Un nuovo partito dei cattolici ( definizione storicamente errata) a giudizio di molti non sarà mai più possibile. Ci sembra, in verità, più uno sfrenato desiderio che il frutto di un ragionamento. I partiti democratici cristiani, in Europa come in Italia, non sono mai stati il partito dei cattolici, ma , al contrario un partito di ispirazione cristiana ( la dottrina sociale della Chiesa), laico, riformatore ed europeista che ricostruì il nostro paese e il vecchio continente dalle macerie del dopoguerra. Alla dottrina sociale della Chiesa si aggiunsero, infatti, in Italia, il contributo determinante di “pensatori” squisitamente politici come Sturzo, Gonella, Fanfani, Moro, Vanoni, La Pira, Dossetti e De Gasperi per fare solo qualche esempio. E non fu un caso che in molte occasioni la DC italiana fu in contrasto con l’ispirazione terrena della Chiesa. Per dirla in breve confondere la cattolicità con il pensiero e la prassi politica dei democratici- cristiani è un errore che porta fuori strada. Il cattolicesimo è una grande religione che ha uno sguardo universale e lungimirante e che ispira a ciascuno uno stile di vita materiale e spirituale nel mentre il pensiero politico democratico -cristiano, pur affondando le radici in esso, è qualcosa d’altro. E’, cioè, la rielaborazione di quei valori con la ricomposizione di bisogni, di interessi ,di aspirazioni in un progetto politico al cui centro c’è la persona con i suoi diritti inviolabili confortata, in un continuo divenire, da politiche settoriali economiche, sociali ed istituzionali innovatrici e liberatorie. Al di là degli errori dei singoli, infatti, non c’è stata una sola scelta di fondo democristiana nel primo quarantennio repubblicano che non sia stata felice per l’Italia e per gli italiani. E chi, ignorando i fatti, ricorda la colpa del debito pubblico dimentica innanzitutto che quell’Italia degli anni ’70 e ’80 ritornò ad essere un paese normale dopo che democristiani, i laici e i socialisti e in parte lo stesso Pci sconfissero il terrorismo brigatista e l’inflazione a due cifre difendendo quella democrazia repubblicana messa duramente a rischio in quegli anni. L’inevitabile costo di quella vittoriosa battaglia fu un disequilibrio dei conti pubblici messi, però, sotto controllo già nel 1991 con il pareggio del bilancio primario. E ‘vero che gli effetti del berlusconismo nella società italiana sono stati devastanti. Il sesso, il denaro, il successo e il potere irresponsabile ed autoreferenziale sono diventati i nuovi totem ma stanno producendo nella stessa società un rigetto culturale che deve essere la nuova anima di un pensiero politico forte per evitare, che si trasformi, inaridendosi, in violenza di piazza. E il pensiero democratico-cristiano, alimentato dal variegato mondo cattolico dell’associazionismo, del volontariato, del sindacato e di movimenti religiosi, è una delle culture politiche necessarie per ricostruire un’Italia diversa . Abbiamo dinanzi drammatiche sfide e, prima fra tutte, il contenimento di quel capitalismo finanziario che sta uccidendo l’economia di mercato, impoverendo le società occidentali mettendo a rischio la stessa democrazia politica del novecento. La ricomposizione del pensiero e della prassi democratico –cristiana, inoltre, spazzerebbe via, personalismi, autoritarismi e dilettantismi fonte dello sfarinamento del paese e toglierebbe dal letargo anche altre culture politiche ( liberali, socialiste, ambientaliste) altrettanto necessarie per far uscire l’Italia dal tunnel.
Pubblicato il 25 settembre 2011 sul ” Corriere della Sera”
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