I danni generati alle banche italiane dagli errori del sistema di vigilanza

Articolo pubblicato su Il Foglio il 01-12-2016

Al direttore- Tutti si chiedono cosa accadrà all’indomani del risultato referendario sui mercati finanziari con particolare attenzione al nostro sistema bancario. Se si eccettua qualche giorno di volatilità sui mercati sia che vinca il sia che vinca il No, non accadrà nulla, se non la riproposizione di problemi antichi e sinora non risolti del nostro sistema bancario. Le Banche, come si sa, non sono nel cuore degli italiani e neanche in quelli dei popoli dell’occidente avendo assunto, nel tempo, il volto nefasto del capitalismo finanziario. Un errore concettuale grave. Guai se nell’economia di mercato non ci fossero istituti di credito! Il mostro vero sta altrove, nei mercati finanziari e nella loro sciagurata deregolamentazione ed ingegnerizzazione. Per questo motivo abbiamo salutato con un applauso l’ultimo discorso in ordine di tempo del presidente dell’Abi Antonio Patuelli che  ha lanciato un grido di allarme contro l’azione scioccamente perversa della vigilanza bancaria europea organo della BCE e diretta dalla francese Daniele Nouvy. Patuelli spiega  nel suo grido di dolore come l’azione della vigilanza europea stia accelerando la crisi delle banche italiane impedendo di fatto il finanziamento dell’economia reale ed in particolare del sistema delle imprese e più specificatamente delle piccole e medie aziende. Per dirla in breve, la vigilanza europea sta vanificando in larga parte gli obiettivi che la stessa BCE si era posto con il quantitative easing e che sostanzialmente si identificavano nella stabilità finanziaria e nella ripresa della crescita economica. Il principale strumento di “oppressione” è quello dell’accantonamento per ogni euro di credito che si eroga. Questo accantonamento a sua volta è legato ad un algoritmo che elabora la qualità della domanda di credito sulla base di alcuni numeri del conto economico. In parole semplici valgono poco o niente il core business dell’azienda, la sua storia e quella dell’imprenditore per cui da un lato i dirigenti bancari si deprofessionalizzano sempre di più e dall’altro gli imprenditori non trovano più un istituto capace di far banca valutando tutti gli elementi descritti. Il risultato di questa azione perversa della vigilanza europea spinge inevitabilmente gli istituti di credito più verso le attività finanziarie che non verso il credito all’economia reale in una stagione, peraltro, di bassi tassi di interesse che rischiano di far saltare i conti economici delle banche. Ma l’oppressione va ben oltre! Sembra che addirittura la vigilanza entri nella gestione concreta delle banche non con delle prescrizioni motivate sul piano generale o dopo ispezioni ma chiedendo di partecipare alle riunioni dei consigli di amministrazioni non per ascoltare ma per dare imput gestionali con la forza imperiosa del controllore. Aspettiamo di conoscere proprio dall’Abi e dal suo presidente se ciò che diciamo corrisponde al vero. Dopo aver letto con attenzione il discorso di Patuelli intravedendo tra le righe anche ciò che non dice esplicitamente la domanda è naturale: Mario Draghi, che peraltro  resta il governatore della banca centrale europea e quindi della vigilanza, è a conoscenza  di questi comportamenti e gli effetti che ne derivano? Dovremmo chiedere anche ai componenti della commissione per gli affari economici e monetari del parlamento europeo ed in particolare al suo presidente l’italiano Roberto Gualtieri, se sanno di queste degenerazioni ed allo stesso governo che è, insieme agli altri governi nazionali, il vero legislatore europeo. D’altro canto la legislazione bancaria di questi ultimi anni ha visto mostri giuridici come la famosa direttiva del bail-in che dinanzi agli eventuali default delle banche non solo impedisce ai governi nazionali di poter intervenire per salvarle ma poi chiede agli  stessi Stati membri di metter mano alla tasca per ripagare i creditori e addirittura coinvolge i depositanti per la parte eccedente i centomila euro che saranno costretti anch’essi a pagare per gli errori degli amministratori. Insomma un sistema di norme che rasentano la schizofrenia e che paesi liberisti come Gran Bretagna ed Usa si guardano bene dall’aderirvi. Un organo di vigilanza, i cui componenti peraltro non hanno mai avuto un’esperienza bancaria vera sul campo, ha, dunque, via via assunto un comportamento intrusivo nella gestione che non ha precedenti nella storia democratica dell’occidente e delle sue banche centrali. E’tempo che governo, parlamento e la stessa CONSOB, prendano atto delle distorsioni che si stanno creando tra controllori e controllati  e valutino gli effetti che improvvidi annunci della vigilanza bancaria non legati a provvedimenti finiscono per avere sui titoli bancari prima che la vita delle banche assuma proporzioni devastanti o che si cerchi di mettere sulle spalle di un referendum democratico colpe che stanno sulle spalle della BCE, del parlamento europeo e dei governi nazionali.

Be the first to comment on "I danni generati alle banche italiane dagli errori del sistema di vigilanza"

Lascia un commento

Il tuo indirizzo e-mail non sarà pubblicato.


*