Quando il Parlamento evapora in una nuvola di inconsistenza politica è inevitabile che la piazza prenda il suo posto. Ma quando a governare sono le piazze «mala tempora currunt». Per la politica e per il Paese. L’annunciata manifestazione del prossimo 5 dicembre contro Berlusconi organizzata da varie sigle e siglette ma anche dal partito dell’Italia dei valori di Antonio di Pietro è la più forte testimonianza di antiparlamentarismo sciocco e trinariciuto. E chi nel PdL pensa di organizzare una contromanifestazione di piazza a sostegno del governo non fa altro che fare il controcanto a di Pietro e compagni nell’opera di delegittimazione del Parlamento. Nell’Iran di Ahmadinejad il popolo scende in piazza per sostenere il capo del governo e si scontra puntualmente con una piazza uguale e contraria. Ma in quel paese la democrazia è ancora un bene di là da venire. Ecco perché diciamo alla maggioranza che non può né deve cadere nella provocazione. Un paese moderno deve essere governato da una forza tranquilla guidata dalla ragione e dal buon senso e non dagli umori della pancia o della piazza. E bene farebbe anche il Partito democratico di Bersani a prendere le distanze da chi persegue il modello piazzaiolo piuttosto che lo scontro duro nelle aule del Parlamento, le urla e gli slogan di un corteo piuttosto che l’offensiva della ragione. Capiamo benissimo il disagio di chi, come gli eredi del Pci, ha vissuto la cultura del partito di lotta e di governo, e sappiamo altrettanto bene che voltare pagina è sempre difficile ma il futuro di un’alternativa non si crea con la piazza. Grazie a Dio il governo Berlusconi non cadrà mai per una manifestazione di piazza ma solo per un voto del Parlamento successivo alla disgregazione della maggioranza e niente è più risibile in politica di quelle azioni che non producono nulla. Anche alla maggioranza spetta, però, di non aggiungere benzina sul fuoco. Noi veniamo, come si suol dire, dalla casa del morto, avendo vissuto sulla nostra pelle l’ingiustizia della giustizia, la politicizzazione di diversi pubblici ministeri che hanno rovinato la nostra vita e la nostra salute e quindi non siamo tra quelli che fanno il predicozzo. Continuiamo però ad essere convinti che un deputato della Repubblica, anche se ingiustamente accusato, non può che fare un passo indietro. Dal governo, dalla guida del partito e da una candidatura lasciando al Parlamento tutto, e in particolare alla sua maggioranza, la difesa dei cittadini e di se stesso dai processi ingiusti attraverso le riforme. Rispondere, come sembra voglia fare l’amico On. Cosentino, ad un’accusa che ritiene ingiusta mettendo sotto i piedi il senso dello Stato e l’amore per il partito è la risposta peggiore all’ingiustizia che sta subendo. Se non corressimo il rischio di essere fraintesi, diremmo che la risposta annunciata da Cosentino è solo una spavalderia truculenta e per certi aspetti guappesca violando per la prima volta le regole non scritte di una Repubblica che è patrimonio di tutti. Sappiamo altresì che è difficile contenere l’ira e l’indignazione ma questo è un dovere elementare di un politico che deve difendere le istituzioni anche quando esse si rivoltano contro. La politica è passione e dedizione e, come tutti sanno, passione e dedizione spesso richiedono rinunce e sacrifici per testimoniare un’idea e un valore. Respinga il Parlamento la richiesta di arresto e avvii subito la riforma della giustizia e Cosentino solleciti la chiusura rapida delle indagini per andare subito davanti ad un giudice terzo. Dopo anni di indagini gli inquirenti hanno il dovere di far presto perchè se alla politica si chiede coerenza e trasparenza essa ha nel contempo il diritto di pretendere rapidità e terzietà. La forza politica vera, dunque, è quella di fare un passo indietro e non quella di resistere nel mantenere funzioni di cui il partito, il governo e lo stesso Cosentino possono tranquillamente fare a meno per evitare l’accelerazione di un ” cupio dissolvi” della Repubblica sulla cui strada marciamo goliardicamente già da molto tempo.
Pubblicato su ” Libero” il 20 novembre 2009
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