Per la crisi in Libia servirebbero statisti. Noi abbiamo i bulli

Il bullismo dei governi è buono per qualche banale vicenda di politica interna ma quando si tratta di affrontare una crisi internazionale servono gli statisti, razza in via di estinzione con il rischio di lasciare il paese in brache di tela. L’errore di far fuori Gheddafi ben sapendo che non c’era in Libia una struttura statuale che lo avrebbe potuto sostituire ha lasciato quel paese in balia dei capricci e degli interessi delle varie tribù libiche. E, manco a dirlo, su quelle tribù si sono allungate le ombre di interessi dei vari paesi contigui o europei che hanno a cuore gas e petrolio piuttosto che la stabilità della Libia. In questo quadro è fin troppo noto che l’Italia ha grandi interessi in Libia con particolare interesse verso l’approvvigionamento energetico (gas e petrolio) eredità della lungimiranza di Enrico Mattei e di una politica filo araba dei governi democristiani nel quadro delle alleanze occidentali. Dopo lo stupido attacco a Gheddafi e l’esplosione degli interessi tribali che hanno favorito ondate migratorie verso l’Italia e l’Europa non solo libiche ma anche di altre etnie che trovarono disponibile la via mediterranea alla immigrazione di massa. Mentre la Germania dava ad Erdogan 6 miliardi di euro per frenare la via turco-balcanica, i paesi del sud Europa non colsero quella occasione per avere un comune fronte da est ad ovest per frenare la immigrazione disordinata lasciando la via mediterranea sguarnita di mezzi e di strategia. Salvini ebbe all’inizio del suo mandato un merito quello di costringere l’Europa a prendere atto dei propri errori e delle sue manchevolezze ma il suo limite politico fu quello di adagiarsi sul trionfalismo bullista invece che operare da statista stringendo alleanze europee con una offensiva di persuasione che avrebbe avuto ragione da vendere. Se lo avesse fatto l’Italia avrebbe trovato uno statista ed invece si è purtroppo fermato a schierare bulli e bulletti che con il proprio linguaggio ed il proprio comportamento hanno portato l’Italia ad isolarsi dalle grandi democrazie europee coltivando minoranze di oggi che saranno anche minoranze di domani. E come al solito gli eventi stanno prendendo piede con il rischio non solo della guerra civile in Libia ma anche della lesione di interessi vitali dell’Italia in quelle zone che da Mattei in poi ha visto il nostro paese svolgere un ruolo di protagonista e di pacificazione. Dinanzi all’evolversi tumultuoso degli avvenimenti il nostro presidente del consiglio predica la via diplomatica limitandosi ad incontrare il rappresentante del Qatar o a fare qualche telefonata alla mamma Merkel. Non è così che fanno gli statisti in situazioni simili. Conte ed i ciarlieri vicepresidenti avrebbero dovuto già chiedere una riunione di urgenza del consiglio europeo e proporre una forza militare multinazionale in grado di interporsi tra le due fazioni in campo con l’autorizzazione delle nazioni unite. La pace non ha solo bisogno di prediche o di preghiere ma anche di comportamenti forti e sereni e bene argomentati. Probabilmente ci sarebbe stato l’ostracismo della Francia a tutela degli interessi della sua Total e forte della simpatia che nutre verso il generale Haftar ma in quel caso, se mai il consiglio europeo nicchiasse, vanno mandati in Libia nel territorio di Tripoli guidato dal governo di Al-Sarraj riconosciuto dalla comunità internazionale, un battaglione di carabinieri a tutela difensiva delle nostre presenze in Tripolitania. Un atteggiamento solitario italiano successivo al silenzio europeo avrebbe messo l’altolà alle truppe sgangherate di Haftar e l’Europa e la Nato non avrebbero potuto che tutelare i nostri carabinieri ove mai la follia di Haftar li avesse aggrediti. La storia ci ha dimostrato che dinanzi all’arroganza di dittatori o di Generali aspiranti dittatori la timidezza non paga mai mentre le iniziative prima diplomatiche seguiti poi da comportamenti adeguati ha un effetto domino di persuasione anche verso gli alleati di una vita perché in quel caso lasciando sola l’Italia in un solo colpo si distruggerebbe l’Europa e la NATO e nessuna Libia vale davvero tanto. Siamo invece purtroppo nelle mani di dilettanti che sono lontani anni luce dall’arte del governo e dalla saggezza di statisti.
paolocirinopomicino@gmail.com

articolo pubblicato su Il Tempo il 17 aprile 2019

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