshima e Nagasaki e se lo fece fu perché vedeva che in tal modo la guerra sarebbe subito finita evitando altri lunghissimi mesi di guerra, di sofferenze e di morte. La solitudine del comando molto spesso è atroce e molti che la perseguono non riescono ad avvertirla. Grazie a Dio non stiamo parlando di bombe atomiche ma diventa veramente difficile approvare provvedimenti di questo genere per ottenere risultati così modesti e per giunta incerti. Se a tutto questo si aggiunge poi che si cifra la lotta all’evasione ponendo quelle stesse cifre come norme di copertura e si dimentica una regola fondamentale per le misure fiscali che prima si fanno e poi si spiegano e non si annunciano senza averle ancora decise il giudizio rischia di essere veramente pesante ed è segno, nel migliore dei casi, di inesperienza politica ed amministrativa. Per non cadere però anche noi in quell’area di critica facile senza proposte alternative ricordiamo che  da anni stiamo illustrando una iniziativa verso la grande ricchezza nazionale per chiedere ad essa un contributo volontario a fondo perduto tra 30 mila euro e 5 milioni di euro a secondo del fatturato e del reddito per ridurre il debito di 8/10 punti di pil liberando così risorse per la crescita ed in cambio dando ai contribuenti che danno fiducia allo Stato versando somme non dovute una pace fiscale per quattro anni a condizione che il loro reddito ed il loro fatturato cresca ogni anno almeno di 1,5 punti. Una manovra di questo genere si chiama concordato preventivo e se può in alcuni casi rappresentare uno strappo alla regola dall’altra parte darebbe un gettito in due tranche di oltre cento miliardi di euro. Allora si comprende perché parliamo di Hiroshima e Nagasaki. L’alternativa è uno stillicidio che va avanti da oltre 15 anni mettendo sempre pezze a colori sui conti pubblici che degradano ogni anno di più mente il capitalismo finanziario devasta la coesione sociale alimentando disuguaglianza intollerabili impoverendo anche larga parte del ceto medio.

paolocirinopomicino@gmail.com

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