Consigli ai volenterosi per applicare la dottrina Krugman senza altri debiti

Pubblicato su Il Foglio del 15 settembre 2011

Al direttore – La tua eco all’articolo di Paul Krugman sul New York Times nel quale il premio Nobel americano ha sostenuto che la risposta alla crisi finanziaria ed economica non era la politica dei tagli sino all’osso ma la ripresa della crescita e dell’occupazione è talmente giusta da apparire finanche ovvia. Naturalmente per le persone di buon senso. Ricordo che nel 1992, quando Giuliano Amato fece la sua maxi manovra di 80 mila miliardi di vecchie lire fatta di tagli e piccolissima patrimoniale sui conti correnti, l’anno successivo la domanda interna dei consumi diminuì di 6 punti percentuali. Entrammo così subito in recessione con un Pil che si ridusse di appena l’1,5 % nel 1993 grazie ad una svalutazione del 30 % della lira che fece da ammortizzatore aiutando, tra l’altro, le nostre esportazioni, ma perdemmo 1 milione di posti di lavoro. Solo per inciso quella maxi manovra usata per impedire che il sistema monetario europeo saltasse fu totalmente inutile perché la Germania aveva già deciso che quel sistema dovesse saltare dovendo sostenere il costo dell’unificazione tedesca. Se nel triennio ‘96-‘99 riuscimmo ad entrare nella moneta unica fu grazie al crollo internazionale dei tassi d’interesse che fece risparmiare 5, 1 punti di Pil di spesa per interessi. Anche ora andremo in recessione tra pochi mesi grazie a queste due ultime manovre che hanno seguito una direzione opposta a quella indicata da Krugman. Sia chiaro, il rientro dal disavanzo e una diversa politica di bilancio sono necessari ma tutti dimenticano che per risanare bisogna anche crescere. Se una famiglia è indebitata per pagare i propri debiti deve ridurre le spese ma anche aumentare il proprio reddito lavorando di più. Diversamente si affamerà e i debiti la sommergeranno. E allora? Innanzitutto le maggiori entrate necessarie per il riequilibrio dei conti pubblici e per finanziare la ripresa non devono togliere nassa spendibile alle famiglie e alle imprese. Ciò è possibile con due semplici mosse. La prima è un contributo volontario con un premio fiscale da richiedere a quel 10 % di italiani che controlla il 45 % della ricchezza nazionale (e cioè oltre 5.000 miliardi di euro). Il contributo dovrà essere tale da raccogliere tra i 150-300 miliardi di euro e sul premio fiscale potremo discutere. In questa maniera ridurremmo anche il deficit di 6-8 miliardi ogni anno. La volontarietà del contributo non darà input recessivo e va da sé che se dovesse fallire si aprirebbero le porte a una vera patrimoniale. La seconda mossa. Vendere subito un numero di immobili utilizzati dalla pubblica amministrazione con un rendimento appetibile e tale da raccogliere 30-35 miliardi di euro. Il contributo volontario “incentivato” abbatterà il debito riducendo così anche il deficit mentre lo spin-off immobiliare finanzierà lo start-up della nuova crescita economica. Tutto questo consentirò di ragionare con calma sulla riforma dello Stato e degli enti locali perché tagliare la spesa pubblica senza ridurre i compiti della pubblica amministrazione spinge a tagliare sempre la sola spesa per investimenti (-18% nel 2010). Insomma i tagli, lineari o no, si trasferiscono sempre sulla spesa in conto capitale così come maggiori tasse tolgono massa spendibile a famiglie e imprese creando un avvitamento tra bassa crescita, alta inflazione, crollo della domanda interna. Noi abbiamo fatto le scuole serali ma abbiamo vissuto per anni nei posti di pronto soccorso dove dovevamo fare rapidamente una diagnosi e nella terapia seguivamo l’antico insegnamento: “primum non nocere”. Finora si è fatto il contrario da almeno 15 anni. Sui guasti dei mercati finanziari, la radice di tutti i mali, ne discuteremo un’altra volta.

Be the first to comment on "Consigli ai volenterosi per applicare la dottrina Krugman senza altri debiti"

Lascia un commento

Il tuo indirizzo e-mail non sarà pubblicato.


*