Il populismo antimercatista della Merkel nel giudizio scorretto di un democristiano autentico

Pubblicato su “Il Foglio” il 05-09-2012

Ci voleva la voce autorevole di un leader democratico-cristiano per sentire, finalmente, una denuncia forte contro gli effetti devastanti della finanziarizzazione dell’economia mondiale. Angela Merkel, nella tradizionale festa del suo partito in Baviera, ha detto, con chiarezza e determinazione, che la politica non può consentire  alla finanza internazionale di impoverire i popoli di cui è diventata terribile nemica arricchendo così solo una piccola elite. Musica per le nostre orecchie che da alcuni anni spieghiamo, quasi con ossessione, che la finanza internazionale ha avuto una grave mutazione genetica negli ultimi venti anni. Da essenziale infrastruttura per la produzione di beni e servizi (gli unici a diffondere benessere nelle popolazioni) la finanza è diventata un’industria a se stante nella quale la materia prima è il denaro e il prodotto è più denaro togliendo, così, valore economico alla produzione, al lavoro e al commercio. I cristiano-democratici di tutta Europa hanno trascorso il primo cinquantennio post-bellico a difendere l’economia di mercato, il valore dell’iniziativa privata e del profitto. Un’economia di mercato che ha rappresentato sino al 1989-‘90 la linea di demarcazione tra il cattolicesimo politico, il liberalismo e il socialismo democratico da una parte e le utopie dirigiste di larga parte della sinistra italiana ed europea. La deregolamentazione dei mercati finanziari avviata negli Stati Uniti all’inizio degli anni ’80 con la caduta del muro di Berlino e con la globalizzazione ha prodotto un perverso effetto domino in tutti i paesi del mondo lasciando crescere in maniera irragionevole ed esagerata il profitto finanziario a danno di quello dell’economia reale. Per dirla in maniera ancora più chiara, l’economia di mercato ha prodotto un capitalismo finanziario selvaggio che sta ammazzando, con la recessione, l’economia reale e producendo profitti finanziari irragionevoli per una elite la cui immensa ricchezza si sta lentamente trasformando in vero e proprio potere alternativo alla politica e con profili autoritari. Andando avanti di questo passo  i ceti medi dell’occidente saranno sempre più poveri  mettendo alle soglie della indigenza decine e decine di milioni di cittadini. Così non può continuare pena il rischio di mettere in discussione anche i modelli democratici dell’occidente a favore di quei sistemi politici autoritari dell’oriente del pianeta capaci oggi, dopo anni di oscurantismo economico, di tutelare l’economia di mercato nella sua migliore tradizione  mettendo la museruola a quel capitalismo finanziario suicida che l’occidente non riesce più a fermare. E’ questo il paradosso che stiamo vivendo all’inizio del terzo millennio e la cui espressione più evidente è testimoniata dalle crescenti acquisizioni in occidente dei fondi sovrani di paesi come la Cina, l’India e l’intero medio Oriente. Dalle squadre di calcio a pezzi importanti dell’industria manifatturiera a tecnologia avanzata  e delle strutture del credito. Insomma l’occidente rischia di essere sempre più in vendita e, metamorfosi della Storia,  di diventare schiavo del più saggio capitalismo di mercato orientale dopo essere stato strozzato dalla sua incapacità a difendersi da un folle capitalismo finanziario. I provvedimenti annunciati dalla BCE sul mercato secondario dei titoli del debito pubblico degli Stati sono solo un rimedio di emergenza mentre il nodo strutturale da affrontare e sciogliere è quello di una diversa disciplina dei mercati finanziari ricca di alcuni divieti (dalle scommesse sulle materie prime essenziali per la vita del mondo al blocco delle vendite allo scoperto e alla esagerata leva finanziaria sui derivati). Spiace dirlo, ma larga parte del partito democratico sembra abbia venduto l’ anima proprio a quella finanza internazionale contro la quale ha giustamente tuonato la cristiano-democratica Angela Merkel lasciando intravedere così l’alba di un nuovo giorno.

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