Pubblicato su “Il Foglio” il 17 maggio 2012
Nei momenti difficili per un Paese la prima cosa da fare è non perdere la calma e la seconda è di non stravolgere, nei fatti, il nostro ordinamento costituzionale con poteri sostitutivi impropri. E’ la prima considerazione che ci viene in mente dopo la notizia dell’incontro al Quirinale tra il nostro amato Presidente Napolitano e il premier Monti. Argomento della riunione sono state le riforme costituzionali tra cui quella del cosiddetto bicameralismo perfetto ( peraltro presente in molti paesi tra cui gli Usa), dei poteri del primo ministro, della sfiducia costruttiva e della riduzione del numero dei parlamentari. Su molti di questi argomenti c’è un’ampia convergenza ma questa volta non si tratta di discutere dei contenuti. Il tema che vogliamo porre sul tappeto è quello di iniziative improprie, almeno nella forma. Non ce ne voglia il Presidente Napolitano, peraltro ricco di tanti meriti, se sottolineamo che questi argomenti non vanno discussi con il governo, ed in particolare con questo tipo di governo, figlio dell’emergenza economica e della crisi della politica e composto esclusivamente da tecnici fuori dalle forze politiche presenti in Parlamento. Sia chiaro, il Presidente Napolitano ha tutti i motivi per preoccuparsi ( anche noi, più modestamente, lo siamo) ma la costituzione gli offre uno strumento autorevole e diverso dagli incontri con il Presidente del consiglio, quello di un messaggio alle Camere. L’interlocutore unico di quelle riforme, infatti, è il Parlamento della Repubblica in particolare, lo ripetiamo, quando alla guida del Paese c’è un governo come quello di Mario Monti. E’ vero che dal 1992 in poi ( da Oscar Luigi Scalfaro) l’Italia ha assistito ad un ruolo del Presidente della Repubblica “borderline” rispetto al dettato costituzionale ma se alla drammatica crisi della politica e alla sua crescente inadeguatezza aggiungiamo anche lo stravolgimento dei ruoli istituzionali non faremo una cosa saggia. Sappiamo bene che le motivazioni del nostro presidente Napolitano sono alte e nobili, ma la saggezza popolare ci insegna che la strada dell’inferno è tutta lastricata di buone intenzioni. Se il ricordo non ci tradisce, sinora, il Presidente Napolitano non ha mai usato lo strumento del messaggio alle Camere che, al contrario, mai come in questi momenti sarebbe una cosa utile. Avrà avuto certamente le sue ragioni, ma in alternativa poteva chiamare i presidenti delle Camere per essere informato sulle difficoltà che incontra il cammino delle riforme costituzionali e, tramite loro, inviare una sollecitazione ai gruppi parlamentari. Se sottolineamo quella che a noi sembra, sul terreno della forma, una impropria interferenza è perché nel Paese circola un vento gelido sulla tenuta democratica nel Paese che nasce da una brutta sensazione di massa e cioè l’inutilità del Parlamento. Se anche il Presidente della Repubblica lo supera e lo ignora, involontariamente finisce per mettere un sigillo autorevole sull’antiparlamentarismo di massa. Conosciamo Napolitano e sappiamo anche che questa è l’ultima cosa che pensa ma se ci riflette un po’ vedrà che anche le nostre preoccupazioni sono altrettanto giuste in una stagione in cui nuovi autoritarismi, silenti e sofisticati, soffiano in Europa attraverso mille strade diverse, non ultima quella del capitalismo finanziario.
Salve sono Francesca di nettuno un taglio che si può fare, è verso quelle persone che sono disabili e furbetti che non frequentano il loro lavoro presso scuole ospedali ecc. Statali che si approfittano della loro condizione, facendo fare il loro lavoro agli altri ma percependo lo stesso stipendio di chi è fisicamente idoneo e sapendo bene che loro sono tutelati e vanno via dal posto di lavoro prima degli altri perché sono tutelati e non è giusto per i bravi lavoratori. Spero in un vostro provvedimento cordiali saluti.