Giulio Andreotti e i mafiosi

articolo pubblicato su Il Corriere della Sera il 1 settembre 2014

Anche da morto Giulio Andreotti incute paura in chi lo ha perseguito ma viene spesso ancora oggi citato per le sue massime o per le sue sarcastiche battute. Tanto per intenderci chi è leader lo è sempre, anche da morto, e chi è, invece, piccolo piccolo lo sarà per tutta la vita in particolare se incapace di riconoscere i propri errori. Avete mai sentito o letto di scuse di qualche pubblico ministero date a chi indagato, imputato o arrestato è stato poi riconosciuto innocente? Noi ricordiamo un solo caso, quello di Diego Marmo, pm del processo Tortora, che ha chiesto scusa alla famiglia dopo oltre 30 anni ed è stato subissato di critiche da parte di molti colleghi. Eppure il chiedere scusa dei propri errori è segno di grandezza morale e di onestà intellettuale. Avete mai sentito, ad esempio, qualcuno chiedere scusa all’on. Mannino per aver fatto 20 mesi di carcere da innocente? Oggi ancora una volta si torna a parlare di Giulio Andreotti per i presunti rapporti con Totò Riina. E sconcerta il fatto che l’attuale procuratore nazionale antimafia Franco Roberti che non credo sappia qualcosa del processo Andreotti, dichiari al Corriere della Sera che Andreotti avrebbe avuto rapporti con la mafia sino al 1980 come dice la sentenza di secondo grado nel processo intentato all’ex Presidente del Consiglio. Naturalmente Roberti, autorevolissimo inquirente, non sa, e se sa tace, che la Cassazione proprio sul punto ha sentenziato che i rapporti con la mafia prima del 1980 “possono esserci stati o possono non esserci stati” ma dal momento che i fatti di quel periodo erano prescritti non sono stati accertati. D’altro canto l’autorevolissimo Roberti dovrebbe anche sapere che nel febbraio del 1989 Giovanni Falcone andò a trovare Giulio Andreotti nel suo studio di piazza in Lucina accompagnato da Salvo Lima. Quell’incontro fu visto dal sottoscritto che era in anticamera e testimoniato al processo di Palermo. Se Roberti, dunque, crede di sapere che Andreotti è stato in rapporto con mafiosi dovrebbe affermare che, contro ogni leggenda, anche Falcone, per la proprietà transitiva, frequentava gli amici dei mafiosi e, anzi, lavorava con loro e per loro. Come è noto, infatti, Falcone lavorò con il governo presieduto proprio da Giulio Andreotti per alcuni anni. Se non lo dice, abbiamo tutti scherzato e il divo Giulio farà il solito sorrisino. D’altro canto Franco Roberti era autorevolissimo componente di quel pool napoletano che chiese nell’aprile del 1993 di indagare per il reato di mafia tre ministri napoletani tutti prosciolti con formula piena, due in istruttoria ed uno dopo un processo. E anche qui ci soccorre Giulio Andreotti che ci diceva sempre che i grandi uomini, quando sbagliano, anche i loro errori sono grandi. Tralasciava di dire, però, con il suo modo discreto, che quando gli errori non si riconoscono quegli uomini grandi diventano piccoli piccoli piccoli!

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