Pubblicato su”Il Foglio” il 24-11-2012
C’è una cosa intollerabile che spesso emerge nei movimenti che si affacciano per la prima volta sulla scena politica ed è quello di sentirsi unti dal Signore e di avere il monopolio della moralità e del saper fare. Non a caso questi movimenti si dichiarano in maniera autoreferenziale “rappresentanti della società civile” . Gli altri, naturalmente, sarebbero rappresentanti della parte tribale della società. A questa tentazione un po’ infantile e un po’ supponente non sono sfuggiti alcuni protagonisti dell’assemblea di sabato scorso aperta con un discorso di Luca di Montezemolo e chiuso con quello del ministro Riccardi. Valga per tutti l’invito in un’intervista del simpatico Nicola Rossi, senatore in carica eletto nelle file del PD e trasferitosi poi nel gruppo misto, a Pierferdinando Casini “ di liberarsi di parte della sua classe dirigente e di guardare all’esterno (sic!!)”. Ci sembra una esplicita richiesta di posti sicuri nella lista di Casini messa lì con quella tenera arroganza infantile che nel caso specifico non ha neanche un minimo di fondamento visto che nelle ultime amministrative in quel di Canosa, piccolo centro pugliese, la lista “Canosa futura” di Nicola Rossi ha preso un solo consigliere comunale nonostante il nostro senatore fosse nato e cresciuto in quella cittadina. Nonostante questi aspetti infantili, noi riteniamo un fatto positivo che uomini e donne che sono già protagonisti della vita politica italiana da moltissimi anni come Luca di Montezemolo, già presidente della Confindustria, Raffaele Bonanni, segretario della CISL da cinque anni, Nicola Rossi senatore della Repubblica e tanti altri ancora decidano di mettersi insieme per formare una propria lista alle prossime elezioni con l’indicazione di un premier come Mario Monti. Quell’assemblea, una volta assunta la forma partito o almeno la forma di una lista per le prossime elezioni potrà dare un contributo importante al governo del paese anche sulla base delle decisioni prese negli ultimi anni dai suoi maggiori protagonisti, dallo scudo fiscale all’aumento della pressione fiscale sulle famiglie per finire alle politiche industriali di alcune grandi aziende del paese come la Fiat. Riteniamo così importante la discesa in campo di quella numerosa assemblea riunitasi sotto lo slogan “Verso la terza Repubblica” che ci permettiamo di sussurrare qualche consiglio. Con umiltà e con la saggezza del dubbio naturalmente. Abbiamo letto e riletto quella lettera manifesto del 25 ottobre scorso e la loro agenda sul cosa fare nel 2013. E siamo rimasti un po’ smarriti perdendoci non tanto nel nulla ma in quei tanti obiettivi che nella loro genericità possono essere sottoscritti da tutti, da Vendola a Storace tanto per intenderci. Ma ciò che più ci preoccupa è che non vi è traccia di alcune questioni fondamentali, alcune di carattere internazionali, altre di natura domestica. L’ordinamento dello Stato, la finanziarizzazione dell’economia, l’Europa con i suoi limiti e le sue difficoltà economiche e politiche, un nuovo ordine monetario, tanto per citarne le principali. Eppure in quell’assemblea non ci sono solo neofiti dell’impegno politico. Ed infine una domanda anche essa sussurrata con umiltà. In quale cultura europea quell’assemblea pensa di collocarsi, in quella liberale, in quella cristiano-democratico, in quella socialista o in quella ambientalista, cioè le quattro culture che innervano i partiti che guidano tutte le grandi democrazie europee? Se ci permettiamo questi suggerimenti e queste domande è solo per non essere delusi nelle nostre speranze che quell’assemblea ha dato all’Italia tutta, dentro e fuori i confini del paese, dalle Ande agli Urali. Un ultimo consiglio. Chi avesse tra quei partecipanti per sbadataggine lasciato proprie risorse o partecipazioni societarie in paradisi fiscali ovunque essi siano, li riportino rapidamente in patria perché l’insegnamento primo della società civile è che ciascuno testimoni con i propri comportamenti ciò che predica nelle piazze e nei salotti, perché tutto ciò che si presenta come nuovo lo sia per davvero.
Be the first to comment on "Umili consigli un po’ perfidi per i nuovisti di Montezemolo"