Pubblicato su ” Il Foglio” il 07/02/2014
Al direttore -Non avremmo mai pensato di scrivere ciò che ci apprestiamo a scrivere convinti come siamo che per una società moderna il Parlamento è come la salute, lo si apprezza quando non c’è più. E ciò significa che bisognerebbe fare per le istituzioni parlamentari ciò che si fa per mantenere integra la propria salute, cioè una formidabile attività preventiva. Ed invece, da molti anni a questa parte, si è fatto di tutto perché il Parlamento fosse screditato, svilito e sterilizzato in ogni sua funzione tanto da apparire un orpello pressoché inutile, spesso dannoso e fortemente oneroso per i contribuenti italiani. Insomma, sembra di capire, a chiuderlo sarebbe un guadagno per tutti tranne che, naturalmente, per quella genia del male rappresentata dai politici di ogni parte. Non a caso il primo effetto di questo progressivo discreditamento è la proposta di abolire di fatto il Senato della Repubblica, dimenticando a cuor leggero che la più grande e popolosa democrazia del mondo, quella americana, ha un bicameralismo perfetto pur essendo una democrazia presidenziale. Ma al popolo urlante bisogna pur dare qualcosa o qualcuno come avvenne duemila anni fa. Ma veniamo a questa avvilente decadenza del nostro parlamento. Quello attuale è anagraficamente il più giovane parlamento della Repubblica e forse della storia unitaria del Paese. Dopo anni di demolizione mediatica dell’esperienza e dell’età matura, del professionismo politico e delle culture politiche e di altre sciocchezzuole di vario genere, il Paese aspettava dalla giovinezza qualcosa di diverso da ciò che oggi sente e vede. Turpiloquio pressoché permanente, insulti personali, senza il benché minimo rispetto per chicchessia, guida delle assemblee messa nelle mani di persone totalmente inesperte tanto da apparire dilettanti allo sbaraglio senza che si sentano offesi i dilettanti, una legislazione scadente nella forma e nella sostanza accatastata in maniera arruffata in decreti a gogò, danno tutti insieme un’immagine talmente penosa del parlamento della Repubblica da farci apparire agli osservatori internazionali come un paese allo sbando non solo sul piano economico ma ancor più su quello politico ed istituzionale. Il tutto, naturalmente, condito da una violenza di massa mai vista prima nelle aule parlamentari che pure hanno visto scorrere al loro interno scontri politici e tragedie democratiche. Ma quegli scontri e quei drammi democratici avevano una propria tragica dignità oltre che uno spessore culturale di cui si è persa la memoria. Gli scontri di oggi, al contrario, sono intrisi di volgarità e di ignoranza di ogni tipo che, con l’aggiunta di violenza e turpiloqui, somigliano tanto a quelle suburre metropolitane in cui vive quel miserabile urbanesimo tante volte descritto dalla letteratura italiana e internazionale. Siamo consapevoli di dire parole forti che sono scudisciate per tante persone dabbene che pure esistono nella intera deputazione nazionale, ma il contesto è quello ,non altro. Per chi, come noi, ha amato tanto il parlamento da non mettere piede nei palazzi della sovranità popolare per tutto il tempo in cui era sottoposto ad indagini giudiziarie, questa decadenza complessiva del Parlamento sono ferite sanguinanti che danno, però, la forza di dire basta! Basta con gli insulti quotidiani, con il pressapochismo politico e costituzionale, con quella bulimia legislativa che partorisce centinaia di decreti attuativi che non verranno mai fatti o che vedranno la luce a distanza di anni e che sono tanta parte della decadenza parlamentare. La salvezza di una Repubblica che sprofonda ogni giorno di più in un pantano di volgarità urlante e di immobilismo crescente, sta innanzitutto sulle spalle di quei parlamentari presenti in tutti i gruppi che hanno cultura politica e compostezza comportamentale. Ebbene sono queste donne e questi uomini che devono unitariamente richiamare l’intero parlamento a quelle antiche tradizioni di dignità che appartengono ai parlamenti delle più grandi democrazie del mondo che non fa sconti sul terreno politico ma che recupera compostezza di linguaggio, cultura istituzionale e qualità legislativa. Un richiamo unitario e forte delle persone dabbene che siedono in parlamento è in grado di isolare, anche fisicamente, i facinorosi, i violenti, i turpiloquenti ripristinando quella dignità politica smarrita che dia, a sua volta, ad una società in affanno la percezione che c’è una guida del Paese in grado di farlo uscire da una crisi che non sembra mai finire. Chi non volesse credere ai nostri sferzanti giudizi vada a rileggere le cronache parlamentari e quelle dei giornali nel biennio 1921-923 e vedrà il rischio che oggi corriamo. Certo, nessuno si affaccerà più ad un balcone, ma l’autoritarismo ha un vestito diverso per ogni stagione ed ha sempre un solo unico incubatore, la disgregazione parlamentare.
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