Intervista del 15-12-2013 “Il Mattino”
L’humour dell’ex ministro dc: l’autonomia è come la salute te ne accorgi quando è a rischio.
Di Corrado Castiglione
“Attenzione, il Parlamento e i partiti sono come la salute: si apprezzano quando non ci sono più”. Ammonisce e taglia corto con il consueto humour Paolo Cirino Pomicino se gli si chiede cosa ne pensa di questa storia del colpo di spugna al finanziamento pubblico ai partiti. Non che sia del tutto contrario, precisa l’ex ministro della Prima Repubblica, “ma serve il giusto equilibrio” altrimenti la democrazia è a rischio, raccomanda l’esponente diccì, uno che di finanziamento dei partiti se ne intende, sebbene lui stesso tenga giustamente a puntualizzare – al telefono come anche sul suo blog – che “l’unica condanna da me ricevuta fu per il finanziamento illecito (illecito solo perché il finanziamento non era stato dichiarato alle Camere, ribadisce) sulla vicenda Enimont nel processo in cui furono condannati, per lo stesso reato, Bossi, La Malfa, Martelli ed una serie di altri personaggi. Il dispositivo della tendenza escluse ogni ipotesi di corruzione così come la esclusero tutti i 42 processi.
Onorevole, ora interviene il governo. Che ne dice?
Non l’ho ancora letto, ma mi sembra un buon decreto, soprattutto perché improntato ad una necessaria gradualità. Anche se devo dire che il finanziamento pubblico non è in sé un male: non a caso sopravvive in tanti Paesi europei.
Dunque, l’Italia sta sbagliando strada?
Non dico questo, però mi rendo conto che talvolta la piazza rappresenta un disagio in una stagione come questa in cui certe manifestazioni vanno oltre ogni limite. E mi rendo anche conto che dare soldi ai partiti, di questi tempi di crisi, può significare un insulto a chi ha la pancia vuota. Ma un insulto non è.
Però ai suoi tempi la politica ha inaugurato quella stagione di vacche grasse di cui oggi si finiscono per scontare i guasti. Non le pare?
Non è vero, la politica di oggi spende molto di più. Il finanziamento pubblico, o meglio il rimborso elettorale ai partiti è arrivato a cifre davvero esagerate. Addirittura le cifre si sono quintuplicate rispetto agli anni in cui ho cominciato: allora si viaggiava intorno ai 200 miliardi di lire oggi siamo a circa 500 milioni di euro. Cifre molto sproporzionate se teniamo conto che oggi i partiti hanno strutture molto meno appesantite rispetto a quelle di ieri.
Però?
Però io non vorrei che qui si facesse come il pendolo, che esagera prima in un senso e poi nell’altro, senza trovare un punto di equilibrio.
Può farci capire meglio?
Prenda le primarie del PD: le sembra normale che la fondazione di Renzi abbia speso un milione di euro? Forse non tutti possono permettersi certe cifre. Così come è evidente che lo stesso Berlusconi ha degli strumenti che altri non hanno. Ecco, voglio solo dire che bisogna stare molto attenti ed eliminare del tutto il finanziamento pubblico sarebbe un errore grave. Un minimo lo Stato deve poterlo garantire a tutti. Altrimenti si creano dei gap profondi.
Tutto dipende dagli strumenti che si utilizzano: il tetto alle donazioni e l’aumento delle detrazioni sembrano fattori strategici. Non trova?
Certo, l’importante è riuscire a trovare un punto di equilibrio. Basti considerare che quando la senatrice Clinton fu eletta raccolse nello stato di New York circa 30 milioni di dollari, in una circoscrizione di 10 milioni di elettori. Più o meno nella stessa epoca io sono stato impegnato nelle province di Napoli e Caserta di fronte ad una platea di 3 milioni e mezzo di elettori, in teoria avrei dovuto raccogliere 10 milioni, in realtà ne abbiamo raccolti e spesi molto meno.
Serve equilibrio ma anche trasparenza.
Non c’è dubbio: lo Stato deve garantire un minimo di finanziamento pubblico per rispettare un principio di egualitarismo, ma poi bisogna fare in modo che la gente sappia chi ha dato il danaro e a chi. Ecco, qui sta la differenza con i miei tempi, quando nessuno ti dava i soldi al chiaro di luna, ma tutti rigorosamente sotto banco, il che poi diede adito alle esagerazioni che sono accadute.
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