Debito pubblico: non siamo i colpevoli

articolo pubblicato su Corriere della Sera Economia il 17 luglio 2017

Egregio direttore, leggo sul Corriere economia del 10/07 un apprezzabile articolo sul debito pubblico nel quale si dice che nel periodo di solidarietà nazionale (governo Andreotti 76-79) il debito crebbe del 26%. Ho anche apprezzato la vostra tabella anche se i non addetti ai lavori possono confondersi perchè si parla una lotta del rapporto debito/pil ed una volta del pil in valore assoluto. Detto questo, ricordo innanzitutto che il rapporto debito/pil passò dal 1971 al 1979 dal 42% al 58% e quindi aumentò del 16% e in quegli anni Andreotti governò solo dal 1976 al 1979. Andreotti tornò al governo nel 1989 con Carli al Tesoro ed il sottoscritto al Bilancio e Formica alle Finanze. In quei tre anni la spesa corrente primaria aumentò solo dello 0,5% mentre quella degli interessi di ben 2,1 punti per tassi di interesse del 12-13%. In meno di tre anni nel ’91 fu azzerato il disavanzo primario, tanto da far dire alla società italiana degli economisti che il primo governo che aveva cominciato a risanare i conti pubblici era stato il governo Andreotti-Carli-Pomicino-Formica. Questa notizia mi fu comunicata da due autorevoli personalità, Ferruccio De Bortoli e Mario Draghi. Una piccola nota su tutti gli anni ‘80. Il debito pubblico italiano non esplose per la spesa primaria quanto per la spesa per interessi e per la bassa pressione fiscale che per 5 anni dopo il divorzio Bankitalia-Tesoro rimase tra il 32% e il 36% mentre in Francia e Germania era già del 40%. Se i governi dell’epoca non aumentarono la pressione fiscale fu perché una politica fiscale restrittiva avrebbe innescato una miscela esplosiva tra terrorismo, alta inflazione, forte prelievo fiscale. I due maggiori pericoli furono battuti (BR e inflazione) le famiglie si arricchirono perché avevano il 95% dei titoli del debito pubblico e l’Italia crebbe in dieci anni del 27% reale. Parlare di economia senza tener conto della storia politica dello stesso periodo spesso fa cadere nell’accademismo. Gli anni ’80 consegnarono alla seconda repubblica un paese di nuovo coeso, divenuto la quinta potenza industriale del mondo, ricco anche se con un debito di 839 mld di euro a moneta corrente. Venticinque anni dopo siamo dove siamo e cioè un debito a 2250 miliardi, crescita bloccata o misera, povertà raddoppiata, disuguaglianze sempre più grandi, difficile ruolo internazionale. 

paolocirinopomicino@gmail.com

2 Comments on "Debito pubblico: non siamo i colpevoli"

  1. Ezia Niceforo | 18 Luglio 2017 at 07:33 | Rispondi

    È una storia tristissima!!!E a mio modestissimo parere a poco serve “difendersi”se non a salvaguardare la propria immagine.L’Italia è in ginocchio!E a mettercela non sono stati i cittadini,ma le varie classi politiche che hanno mirato agli interessi personali più che collettivi.Una buona giornata!Ezia Niceforo.

  2. Egregio Cirino Pomicino, a quei tempi io la consideravo una macchietta politica, poi nel tempo, occupandomi della storia de La moneta immaginaria di Einaudi, ho rivalutato la sua competenza.
    Almeno dal punto di vista intellettuale.
    Bisogna avere testa, capacità di analisi e capacità deduttiva, cose assenti oggi.
    L’ho vista su La7 stamane, parlare di avanzo in conto capitale davanti a una platea di ignominosi intellettivi. A distanza di anni posso dirle una cosa: se non la stima, almeno il rispetto intellettuale l’ha ottenuto.
    E, il rispetto intellettuale è di gran lunga meglio della stima.
    Può pensarla diversamente da come la penso io, ma ciononostante, io so che quel che dice è sorretto da una analisi intelligente, per questo, se voglio contraddire la sua analisi devo proporne una, a me stesso, che sia essa pure intelligente, ma migliore.
    L’abisso intellettivo tra la cosidetta prima repubblica e la seconda è incommensuranile.
    Negli anni ho capito quel che ancora oggi non si capisce:la moneta, ma sopratutto la contabilità truffaldina delle banche, i meccanismi di “necessità” dell’emissione dei titoli di stato…
    Insomma ho capito…
    Una cosa le chiedo: era d’accordo sul “divorzio” da BankItalia?
    E se la risposta è si, non trova che l’ECB stia facendo la stessa cosa col debito europeo?
    In tal caso, dopo 36 anni bisogna dire che i veri economisti erano quelli della prima repubblica, quelli di adesso sono, se va bene degli incapaci, ma più verosimilmente dei farabutti.
    franco remo

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