articolo pubblicato su Il Riformista il 14 marzo 2020
L’ombra di una epidemia inarrestabile si allunga sull’Italia alimentando così paure ancestrali cui non eravamo più abituati. E la paura è una pessima consigliera cui non bisogna mai dare ascolto privilegiando, al contrario e dopo un profondo respiro, l’analisi razionale di ciò che sta accadendo sul piano sanitario ed economico. Le misure varate dal governo forse un po’ tardive sono l’unica arma che abbiamo per sconfiggere il virus Covid 19 e la sua cavalcata tra gli italiani. Questo sconosciuto può essere battuto lasciandolo sempre più solo e accentuando l’isolamento della stragrande maggioranza delle persone, onorando e sostenendo quanti negli ospedali e nelle filiere di produzioni essenziali per la vita di tutti lavorano instancabilmente a disprezzo del pericolo. Questi sono gli eroi civili di cui avevamo dimenticato l’esistenza nell’era della grande tecnologia e dell’intelligenza artificiale che sta dimostrando, come era logico attendersi, la incapacità a sostituire l’uomo sul terreno del pensiero e della ricerca scientifica così come, naturalmente, su quella della tensione etica e morale che fa appunto dell’uomo un unicum creativo insuperabile. Detto questo noi siamo convinti che le misure avviate faranno sentire i propri effetti positivi a partire dalla fine di marzo per poi continuare gradualmente a spegnere definitivamente il contagio. Purtroppo lasceremo sul campo alcuni di noi ma per limitarne al massimo il numero è stranecessario che persone anziane e con altre patologie siano murate a casa sino a quando “ l’ombra nera” non sarà passata. Un pensiero deve però attenuare la nostra giusta preoccupazione e cioè che a distanza di due mesi dall’inizio del contagio gli affetti da coronavirus siano 15mila e forse arriveranno a 20-30 mila o poco più in una popolazione di 60 milioni di abitanti mentre cento anni fa l’influenza spagnola mieteva vittime a milioni comprese tantissime giovani vite. Nessuna sciocca comparazione ma solo per ricordare a noi tutti che l’alta contagiosità di questo virus sconosciuto è contrastabile come hanno dimostrato i cinesi della provincia di Hubei forte anch’essa di 60 milioni di abitanti. A ciascuno di noi l’onore e l’obbligo di essere soldati in armi per sostenere quanti combattono al fronte in ospedale o nelle fabbriche o nei servizi essenziali in questa guerra a tutela di tutti. Ma in questo momento accanto alla preoccupazione per la salute sta emergendo con analoga forza la preoccupazione per la nostra economia e per le attività di ciascuno di noi. Anche qui però calma e gesso. C’è una fase da “pronto soccorso” che durerà 3-4 mesi in cui deve essere garantito a) il reddito a quanti erano occupati sollevando da oneri le aziende chiuse o ridotte nella propria produzione attraverso la estensione della cassa integrazione in deroga in tutti i settori; b) lo stop al pagamento di imposte di qualsivoglia tipologia così come i ratei dei mutui e dei finanziamenti alle aziende e le varie bollette per i servizi alle famiglie; c) garantire la liquidità alle aziende con l’accesso al credito accompagnato da un lato ad una garanzia pubblica per le piccole e medie imprese e dall’altro da una riduzione dei vincoli che la vigilanza bancaria europea pone alle banche per ogni euro di credito che dà; d) un rafforzamento in uomini e mezzi al sistema sanitario nazionale in particolare nel mezzogiorno con la nomina di un commissario regionale all’approvvigionamento che in collegamento con il commissario Arcuri sveltisca ogni sciocca procedura e allestisca quanto prima nuove strutture di terapia intensiva. Queste ed altre cose costituiscono misure da pronto soccorso alle quali poi dovranno seguire misure nazionali ed internazionali per sostenere la ripresa economica. Una cosa su questo terreno va tenuta presente. La caduta del prodotto interno lordo che vedremo consolidato nei prossimi mesi sarà una caduta verticale che nasce da uno shock esogeno (la epidemia) e non da una crisi strutturale della economia mondiale. Abbiamo grande liquidità internazionale ferma ed in attesa di trovare nuove opportunità di impiego, abbiamo grandi tecnologie in grado di migliorare la produttività delle aziende, abbiamo grandi sfide come l’ambiente e l’assetto idrogeologico del territorio che richiedono grandi investimenti pubblici e offriranno grande occupazione. Abbiamo inoltre un grande risparmio privato che può accompagnare risorse pubbliche per rendere più vivibile il pianeta e per rilanciare da un lato l’offerta che oggi affanna per la interruzione delle rispettive filiere e dall’altro una domanda internazionale che sta lentamente deteriorandosi. Per quanto riguarda l’Italia dopo 25 anni di bassa crescita e di bassa produttività i cosiddetti partiti devono recuperare una professionalità politica da troppo tempo smarrita. Tanto per ricordare solo qualche numero, dal 2000 al 2018 l’Italia è cresciuta del 4%mentre laFrancia del 25% , la Germania del 26% e la Spagna addirittura del 27% mentre l’Italia operosa è capace di accumulare risparmio che nel 2018 aveva raggiunto una disponibilità finanziaria (contanti azioni obbligazioni e quant’altro rapidamente liquidabile di 4244 miliardi di euro di cui 1379 miliardi sui conti correnti). A fronte di questi italiani, i governi non potranno più continuare così come hanno fatto per 25 anni e l’odierna e giusta unità di intenti intorno a Conte ed ai suoi ministri in un momento così difficile dovrà essere sostituita, all’indomani della fine del contagio, da una severità di giudizio su persone e partiti perché questa splendida Italia non può più essere guidata da incompetenti manettari capaci di alimentare odio ed incapaci di garantire pace sociale, sviluppo sostenibile e serenità operosa.
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