articolo pubblicato su Il Mattino il 26 giugno 2015
Diventa davvero difficile resistere allo sgomento dinanzi alla produzione legislativa che da diversi anni funesta il nostro paese. Sembra che a mano a mano che si riduce l’autorevolezza del parlamento in maniera esponenziale crolla la qualità della legislazione ordinaria e straordinaria. E pensare che Camera e Senato hanno il fior fiore della dirigenza ed un centro studi che il parlamento europeo non ha neanche l’idea (ecco perché la commissione la fa da padrona a Bruxelles). Non è un caso che autorevoli esponenti di quella dirigenza che resta un fiore all’occhiello del paese sono in fuga dalle due Camere vista la bassa qualità politica e legislativa che da anni affligge il nostro parlamento buttando in questo modo benzina sul fuoco. Da anni vediamo leggi “matrioske” che per entrare in funzione hanno bisogno di decine e decine di decreti attuativi senza i quali la legge resta lettera morta. Ma di chi è la responsabilità di questo degrado? Innanzitutto dei governi che si sono susseguiti e che hanno imbarcato da anni dilettanti privi di qualunque esperienza politica e legislativa e che a loro volta hanno scelto collaboratori totalmente inadeguati mettendo nell’angolo la prima linea della pubblica amministrazione. Attenti, però, qui non parliamo solo di sciatteria tecnica che pure ha la sua importanza ma di totale inadeguatezza politica per cui, ad esempio, titoli di giornali che chiedono una riforma della giustizia si trasformano in una raffica legislativa di nuovi reati, di aumenti di pena per fattispecie di reati già previsti, di allungamenti dei tempi di prescrizione (già perché sette anni e mezzo ad esempio sono pochi dal momento che secondo i nostri parlamentari un cittadino dovrebbe passare la vita in tribunale per sapere se è colpevole o innocente) ma nessuno si è posto il problema di accelerare i processi da un lato depenalizzando alcune fattispecie di reati minori e dall’altro raddoppiando, si raddoppiando, il numero dei magistrati e triplicando quelli dei cancellieri e del personale amministrativo. E che dire dello scempio democratico rappresentato dell’italicum, la nuova legge elettorale, che mette il paese nelle mani di una minoranza. Il senatore Quagliariello ha giustamente chiesto una modifica di questa legge dopo le ultime elezioni regionali e a lui hanno fatto eco alcuni autorevoli opinionisti dimenticando sia il rispettivo silenzio complice sia il voto a favore ad una legge che metteva in discussione la democrazia parlamentare e che avrebbe fatto impallidire il vecchio onorevole Acerbo seguace fedele di Benito Mussolini autore di quella legge scellerata del 1924. Alcuni autorevoli esponenti di Forza Italia sono stati subito dopo presi da improvviso furore quando, vedendo i risultati regionali, hanno giustamente immaginato che il famoso doppio turno tanto caro al PD avrebbe portato il movimento 5stelle a giocarsi la partita del ballottaggio. Ma in quale parlamento le forze politiche decidono quale legge elettorale deve essere approvata seguendo il criterio dell’interesse immediato di una parte? Certo, nel Kazakistan ed in paesi simili la cosa è possibile ma dopo sessanta anni di vita repubblicana dobbiamo assistere impotenti a questo scempio perché il movimento degli scout al governo così ritiene di stabilizzare il paese? Ma mica è finita. L’obbrobrio della legge Severino che limita l’esercizio di un diritto costituzionale quale quello dell’elettorato passivo è l’ennesimo scempio votato alla unanimità, cioè anche da quelli che appena due mesi dopo lo hanno criticato perché la sua applicazione faceva decadere dal Senato Berlusconi. Scusate la nostra ingenuità, ma davvero ci voleva la zingara per capire gli effetti che quella sciocca e scellerata normativa avrebbe prodotto? Da che mondo è mondo il diritto all’elettorato passivo può essere precluso solo dalla autorità giudiziaria quando alla fine di un processo si viene interdetto dai pubblici uffici con sentenza passata in giudicato. Fuori da questa decisione resta la responsabilità di un partito se candidare o meno una persona sotto processo oppure no. L’esempio di Vincenzo de Luca è la prova del rischio che si corre quando si mette in contrapposizione la volontà popolare e una legge come la Severino intrisa di dirigismo giustizialista. Per non parlare dell’assenza drammatica dei nostri legislatori e del governo in particolare sulle grandi questioni europee. Nessuno si accorge di quanto ad esempio sta accadendo in questo momento nel quale si approva a spron battuto la unione bancaria e finanziaria trasferendo quote di potere importante in quei settori vitali mentre langue e addirittura arretra l’unione politica sotto i colpi di maglio di una migrazione biblica verso, la quale manca qualunque iniziativa coordinata dell’Europa comunitaria. Così facendo lo squilibrio di potere tra politica democratica ed economia e finanza si aggrava in maniera pericolosa. Potremmo continuare all’infinito raccontando innanzitutto come la nostra politica non sopporta il peso di un titolo di giornale senza piegarsi ad esso e spesso alle sue sciocchezze. Per dirla in breve quel primato della politica fatta di calma e serena tranquillità come si conviene ad un governo di un grande paese non c’è più e si vive pertanto alla giornata come è capitato ad esempio sul rinvio del decreto fiscale sul catasto perché solo “in limine mortis” ci si è accorti dell’impatto drammatico che quella norma primaria avrebbe avuto sui contribuenti italiani. Non vogliamo mancare di riguardo a nessuno ma abbiamo netta la sensazione che il governo del paese da un po’ di tempo a questa parte risponda al modello antico del bar all’angolo con un intreccio di tifoseria e di dilettantismo pericolosissimi. E così davvero non va! A testimonianza di questo facile presagio arriveranno il decreto che manterrà giustamente in vita il governo regionale così come la modifica statutaria altrettanto giusta che consentirà a Fabio Gallia, rinviato a giudizio, di assumere la guida della Cassa Depositi e Prestiti. È il mondo di Pippo, Pluto e Paperino.
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