Anche Mancuso scopre la militanza: noi DC fuori gli ex pm al nostro posto

articolo pubblicato su Il Mattino l’11 dicembre 2019

Ho avuto un bel regalo di Natale dal nuovo segretario provinciale di Napoli del PD il giovane Marco Sarracino quando ha chiesto ed ottenuto che Paolo Mancuso diventasse il presidente del partito. Con una sola mossa Sarracino ha spiegato quello che nessuno ha voluto spiegare in tanti anni e cioè la natura vera del disastro giudiziario degli anni novanta a Napoli. Nessuno, naturalmente, tranne noi quando spiegavamo che, fermo restando la violazione della disciplina sul finanziamento dei partiti di cui ci siamo sempre assunti la responsabilità dinanzi al paese, tutto il resto era figlio di una deviazione e di una degenerazione politicista di una parte della procura di Napoli. Ma grazie a Dio la magistratura giudicante napoletana ebbe il coraggio e la dignità di non piegarsi alle pressioni mediatiche e di altro tipo testimoniando una notevole terzietà. Con animo sereno come tutti quelli che mi conoscono sanno essendomi sempre difeso nel processo devo ricordare che il Mancuso Paolo fu il primo firmatario di una richiesta di autorizzazione a procedere per Antonio Gava, Vincenzo Scotti, Vincenzo Meo e, naturalmente, per il sottoscritto contestandoci nientepopodimeno che il reato di associazione camorristica. Cioè l’intera democrazia cristiana napoletana, secondo quel gruppetto di procuratori che avevano smarrito il ben dell’intelletto, era al servizio della malavita!!? Io e Scotti fummo archiviati in istruttoria mentre Gava ed il senatore Meo furono assolti con formula piena dopo un lungo processo. Quella vergogna è agli atti della Camera dei deputati e del Senato della repubblica e resta come un marchio indelebile sulla storia di quel piccolo gruppo di procuratori che fecero strame della loro funzione. La DC ha avuto sempre un senso dello Stato che non sempre si riscontrava nel vecchio PCI nel quale alcuni dirigenti privilegiavano spesso l’interesse del partito piuttosto che quello dello Stato. Paolo Mancuso però non è il primo di quel gruppo della procura della repubblica di Napoli dell’epoca che, dopo aver tentato di processare quel partito che non avevano mai battuto con il voto, hanno aderito poi al Pci-Pd. Il primo infatti è stato Franco Roberti oggi europarlamentare eletto nelle ultime elezioni nella circoscrizione mezzogiorno. Manca ancora il terzo per il quale mi spendo volentieri perché fu quello che forse più credeva all’azione messianica di eliminare per via giudiziaria il più grande partito nella storia unitaria del paese per una catarsi generale. Mi riferisco a Nicola Quatrano che nella sua ingenuità addirittura nel 1996 si mise in aspettativa in attesa della tanto desiderata e meritata candidatura che non arrivò mai. Ma Quatrano continuò a ragionare con notevole tenacia politica alla stessa maniera tanto che scrisse sul Mattino un lungo articolo, da me naturalmente contestato, spiegando agli ex comunisti che dovevano alla magistratura il loro arrivo al governo del paese. Diceva la verità ma mai come in quella stagione la verità era un’araba fenice. È inutile ricordare che Roberti era il secondo firmatario di quella nefandezza inviata alle Camere con la quale si accusava la DC napoletana di essere collusa con la camorra mentre Violante e Caselli processavano da Palermo Giulio Andreotti con la stessa accusa infamante. Pochi sanno che il tutto accadeva nello stesso giorno e cioè nella domenica delle palme del 1993 con un sincronismo tra Palermo e Napoli quasi a voler dimostrare la comune firma. E per concludere una mattina di alcuni giorni dopo alla buvette del Transatlantico a Montecitorio Luciano Violante interrogato da me sull’argomento mi disse che secondo “i suoi di Napoli” per me non c’era quasi niente. I suoi di Napoli!?!? Non vogliamo omettere alcuna cosa di quel tragico periodo per il paese e quindi dobbiamo ricordare che il fratello di Paolo, Libero, forse di nome e non di fatto, fece arrestare il fratello di Ciriaco de Mita ed anni dopo mi denunciò civilmente per quanto avevo scritto nel mio ultimo libro dicendo che lui non apparteneva ad alcun partito. Andato in pensione entrò nella giunta comunista di Sergio Cofferati a Bologna. Questa la storia ma essendo democristiano non dimentico ma non coltivo alcun risentimento perché è questa la chiave della felicità. Anzi sono lieto che si siano mostrati con il loro vero volto politico con un impegno che peraltro apprezzo ben sapendo che la politica è, come diceva Paolo VI, la più alta forma di carità e per quanto mi riguarda la più grande passione della mia vita. Una cosa però voglio dire al nuovo presidente del PD. Spero che abbia cambiato idea rispetto a quanto mi contestava in un interrogatorio di mandare troppe risorse nel mezzogiorno perché così si alimentava la criminalità organizzata (concetto esposto anche nella nefandezza inviata alle Camere). Nella nuova carica spero ora di vederlo impegnato per ridare al mezzogiorno quelle risorse che dalla nostra scomparsa non ha mai più avuto con gli effetti che sono davanti agli occhi di tutti. Ho la fortuna di chiamarmi Paolo e vedere un altro Paolo sulla via di Damasco può solo darmi quella gioia che qualcuno tentò invano, in un tempo lontano, di strapparmi. Una gioia infinita perché io posso dire ancora oggi che sono un democristiano mentre gli altri non possono più chiamarsi comunisti. 

paolocirinopomicino@gmail.com

 

 

1 Comment on "Anche Mancuso scopre la militanza: noi DC fuori gli ex pm al nostro posto"

  1. La gioia di essere DemocraticiCristiani. L’orgoglio dello Scudo Crociato. L’onore di essere gli eredi di De Gasperi. Il vanto di essere sempre dalla parte giusta!

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