I partiti si sono dileguati nel momento delle difficoltà

Pubblicato su “Il Tempo” il 28-08-2012

Dell’ultimo consiglio dei ministri si è detto di tutto ma la definizione più esatta è stata quella  che lo ha definito un seminario. Un seminario di idee durato ben nove ore. La lunghezza dei consigli dei ministri è stata una caratteristica della seconda repubblica. E più erano lunghi e meno si decideva. Un consiglio da “seminario”, però, è una originalità tutta professorale. Quegli zotici della prima repubblica avevano la pessima abitudine di preparare i consigli dei ministri attraverso riunione dei singoli ministri di spesa con i ministri finanziari lasciando al consiglio dei ministri la discussione sui provvedimenti la cui preparazione era già largamente condivisa. Ma, come si sa, quella repubblica era il Male che aveva prodotto fino al 1992, e cioè in 40 anni, un debito pubblico di 849 miliardi di euro mentre la seconda in 20 anni lo ha più che raddoppiato ( siamo a 1963 miliardi di euro) nonostante la vendita di società pubbliche per oltre 160 miliardi di euro. Questi dati, scarni ma essenziali, dovrebbero essere tenuti a mente da tutti, in particolare da quanti, a destra o a sinistra, richiamano la pesante eredità del “passato”. Insomma se la prima era il Male il Bene della seconda repubblica gli fa una concorrenza spietata non solo per aver raddoppiato il debito in soli 20 anni  ma anche perché l’occupazione è passata dagli oltre 23 milioni di italiani a poco più di 22 milioni e dal 1995 l’Italia non cresce più. Forse per tutto questo è stato chiamato di pronto soccorso il governo tecnico che, pur tra qualche indubbio merito, ( il recupero del ruolo internazionale dell’Italia, una forte riforma delle pensioni), spesso si è dilettato con cose che non avranno alcun effetto pratico. E di esempi ce ne sono a centinaia. A cominciare dai cosiddetti esuberi della pubblica amministrazione ( 24mila persone) eliminati i quali, dalla stessa relazione tecnica della ragioneria generale si evince un aggravio di spesa nel 2013 per 172 milioni di euro (pensione + liquidazione) mentre nel biennio successivo il risparmio è zero. E tanto per rimanere nell’ambito della pubblica amministrazione nell’ultimo consiglio dei ministri è stato annunciato il concorso per 12 mila insegnanti che non è assolutamente una risposta al crollo dell’occupazione perché quei 12mila posti sono già occupati da precari della scuola. Anzi avremo probabilmente alcune migliaia di precari che perderanno anche  la loro precarietà  diventando disoccupati dopo anni di insegnamento. Sulle liberalizzazioni restiamo, invece, sconcertati. Noi immaginavamo che liberalizzare  ad esempio il notariato significasse che alcuni atti minori avrebbero potuto farli anche altri professionisti ( avvocati e commercialisti) mentre i professori del governo  ci hanno spiegato che liberalizzare significava aumentare il numero dei notai. E così per le farmacie i cui prezzi sono regolamentati e così addirittura per  i tassisti. Se pensiamo che il ministro di grazia e giustizia, l’avvocato Severino, da oltre un anno ha sul tavolo un accordo con la Regione Campania firmato dal suo predecessore Alfano per trasferire ai Tribunali della Campania oltre 300 unità in esubero nella Regione  e non gli dà corso ci cadono davvero le braccia.  Potremmo continuare a scrivere pagine di esempi di questo tipo ricordando tra l’altro quella sfrenata bulimia legislativa di norme che per trovare applicazione attendono ben 350 decreti attuativi. Non vogliamo infierire su di un governo di brave persone chiamate a fare un lavoro diverso dall’attività che facevano sino ad un anno fa con l’eccezion del nostro presidente che ha alle sue spalle dieci anni di esperienza della commissione europea che peraltro è cosa totalmente diversa dal pesante lavoro cui è chiamato oggi. Quel che ci colpisce, però, è che a distanza di quasi un anno i conti pubblici, contrariamente a quel che si dice, non sono in sicurezza, la recessione viaggia verso –il 3% del pil, il debito continua ad aumentare minuto per minuto  e si continua a non chiedere a quella parte del Paese più ricca uno sforzo di responsabilità nazionale nonostante la sua disponibilità mentre  si fa un seminario di nove ore per una carrellata di idee per rilanciare una crescita economica latitante da molti anni.  Certamente tra i provvedimenti varati ci sono anche cose positive così come resta nell’ombra il ruolo della Cassa Depositi e Prestiti le cui società non sempre hanno comportamenti trasparenti e funzionali alla ripresa economica. Sappiamo bene, inoltre che l’Europa ha un ruolo fondamentale nella ripresa dell’intera eurozona e nella lotta alla speculazione, ma anche su questo terreno ci sembra che sinora non c’è stata da parte dell’Italia alcuna proposta per disciplinare diversamente i mercati finanziari nonostante gli scandali che si susseguono quasi ogni giorno. Non è giusto, però, gettare la croce sulle spalle di Monti e dei suoi ministri avendo visto, unico caso in Europa, la fuga a gambe levate dei nostri partiti dalle responsabilità di governo in un momento in cui il Paese ne aveva più bisogno rischiando così di confermare quella scellerata e diffusa sensazione della loro inutilità.

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