La sinistra che non ha battuto la mafia dà la colpa a Berlusconi

Se a parlare non fossero stati uomini che conosciamo bene per averli frequentati in ragione delle loro cariche istituzionali di alto livello, questa sarebbe la volta in cui rinunceremmo al nostro tradizionale “bon ton” per seppellirli con insulti e con risate. Ci riferiamo a Carlo Azeglio Ciampi, Antonio Maccanico e Andrea Manzella e,  ultimo in ordine di tempo, Oscar Luigi Scalfaro che, quasi fossero guidati da un direttore d’orchestra rimasto nell’ombra, ci spiegano, con il piglio severo degli statisti, che le bombe mafiose del ’93 generarono il timore di un colpo di Stato. Il via lo ha dato l’ex presidente della Repubblica Ciampi con una sua intervista al quotidiano “la Repubblica “ mentre Maccanico e Manzella hanno aggiunto alcuni dettagli che meglio sarebbero stati collocati nella sceneggiatura dell’indimenticabile “banda degli onesti” di Totò e Peppino. E’ il caso dell’improvvisa interruzione delle comunicazioni telefoniche di Palazzo Chigi risultata, poi, frutto di un corto-circuito legato alla bruciatura di una piastra nell’impianto telefonico. Se veramente Ciampi e Manzella avessero pensato per un solo momento ad un colpo di Stato ( Manzella, in realtà, anche se in modo garbato, lo ha escluso) dimostrerebbero tutta la loro inadeguatezza nell’arte del governo. Ma riandiamo per un solo momento a quei giorni del luglio- agosto del 1993 quando scoppiarono le bombe a Roma, Firenze e Milano. Il governo Ciampi sostenuto da un’amplissima maggioranza parlamentare stava per fare la peggiore finanziaria degli ultimi 20 anni tanto da vanificare lo sforzo che Giuliano Amato aveva fatto appena un anno prima riducendo il cosiddetto avanzo primario nei conti pubblici di almeno la metà. Chi avesse voglia di verificare ciò che diciamo può consultare  i dati della Banca d’Italia. Ciampi era stato voluto alla guida del governo dal vecchio Pci che riteneva Amato presidente del Consiglio troppo compromesso dalla decennale collaborazione con Craxi, e da quel gruppo di borghesia azionista che controllava i maggiori quotidiani di informazione. Inoltre quella alleanza di potere che aveva catturato anche la sinistra democristiana si apprestava a sciogliere le Camere ( Scalfaro presidente della Repubblica in carica era tenuto “al guinzaglio”, oggi come allora, dalla vicenda dei fondi neri del Sisde) e si preparava alla scontata vittoria della gioiosa macchina da guerra che il buon Occhetto aveva messo a punto. Con i partiti di governo delegittimati da una gragnuola di accuse che a distanza di anni caddero per la maggior parte, chi avrebbe dovuto o potuto fare il colpo di Stato temuto da Ciampi e Maccanico? La mafia, i Carabinieri, le Forze armate, Forlani e Andreotti, Craxi, Publitalia o chi altro? Se le questioni di cui parliamo non fossero tragiche ci sarebbe davvero da scompisciarci dalle risate. Il tentativo di queste sbrindellate icone del paese è di sospettare che quelle bombe preparassero l’arrivo di Berlusconi all’epoca non ancora sceso in politica. Il mago di Arcore, in realtà,  non aveva bisogno di bombe come dimostrò pochi mesi dopo vincendo le elezioni dell’aprile del 1994 e la sua decisione di impegnarsi in politica fu solo il frutto della volontà di tutelare le proprie aziende. Da alcune settimane, inoltre, l’amico Veltroni fa una domanda ripetendola ossessivamente: perché le stragi mafiose iniziarono nel ’92 e improvvisamente si fermarono nel ’93? Si dà il caso che l’ottimo Walter abbia ricoperto negli ultimi 16 anni cariche istituzionali di altissimo livello oltre che cariche politiche  e se è rimasto ancora alle domande senza trovare da solo una risposta che è sotto gli occhi