Giulio Andreotti. La politica, i misteri e la visione internazionale

Caro direttore la Cassazione nel confermare la sentenza della corte di appello nel processo Andreotti sule vicende anteriori al 1980 trovò il modo di dire «la ricostruzione dei singoli episodi e la valutazione delle relative conseguenze è stata effettuata in base ad apprezzamenti e interpretazioni che possono anche non essere condivise e a cui sono contrapponibili altre dotate di eguale forza logica che non possono essere censurate in sede di legittimità». Si parla poi di alcuni presunti incontri di Andreotti con Stefano Bontate, un mafioso ucciso dai corleonesi ma si dimentica che nel 1988 alcuni funzionari pubblici favorirono l’ingresso clandestino in Italia di Totuccio Contorno, il braccio destro di Stefano Bontate. La polizia lo intercettò e lo arrestò e ci fu un delicato dibattito in commissione antimafia alla fine del 1989 ancora oggi secretato negli archivi del Senato e che sarebbe utile leggere per capire complicità e connivenze. Andreotti fu l’autore tra l’89 e il ‘92 della più efficace legislazione antimafia lavorando con quel Giovanni Falcone vero eroe della lotta contro la mafia e fu colui che impedì che Gheddafi venisse ucciso nel 1986 dagli americani e che Bush padre invadesse l’Iraq nel 1991 perché aveva una visione internazionale e conosceva gli effetti di quelle sciagurate decisioni che vennero anni dopo con i risultati che sono oggi sotto gli occhi di tutti. Non fu un caso che guidò governi di centrodestra, di centro sinistra e della solidarietà nazionale.
paolocirinopomicino@gmail.com

articolo pubblicato sul Corriere della Sera il 14 gennaio 2019

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