articolo pubblicato su Il Mattino il 24 maggio 2019
Gentile direttore durante le video conferenze spesso la chiarezza non è sovrana e spesso si vede ciò che non c’è. Nella cronaca del dibattito tra me e Bassolino l’ottimo Roano ha interpretato alcuni mie frasi come una richiesta di una patrimoniale. Io sono ferocemente contro la patrimoniale per il semplice fatto che è fortemente recessiva e quindi in un Italia che cresce poco da oltre due decenni (e attualmente sembra essere alla frutta) la patrimoniale aprirebbe un baratro recessivo sulla nostra economia. Io ho sostenuto, invece, che le disuguaglianze di cui tutti parlano sono legate prevalentemente alla trasformazione nazionale ed internazionale della finanza che da infrastruttura al servizio della produzione è diventata una industria a sé stante dove la materia prima son quattrini ed il prodotto son più quattrini muovendosi al di sopra del ciclo produttivo e togliendo, così, valore alla produzione, al commercio ed ai salari. Questa improvvida trasformazione ha creato ricchezze elitarie ed impoverimento di massa in Italia come in tutto l’occidente. Se questa è la diagnosi, la terapia non può che essere una nuova disciplina dei mercati finanziari ed una politica normativa e fiscale che favorisca l’uso produttivo del capitale e non il suo uso finanziario. Per fare questa battaglia c’è bisogno di convincere l’Europa a muoversi su questo crinale e l’isolamento internazionale in cui è caduta l’Italia non è purtroppo un buon auspicio. Tutto qua. Grazie per l’ospitalità che mi consente di chiarire ciò che la videoconferenza aveva confuso.
Perfettamente d’accordo su quanto chiarito. Grazie
All’Italia non serve una patrimoniale. All’Italia serve una classe dirigente all’altezza della situazione!