articolo pubblicato su il Corriere della Sera il 7 marzo 2016
Ha ragione da vendere Ferruccio de Bortoli quando nel suo editoriale del 5 marzo evidenzia il crescente fossato tra il cittadino e le istituzioni. Ragioni ancora più forti quando, con un garbo quasi democristiano, evidenzia le drammatiche lacune della riforma costituzionale che, in una visione d’assieme con la legge elettorale, trasformano la lacunosità in devastazione del nostro ordinamento democratico. La crisi dei partiti produce un progressivo indebolimento della democrazia parlamentare che per governare un paese moderno ha bisogno di essere innervata da forze politiche che abbiano ad un tempo una cultura di riferimento ed una prassi democratica in quanto è fin troppo noto che ogni partito tenta di trasferire nelle istituzioni il proprio modello organizzativo e quindi partito personale=autoritarismo istituzionale. Acclarata, dunque, l’attuale debolezza della democrazia parlamentare l’unica alternativa istituzionale che la cultura politica offre è una democrazia presidenziale che unisca stabilità governativa e democrazia rappresentativa grazie ad un parlamento ridotto di numero ma eletto e non in larga parte nominato capace di essere così un contrappeso democratico al potere presidenziale. Ecco perché riteniamo che la riforma Boschi vada bocciata in quanto troppo timida dinanzi alla visibile crisi della democrazia parlamentare dalla quale si può uscire non riducendo la democrazia ed il rapporto con i cittadini ma trasformandola in un sistema presidenziale che offra ai cittadini di votare per il presidente e di scegliersi i parlamentari, rafforzando, cioè, il rapportato cittadino-istituzioni. Così fece la quarta repubblica francese che attraverso una nuova democrazia presidenziale produsse, nel tempo, il recupero di quella autorevolezza dei partiti che era stata smarrita. L’autorevolezza democratica della politica può sostenere anche misure governative forti per uscire da una crisi della nostra economia che dal 1995 è la cenerentola d’Europa per tasso di crescita e per dimensione del debito senza però accettare, in caso di una emergenza finanziaria, di sostituire lo Stato con il mercato come è avvenuto purtroppo con la disciplina del bail-in nel silenzio complice dei nostri ministri della economia. Bisogna essere davvero attenti a ciò che sta avvenendo nel paese perché processi non governati da una politica autorevole fanno emergere l’esigenza di chiamare in causa la giustizia penale come dimostra la bella e responsabile intervista di Guastella a Francesco Greco che dinanzi alla crisi delle autorità di vigilanza sulle banche e sui mercati ritiene che forse è tempo di introdurre una legislazione penale sulla erogazione del credito. Tema delicato e devastante sul quale sarà necessario tornare rapidamente con calma e saggezza per evitare di aggiungere anomalia ad anomalia ma provvedendo, però, a metter mano ad una più penetrante attività di controllo. Ma di questo dovremo parlare in altra occasione in maniera più ordinata ed argomentata sapendo comunque che è necessario ridare una diversa sostanza al nostro ordinamento costituzionale ripristinando quel primato della politica senza del quale ogni paese va alla deriva.
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