Sono settimane che andiamo dicendo…

Sono settimane che andiamo dicendo, in verità, senza fortuna, che la manovra economica varata dal Governo peggiorerà la situazione economica italiana già di per sé grave per il rallentamento dell’economia mondiale conseguente alla crisi dei mercati finanziari. Purtroppo la linea di politica economica del ministro Tremonti sembra saldamente ancorata a due convinzioni entrambe, a nostro giudizio, sbagliate. La prima è che la crescita sarebbe di esclusiva competenza del ciclo economico internazionale e la seconda che solo tagli selvaggi alla spesa pubblica ( corrente e di conto capitale) possono favorire automaticamente la ripresa dello sviluppo. Due errori che ci costeranno caro come per altro vediamo ogni giorno con il calo dei consumi, della produzione industriale e conseguentemente delle entrate tributarie (-7% a giugno). La prima delle idee è anche un po’ bislacca sol che si consideri che l’Italia è dentro un unico contesto monetario, finanziario ed economico, quello della zona euro, e che cresce da moltissimi anni di oltre un punto in meno della media europea. Questo differenziale tra noi e gli altri testimonia che a parità di ciclo internazionale, quasi tutti crescono più di noi: grandi paesi come la Germania e piccoli paesi anni fa indebitati, come l’Irlanda e il Belgio, che proprio grazie a una crescita sostenuta hanno pesantemente ridotto il loro debito.

Questi dati testimoniano anche l’altro errore. Ogni taglio di spesa pubblica in assenza di politiche per la crescita si trasformano in un input recessivo. Questo non significa che non bisogna tagliare la spesa corrente primaria ( e non quella in conto capitale come pure si sta facendo). Tutt’altro. Se l’Italia crescesse di un punto in più e cioè in linea con la media europea, a parità di spesa pubblica il rapporto deficit/ pil si ridurrebbe dello 0, 4 per cento.

Con la linea messa in pista da Tremonti, e cioè tagli di spesa aspettando dall’estero il Godot dello sviluppo, quest’anno il disavanzo pubblico aumenterà mentre la nostra crescita si avvicina sempre di più allo zero. E preoccupa la trasmissione di queste idee al Presidente del Consiglio che dinanzi al crollo delle entrate tributarie si è limitato a dire che bisogna tagliare ancora di più se non si vogliono aumentare le tasse ( in tre anni peraltro secondo le indicazioni di Tremonti non ci sarà un solo euro di riduzione della pressione fiscale). La necessità di intervenire con politiche anticicliche, dunque, non sfiora neanche per un momento la pure fertile mente del nostro Primo Ministro e la parola crescita sembra scomparsa dal suo vocabolario. Eppure, il ricordo della crescita zero nel 2005 mentre l’Europa cresceva dell’ 1-1,2 % dovrebbe ancora bruciare nel cuore di Berlusconi e di Tremonti. Una crescita zero che si accompagnò ad un aumento della spesa primaria di oltre due punti come purtroppo accadrà anche questa volta se non si cambia subito direzione di marcia.

Secondo la  manovra economica varata dal Governo, poi, nel prossimo triennio solo i ministeri dovrebbero risparmiare ben 15 miliardi di euro. Una norma che ha suscitato applausi, ma se non si spiega quali saranno le funzioni ministeriali da ridurre o da abolire si creerà solo debito sommerso come peraltro sta già accadendo. Debito che scoppierà tra 12-18 mesi. Noi non abbiamo dimenticato, infatti, il tragico destino del decreto taglia-spese del 2002 che appena 12 mesi dopo fece rimbalzare la spesa per la Pubblica amministrazione dell’8%.

Crescere è dunque essenziale e possibile. Agevolazioni fiscali a termine per investimenti privati, accelerazioni degli investimenti infrastrutturali anche con un ruolo originale della Cassa Depositi e Prestiti, detrazioni fiscali dei redditi più bassi, risorse e poteri speciali per il risanamento urbano delle grandi aree metropolitane sono solo alcuni esempi per dare il famoso e ormai dimenticato shock alla nostra economia, in attesa che l’annunciata riforma della Pubblica amministrazione e gli investimenti in ricerca e innovazione, oltre che un nuovo modello contrattuale possano ridare all’Italia una nuova politica dell’ offerta. La politica dei tagli, e nient’altro che tagli, sarà, invece, rovinosa per le famiglie e per le imprese come purtroppo dimostreranno i prossimi mesi

Pubblicato il 28 agosto 2008 su ” Il sole 24 ore”

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