di tutti siamo davvero messi tutti male. La mafia fu, come più volte abbiamo argomentato e documentato, una delle branche della tenaglia che strinse nella sua morsa d’acciaio, frantumandoli, i partiti del centro-sinistra vero, quello che aveva vinto le elezioni del’92 ( l’altra branca di questa tenaglia fu la Procura di  Milano). La mafia uccise Falcone e Borsellino per evitare che arrivassero a conseguire certi risultati anche attraverso l’incontro previsto qualche giorno dopo la sua morte, con il procuratore di Mosca Valentin Stepankov sull’uscita dalla Russia di ingenti risorse finanziarie ancora nella disponibilità di uomini del KGB. Subito prima della strage di Capaci la mafia uccise Salvo Lima e subito dopo iniziò a delegittimare, attraverso i pentiti, uomini della Dc ( Andreotti e Mannino innanzitutto) dando così un contributo determinante alla devastazione del sistema politico che reggeva l’Italia democratica da 45 anni. Mafia e presunta corruzione dell’intero sistema fu il binomio con cui forze importanti, politiche ed economiche, tentarono di cambiare il quadro politico italiano assumendone la guida e produssero, invece, Berlusconi e il suo “ parterre de roi”. La vecchia eterogenesi dei fini. Quelle bombe del ‘93 avevano, a nostro giudizio, un altro significato. Erano gli avvertimenti a quelle forze cui la mafia aveva dato una mano che era giunto il momento di riscuotere il premio per la collaborazione che era stata data allo sgretolamento del sistema politico italiano. Ed infatti quelle bombe sortirono gli effetti perché nell’autunno del ‘93 ci fu la trattativa mafia-Stato della quale abbiamo più volte scritto e dal 1994 migliaia di mafiosi uscirono dalle patrie galere grazie ai programmi di protezione previsti dalla legislazione sui pentiti e gestiti da alcuni procuratori e da ambienti del ministero dell’interno rimasti ancora oggi nominativamente sconosciuti. Uscirono con soldi e con nuove identità. Anche gli assassini di Falcone e Borsellino, nella stragrande maggioranza, sono da tempo liberi cittadini nel silenzio dell’antimafia militante guidata da quelli che in vita osteggiarono in tutti i modi Giovanni Falcone e che oggi, senza vergogna, lo commemorano affranti. E, tanto per concludere, a chi chiede una commissione parlamentare d’inchiesta rispondiamo indignati con una domanda: perché nessuno, né politico né giornale, ricorda che c’è stata per 5 anni negli anni ’90 una commissione d’inchiesta parlamentare sulle stragi guidata dal senatore comunista Giovanni Pellegrino i cui atti inspiegabilmente sono ancora secretati negli archivi del Senato della Repubblica? Le commissioni parlamentari d’inchiesta si fanno per far conoscere all’opinione pubblica tutto ciò che c’è da sapere non certo per secretare le indagini e i risultati. Dopo 17 anni quel gruppo di potere che sfasciò nel biennio ‘92 – ‘94 l’Italia democratica tenta di mettere oggi sulle spalle di Berlusconi, che all’epoca era solo un imprenditore, le proprie responsabilità ed i propri errori pensando così di preparare il terreno per un avviso di garanzia per mafia al Presidente del Consiglio. Un gioco scoperto che va fermato subito denunciandolo. I lettori sanno il giudizio critico che da tempo abbiamo su Berlusconi, Tremonti e sull’intero Pdl ma chi li vuole battere deve farlo democraticamente come fecero i democristiani con i comunisti per 40 anni fino a contagiarli con il proprio costume democratico. Le scorciatoie portano inevitabilmente il paese verso il precipizio.

Pubblicato su ” Libero” il 03-06-2010

Be the first to comment on "La sinistra che non ha battuto la mafia dà la colpa a Berlusconi"

Lascia un commento

Il tuo indirizzo e-mail non sarà pubblicato.


*