articolo pubblicato su Il Foglio Quotidiano il 24 luglio 2019
Il tempo non solo è galantuomo ma spesso pone nello stesso momento avvenimenti che hanno il sapore del contrasto e dal quale esce una verità diversa dalla vulgata corrente. Ci riferiamo all’enfasi quasi mitologica dell’azione di Francesco Saverio Borrelli e all’ennesima assoluzione di Lillo Mannino dopo 25 anni di processi e due anni di galera e di sofferenze fisiche e psicologiche. Partiamo da quest’ultima notizia che dovrebbe indignare tutti per quanto hanno fatto un gruppo di magistrati inquirenti ad un uomo di Stato e di governo con un tale accanimento che meriterebbero o uno psichiatra o una espulsione per manifesta incapacità senza neanche pensare per un momento ad una attività dolosa (!?!?). Venticinque anni sono una vita e solo chi ha una grande passione politica ed una fede incrollabile riesce a resistere ad una tale pressione accompagnata dalla gogna e da procedimenti amministrativi collaterali. Chi paga per tutto questo? È possibile che nel terzo millennio vi sia ancora una piccola “enclave” di impunibili che non rispondono a nessuno visto e considerato cosa è diventato da 25 anni a questa parte il consiglio superiore della magistratura che peraltro non ha competenza in sede giurisdizionale? Nelle procure vi sono fior di galantuomini che sanno e vogliono cercare anche le prove dell’innocenza degli indagati, come la legge peraltro impone ai sostituti procuratori della repubblica, ma vi sono anche piccoli gruppi di inquirenti irresponsabili e spesso culturalmente violenti per non dire parole ancora più forti. Ebbene pur nel rispetto che si deve sempre a chi non c’è più la procura guidata da Borrelli fece scuola a queste minoranze attive dentro le procure di tutta Italia. Molte di queste si svegliarono dopo Milano ricorrendo agli stessi mezzi di arresti facili e di pesanti intimidazioni. Se Milano mise per due mesi in galera Clelio Darida, già ministro della giustizia, Franco Nobili, Franco Caltagirone e tanti altri poi risultati innocenti nessuno si indignò perché i tanti che pure potevano parlare erano intimiditi da un clima oppressivo e autoritario. Quel clima fu la leva per cui un dilettante della politica come Silvio Berlusconi sconfisse la famosa macchina da guerra di Achille Occhetto sol perché predicava libertà e serenità per tutti. Le nostre possono apparire considerazioni frutto di risentimenti o di bizzarrie senili ma così non è come sanno i tanti che ci conoscono a cominciare da Antonio Di Pietro. Siamo, invece, piuttosto delusi dai tanti opinionisti che ancora oggi non hanno il coraggio di capire o di dire cosa avvenne in quel biennio perché, forse, erano anche complici di quel clima a propria insaputa. Ma forse è giusto riferire di qualche episodio a testimonianza di quel che diciamo con animo sereno perché come spesso diciamo il non avere risentimenti verso chicchessia è la chiave della felicità. Ma veniamo a qualche fatto. Nel decennale della morte di Guido Carli insieme ad Andreotti andammo a Milano per commemorarlo. Nel momento in cui lasciavamo la sala si avvicinò un signore piuttosto alto che ci disse ”ministro si ricorda di me?”. Lo guardammo gli dicemmo di no scusandoci della scarsa memoria. La persona rispose ”lei non si deve scusare perché non mi conosce ma secondo il dr Di Pietro io le avrei dato 400 milioni e sono io a chiederle scusa perché per uscire dal carcere ho dovuto confermare patteggiando la pena, sono Airoldi vice presidente della Padania Assicurazione”. Ecco la scuola di Milano e come per i politici i capi hanno una responsabilità oggettiva sempre. Saremmo ingiusti, però, se non dicessimo che all’interno del pool di Milano c’erano personalità diverse e comportamenti altrettanto diversi che non riuscivano però a imporsi o per la giovane età o perché ammalati e stanchi. I nomi non ci interessano così come non ci interessa che una sera il brigadiere Scaletta (se la memoria non mi tradisce) mentre parlavamo ci confidò che di lì a qualche giorno sarebbe stato arrestato un pezzo da novanta dell’economia del paese perché a suo carico c’era un poderoso dossier della guardia di finanza inattaccabile. Grazie a Dio quella previsione non si verificò. Ma qualche anno dopo fummo chiamati come persona informata dei fatti da un pm di Perugia che voleva arrestare la stessa persona indicata dal brigadiere Scaletta. Di questo avvertii un autorevole amico di questo pezzo da novanta che subito si dimise dal suo prestigioso incarico e la cosa finì in cavalleria per la pm che prima fu chiamata al ministero della giustizia e poi fu pregata di essere eletta al Senato della repubblica. Se evitiamo di far nomi oggi è per non concorrere a rimestare odi e rancori ma solo per dire che anche questa era la scuola di Milano del brigadiere Scaletta. Anche questo è un frutto di quella minoranza attiva di Milano. Spiace dirlo ma frutti velenosi di quel tempo sono l’attuale degrado della politica, la sua inadeguatezza e la sua incultura. Certo, anche noi abbiamo avuto responsabilità per non aver detto a tempo al paese che la politica aveva bisogno di risorse perché la democrazia liberale potesse mettere radici permanenti. Ma quelle risorse dovevano essere date alla luce del sole come negli Stati Uniti contrastando quella cultura cattocomunista secondo cui il denaro è lo sterco del diavolo per cui se uno dava un contributo elettorale veniva subito individuato come un corruttore ed il politico o il partito come un corrotto. La responsabilità di quel silenzio ce la portiamo dietro da sempre perché a quel finanziamento della politica democratica battezzato come corruzione corrisponde oggi una corruzione ben più grave e devastante, quella politica legata alla sua inadeguatezza, al suo autoritarismo, al suo bullismo ed alla sua personalizzazione. Mai come oggi allora, resta attuale quell’appello che nel 1919 lanciò Luigi Sturzo ai liberi e ai forti per voltare pagina e rilanciare una politica alta al servizio di un paese che non merita né l’isolamento internazionale né la comicità di un movimento senza arte né parte.
Parole sante. In questo paese distratto sembra che la propaganda di allora sia ancora efficace oggi, forse perche’ siamo portati a cercare sembre capri espiatori scaricando colpe su chiunque alla cieca. Sintomo di frustrazione e impotenza dovuta credo alla configuazione delle nostre societa’ liquide senza corpi solidi, famiglie, corpi intermedi, valori perenni, senso di responsabilita’ etc, ma soprattutto il volere essere partecipi del proprio destino, di quello della patria e castrato sul nascere perche’non si ha piu punti fermi e una cultura umanistica di base. Una visione complessiva delle cose purtroppo manca e cresce l anarchia dove la liberta’ anche di fare del male, linciare etc, e’apprezzata. Questo brodo di aspirazioni frustrate porta alcune elite spesso a saper incanalare il tutto verso i loro nemici od obiettivi per spianarsi la strada con false rivoluzioni e nuove delusioni per i popoli atomizzati. Credo pero’ che ormai molti hanno capito e si spera che certi atteggiamenti illiberali del periodo della vicenda di allora “tangentopoli ” non si ripeta piu’.
…corsi e ricorsi storici. Ma la politica è stata da sempre una cosa sporca! Oggi non è cambiato nulla rispetto a ieri è solo la tecnologia a fare la differenza con le intercettazione e internet. Nascondere le sozzerie e il pattume prodotto in quantità industriali dalla politica di oggi richiede grande professionalità, gente preparata!