Bestiario consuntivo. Dal bipolarismo al sistema maggioritario. Cosa ha ucciso questa Seconda Repubblica

Articolo pubblicato su ” Il Foglio” in l’ 11 ottobre 2013
Al direttore-E’ tempo, forse, di consuntivi per la seconda repubblica. Noi non siamo tra quelli che ritengono chiuso questo ventennio. Esso, infatti, avrà una coda lunga, forse anche troppo lunga, prima di estinguersi del tutto. Vent’anni, però, sono un tempo sufficiente almeno per registrare una sorta di “bestiario” culturale della seconda repubblica che ha attraversato tutte le forze politiche minandone la qualità dei loro comportamenti. La prima delle perle di questo ventennio è la continua ed aulica difesa di un bipolarismo visto come una invenzione di questa Repubblica chiamata seconda. Il bipolarismo, invece, è sempre esistito nelle democrazie occidentali anche se con due sfumature diverse non di poco conto. Nel primo caso uno dei due partiti prende la maggioranza assoluta dei seggi del Parlamento (vedi gli USA e sino a qualche tempo fa la Gran Bretagna) nell’altra versione nessuno dei due partiti la prende e quindi, nel caso delle democrazie parlamentari come la nostra, il premier incaricato cerca nel Parlamento la maggioranza possibile. Quest’ultima versione è stata la permanente caratteristica di tutte le democrazie parlamentari europee. Anche da noi, il bipolarismo c’è sempre stato sin dalla nascita della Repubblica prima con la DC e il Fronte Popolare (1948) e poi con la DC e il PCI che insieme raccoglievano il 65-70% dei voti. Se nel bipolarismo italiano per 40 anni non c’è stata l’alternanza, la responsabilità fu solo ed esclusivamente del PCI la cui offerta politica intercettava solo una parte minoritaria del paese e non trovava in Parlamento le alleanze necessarie per governare. Alleanze, invece, che trovava, eccome, negli enti locali a tal punto che nel 1975 tutti i capoluoghi di Regione, tranne Bari e Palermo, passarono sotto la guida di giunte PCI-PSI. L’anomalia italiana nasceva dal fatto che mentre in Germania, in Austria, nella Spagna post-franchista e in tanti altri paesi i socialisti erano un partito di massa e di alternativa ai democristiani, in Italia un grande partito comunista filosovietico sterilizzava le potenzialità socialiste che furono solo affidate ai Nenni, ai Saragat, ai Lombardi e a Craxi. Il bipolarismo della Repubblica chiamata seconda ha costruito un sistema in cui i primi due partiti non raggiungono il 50%. Una sola volta hanno superato quella soglia, fu nel 2008, sol perché entrambi fecero due grandi liste inclusive di tutti che non erano, però, due partiti ma solo, appunto, due liste elettorali che si divisero subito dopo le elezioni (Fini da un lato, Rutelli e Di Pietro dall’altro). La ragione di tutto ciò è fin troppo chiara. Il bipolarismo italiano è frutto di tecnicalità elettorali (il premio di maggioranza) e non di processi politici e come tale non è da difendere ma da gettar via. Seconda bestialità. La fine del comunismo internazionale, e quindi di quello italiano, ha saldato in un pensiero unico forze diverse (politologi, filosofi, grande stampa, un po’ di finanza) nel criminalizzare le identità politiche europee con il risultato che alle culture politiche si sono sostituiti i leaderismi veri o presunti con profili proprietari od oligarchici che a loro volta hanno innescato una selezione cortigiana della classe dirigente non solo con il vergognoso “porcellum” ma anche con il lodato “mattarellum”. Tre esempi di questo disastro. Bersani e D’Alema a nome del PD convocarono a Torino prima delle elezioni ultime tutti i leader socialisti di Europa. Non andarono né il presidente del PD Rosy Bindi, né il vice segretario Enrico Letta perché entrambi figli del cattolicesimo politico. Casini per anni è stato il presidente dell’internazionale DC eppure ha sostenuto per vent’anni che la DC era un’esperienza passata mentre in tutto il centro Europa trionfavano i cristiano- democratici. Terzo esempio. Il PDL è nel partito popolare italiano. Davvero pensate che La Russa e Meloni da un lato e Brunetta e Cicchitto dall’altro si siano convertiti al popolarismo cattolico? Tre esempi della confusione italiana che scivola nella sciatteria culturale. Un’altra bestialità è il sistema maggioritario che non funziona in paesi in cui sono radicate opinioni politiche diverse e non soltanto due come negli Stati Uniti. I sistemi elettorali sono delle complesse macchine fotografiche che rilevano le opzioni politiche di un paese. La fotografia la si può ritoccare con la soglia di accesso per evitare la frantumazione ma non la si può cambiare come è avvenuto in questi 20 anni in cui una minoranza poteva prendere il 55% dei deputati. Il caso limite è stato quello delle ultime elezioni dove un partito, il PD, ha preso con il 25% appunto il 55% dei deputati. Neanche il fascismo ebbe questa impudenza con la legge Acerbo. Naturalmente in un paese con opzioni politiche multiple, un sistema maggioritario produce fatalmente frantumazioni partitiche perché l’utilità marginale di ciascuno aumenta e tutti fanno partiti personalissimi, a volte anche familiari o condominiali. Ultima sciocchezza la sacralità del programma. Che sia essenziale per ciascun partito avere un programma credibile o almeno 4-5 idee forti è fuor di dubbio ma che esso possa sostituire un pensiero ed una cultura politica è solo una grande bestialità perché questi ultimi costituiscono l’anima vitale di una proposta politica senza della quale i partiti si trasformano, nel migliore dei casi, in centri studi ma quasi sempre in modesti gruppi di potere. Ed infine questo sistema politico ha ritenuto di salvarsi affidando in questi venti anni l’economia italiana nelle mani di tecnici autorevoli con i risultati che abbiamo sotto gli occhi. L’Italia, non uscirà dal declino in cui è caduta se non si avrà consapevolezza di queste anomalie e non avrà il coraggio di buttare nel fuoco questo “bestiario” ricominciando, per dirla con l’indimenticabile Tortora, “li dove eravamo rimasti” perché mai come ora è il tempo dei costruttori di politica, non di modesti gestori.

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