Libor mortis

Pubblicato su ” Il Foglio” il 20 luglio 2012

Se mai avessimo avuto bisogno di un’altra prova per avviare, come diciamo inascoltati da tempo, un’opera di bonifica dei mercati finanziari, “ lo scandalo libor” ce la offre su di un piatto d’argento bagnato di lacrime. Il libor ( London Interbank Offered Rate) è il tasso di riferimento per i mercati interbancari. E’ un indice del costo del denaro a breve termine usato per calcolare i tassi di interesse per quasi tutte le operazioni finanziarie ( mutui, futures, derivati etc.) in valute diverse dall’euro che, invece, è legato all’indice euribor che ha le stesse funzioni. La variazione del libor muta il calcolo degli interessi su ogni operazione finanziaria il cui valore complessivo ammonta a centinaia di migliaia di miliardi di dollari al giorno con profitti giganteschi in un senso o nell’altro ( un libor basso, ad esempio, è per una banca la dimostrazione di essere in buona salute pagando così meno la provvista di danaro sul mercato interbancario). Questo indice, diventato ancora più importante da quando è esplosa in  maniera esponenziale la quantità sui mercati dei cosiddetti derivati ( ad oggi oltre 9 volte il Pil mondiale) è stato da almeno otto anni manipolato con profitti e danni incalcolabili. Si pensava che questa manipolazione truffaldina interessasse la sola Barclays ma subito si è visto che la piaga era molto più estesa. E mentre i due dirigenti più alti in grado della Barclays ( Diamond e del Missier) si dimettevano, è iniziato il balletto delle responsabilità tra le moltissime autorità regolatrici, dalla Banca d’Inghilterra all’americana Fed, dall’associazione bancaria britannica alla FSA ( Financial Services Authority). Questo scandalo è di gran lunga più grave di quelli della Enron, della World-com, delle agenzie di rating con la manipolazione dei relativi indici di affidabilità e di tanti altri come il fallimento della Lehman Brothers e le decine di banche i cui governi sono stati costretti a nazionalizzarli per difendere i depositanti e i piccoli risparmiatori. Che altro bisogna attendere per mettere mano ad una diversa disciplina dei mercati finanziari con tanto di divieti, a cominciare dai derivati diventati la peste nera dell’economia di mercato mondiale? E’ inimmaginabile la quantità di  meccanismi truffaldini che esistono nella borse di tutto il mondo diventate qualcosa di più delle più agguerrite sale-corse dove si scommette su tutto, a cominciare da quelle commodities ( grano, petrolio, zucchero e così via) che sono gli elementi fondamentali della vita e del benessere del mondo. Davvero il  mondo non può vivere senza questi prodotti finanziari tossici che affamano le popolazioni, portano alla miseria e alla disperazione fasce crescenti di ceto medio, costruiscono imperi finanziari per poche elites e attivano una forza corruttrice che travolge politica, istituzioni  e informazione? Questo capitalismo finanziario selvaggio e corrotto sta portando molti paesi alla disperazione e sta mettendo in ginocchio l’economia di mercato europea e mondiale.  Restiamo sconcertati dal silenzio dei governi e dei suoi leader, a cominciare da quelli europei che da qualche tempo hanno preso, nei frequenti  incontri, a baciarsi in continuazione  e più si baciano e meno prendono decisioni. Più volte abbiamo paragonato i guasti di questo capitalismo finanziario a quelli prodotti dalle prime fasi dell’industrializzazione nel XVII e XVIII secolo cui seguirono la nascita di movimenti politici autoritari che gettarono l’Europa e il mondo in guerre sanguinose. Siamo, oggi, molto più vicini di quanto si creda a grandi rivolte popolari di gente che comincia ad aver fame nelle grandi democrazie occidentali. Un fenomeno che ritenevamo scomparso dopo la seconda guerra mondiale  e che invece sta ritornando con forza sulla scena europea. Né Monti né i partiti ne parlano, né a Roma né a Bruxelles mentre è questo il cuore della crisi che stiamo vivendo e che non potrà essere affrontata e risolta con provvedimenti domestici   e per di più a carico dei ceti più deboli.

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