Lettera aperta a Monti sul governo e i poteri forti. Aspettando la patrimoniale

Pubblicato su ” Il Foglio” 12-06-2012

Gentile Presidente,

ho molto riflettuto prima di scriverLe questa lettera aperta. Il ricordo di una Sua antica collaborazione con il sottoscritto mi ha spinto a rompere gli indugi per porLe alcune domande di fondo. Cosa intende, innanzitutto,  per “poteri forti” da Lei evocati qualche giorno fa? La curiosità nasce dal fatto che quando quei poteri sono stati evocati dai politici, l’ironia e la derisione di molti opinionisti sono state la regola. Oggi ad evocarli è  il presidente del consiglio italiano che è anche il presidente europeo della commissione “Trilateral”, consulente della Goldman Sachs nonché membro dell’esclusivo club Bilderberg. Le organizzazioni e le società per le quali Ella ha lavorato negli ultimi anni sono, ad esempio, poteri forti oppure no e poi a quali altri si riferiva? E veniamo alle altre questioni. Ella ritiene davvero che una politica economica tutta incentrata su pochi tagli e sull’aumento delle tasse possa aiutare l’obiettivo di quel pareggio di bilancio nel 2013 per il quale si è impegnato in Europa? Ella mi insegna che i mercati, oltre allo stock del debito sovrano, guardano alla sostenibilità del debito stesso che si identifica, per l’appunto, con il tasso di crescita economica rispetto al quale, negli ultimi 10 anni, l’Italia è stata e continua ad essere la cenerentola d’Europa. È la mancata crescita decennale, infatti, il più importante vincolo di bilancio. A molti sembra che la politica del Suo governo sin qui ha solo accentuato gli effetti recessivi della crisi economica internazionale. Nessuno immagina che le risorse per la ripresa economica debbano venire da un maggiore indebitamento del paese ma non vi è alcun dubbio che nuove risorse vadano trovate ed anche con urgenza. La politica dell’offerta che Ella sembra voler perseguire ha bisogno, infatti, di investimenti pubblici e privati in settori cruciali come la formazione del capitale umano, la ricerca e l’innovazione, il superamento del gap infrastrutturale fisico e immateriale del paese accumulato negli ultimi 20 anni oltre a una profonda revisione fiscale a favore delle famiglie e della competitività delle imprese. La timidezza, ad esempio, nell’affrontare la vendita degli immobili strumentali delle amministrazioni centrali dello Stato che darebbero un gettito “una tantum” di 35-40 miliardi di euro in brevissimo tempo ci lascia sgomenti così come ci lascia sconcertati il Suo rifiuto di aggredire il debito pubblico aumentato di 18 punti negli ultimi 10 anni proprio grazie alla mancata crescita. Ella non ha esitato un solo momento per fare un’importante riforma delle pensioni ma ha del tutto ignorato quel 10% degli italiani che controllano il 45% della ricchezza nazionale e cioè quasi 5.000 miliardi di euro. Ella disse un giorno che non era facile individuare e colpire la ricchezza. In parte è vero ma non è impossibile, in particolare se si lancia un’offensiva di persuasione politica per chiedere anche a questi italiani, in larga parte disponibili, i necessari sacrifici. Mai come in questo momento, salvando il paese, la ricchezza nazionale sa di salvare se stessa. La politica dei due pesi e delle due misure sta rompendo in maniera drammatica la coesione sociale del paese alimentando uno tsunami antiparlamentare devastante che non può lasciarLa indifferente. Questa Sua strana politica nazionale è inoltre appesantita da una crisi politica europea senza precedenti. Le ultime decisioni a favore del sistema bancario spagnolo sono un primo segnale di una diversa direzione di marcia. Non sfugge, però, che quella decisione e le intelligenti posizioni della BCE di Mario Draghi che ha garantito una liquidità illimitata al sistema bancario europeo siano misure di pronto soccorso così come lo saranno  tutte le analoghe iniziative che sono sul tappeto. Quel che ci spaventa, però, è il silenzio assordante di larga parte dei paesi europei e Suo in particolare, sulle misure strutturali da prendere nei riguardi di quell’industria della finanza che ha tolto in oltre 20 anni valore economico alla produzione ed al lavoro impoverendo, così, masse popolari crescenti nelle democrazie occidentali. Da tempo la finanza non è più un’infrastruttura al servizio dell’economia reale ed Ella sa che se essa non ritorna a quel ruolo gli effetti delle misure d’urgenza svaniranno in tempi brevi. Il capitalismo finanziario nato dalla deregolamentazione dei mercati rischia, infatti, di ammazzare l’economia di mercato e gli stessi modelli democratici costruiti dall’occidente con il sangue di milioni di persone. Non credo che su questo punto Lei e il Suo governo possano ancora tacere nei vertici europei e del G20. Le auguro buon lavoro con la simpatia di sempre.

 

Be the first to comment on "Lettera aperta a Monti sul governo e i poteri forti. Aspettando la patrimoniale"

Lascia un commento

Il tuo indirizzo e-mail non sarà pubblicato.


*