pubblicato sul ” Il Tempo” l’ 8 giugno 2012
Che grande sorpresa! La stragrande maggioranza dei mezzi di informazione ha dato, con attonito stupore, la notizia che, a fronte del bilancio di previsione dello Stato, nel primo quadrimestre di quest’anno mancano 3,4 miliardi di euro di entrate. Ma perché si stupiscono? In un paese la cui economia sta andando a picco con una recessione a tutto tondo le cui stime ufficiali sono false per carità di patria, come potevano aumentare le entrate fiscali e contributive? Nessuno sembra rendersi conto che se aumentano le tasse nel breve periodo aumentano le entrate ma poi diminuiscono perché l’economia va in recessione grave con il crollo degli utili dell’intero sistema produttivo e dell’occupazione e le famiglie assistono impotenti alla erosione dei propri redditi che rende loro difficile anche pagare al fisco quanto dichiarato. D’altro canto se si vanno a guardare i vari tipi di imposte mentre l’Irpef aumenta il suo gettito di poco (è la massa dei dipendenti che non sfugge al prelievo fiscale) si riduce l’Ire, l’imposta sulle aziende, e innanzitutto l’Iva che è la spia più forte della caduta dell’economia. Sono mesi che da queste colonne diciamo che la recessione è più grave del previsto e che sarà quasi impossibile raggiungere alla fine del 2013 il pareggio di bilancio assicurato da Monti in sede europea ma il governo sembra curarsi poco delle voci critiche di chi, come noi, pure lo sostiene nel silenzio complice dei gruppi parlamentari di maggioranza. Sono ormai sette mesi che Monti e i suoi autorevoli professori guidano il paese e, fermo restando la credibilità internazionale recuperata, siamo andati sempre più giù pur avendo l’esecutivo sfornato decreti legge a go-gò su quasi tutto lo scibile umano senza essere capace, sinora, di accendere la più piccola fiammella di speranza. Così non va e non può continuare ad andare anche perché, a questo punto, ci viene il sospetto che la credibilità internazionale sia stata recuperata più dal Monti presidente europeo della commissione Trilateral, consulente della Goldman Sachs e componente del club Bilderberg che non dal Monti presidente del consiglio italiano. La nostra non è una malizia ma visto che, dopo sette mesi, i conti non tornano neanche per il 2013 e che l’economia italiana rischia di andare a picco, la domanda è d’obbligo: questo governo, e i gruppi che lo appoggiano, sono consapevoli di ciò che sta accadendo? E va subito sfatata la ridicola equazione per cui se si vuole risanare la finanza pubblica non si può finanziare la crescita. Un’equazione falsa perché nessuno propone l’economia del debito, neanche nel lontano passato che ogni tanto qualcuno tira in ballo a sproposito non conoscendo né i numeri né i gravi fatti politici dell’epoca. Ciò che proponiamo da tempo è che le risorse per gli investimenti pubblici possono essere recuperati, ad esempio, dalla vendita degli immobili strumentali delle amministrazioni centrali dello Stato con un gettito che si aggirerebbe intorno ai 35-40 miliardi di euro. Passera dovrebbe conoscere bene l’utilità degli spin-off immobiliari per le aziende che vogliono svilupparsi senza indebitarsi ulteriormente per averli fatti quando era a capo di banca Intesa. E la conosce bene anche Monti sia per la sua dottrina sia perché la Goldman Sachs comprò il patrimonio immobiliare dell’ENI dandogli, così, le risorse per espandersi ulteriormente. È passato troppo tempo senza che sia arrivata una strategia di crescita per il paese e il nostro scetticismo nasce non solo dall’immobilismo (ancora una volta è stato rinviato il decreto sullo sviluppo) ma anche dalla lettura del decreto legge varato qualche settimana fa per pagare le imprese che vantano crediti dalla pubblica amministrazione per 70 miliardi di euro. A leggere bene quel decreto se le imprese avranno un po’ di soldi di qui a 10-12 mesi sarà grasso che cola. E questa non è una cosa seria. Stiamo ballando da troppo tempo sulla tolda del Titanic qualunque sia l’orchestra che suona e il paese davvero non ne può più. Pochi, pochissimi tra le forze politiche capiscono che così è a rischio anche la democrazia parlamentare che abbiamo costruito con la fatica e con il sangue dei nostri padri e dei nostri fratelli.
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