Pubblicato il 17 giugno 2014 su “Il Foglio”
Elementare Watson, avrebbe detto il mitico Sherlock Holmes, l’assassino torna sempre sul luogo del delitto. Fondi e società finanziarie fanno spesso propria la considerazione di Sherlock Holmes e tornano sul luogo del delitto non per una attrazione fatale ma per puro interesse economico. Il caso della Seat Pagine Gialle da questo punto di vista è forse un esempio scolastico della verità di Sherlock Holmes. Nel 1997 la Telecom pubblica vende, in vista della sua totale privatizzazione, la società Seat Pagine Gialle definita all’epoca la gallina dalle uova d’oro per il fatturato che realizzava (775 milioni di euro in moneta corrente). Gli acquirenti, oltre alla De Agostini, furono molte strutture finanziarie (Sofipa mcc, Investitori associati, Bain Capital, BC partner, CVC capital) che presero la maggioranza della società (il 64%) per 885 milioni di euro. Nel corso di 1-2 anni i nuovi acquirenti distribuirono dividendi straordinari per 1,50 miliardi di euro e a distanza di 30 mesi (trenta!!!) vendettero alla Telecom, questa volta privatizzata e nelle mani dei capitani coraggiosi guidati da Colaninno padre, il loro 64% per oltre 5 miliardi di euro con una plusvalenza da capogiro inusuale anche nelle tragedie corruttive emerse in questi giorni. Il silenzio fu generale eccezion fatta per chi scrive. Consob, procure, parlamento e naturalmente governo girarono la testa dall’altra parte pensando che tutto quel che accadeva era la forza e la sapienza del mercato. Quattro anni dopo la gran parte delle società che avevano acquistato e venduto la maggioranza della Seat Pagine Gialle (BC partner, Cvc capital, Investitori associati con l’aggiunta del fondo Permira) avendo spremuto dividendi a go-go riacquistarono l’intera società dalla Telecom intanto trasferita nelle mani di Tronchetti Provera valutandola, però, appena 3,74 miliardi, meno della metà del valore convenuto nella vendita precedente (8,1 miliardi di euro). Telecom perse 4 miliardi e i fondi ne guadagnarono altrettanti. Ma non è finita. Il continuo drenaggio di liquidità dalla società e la evoluzione del mercato pubblicitario rese la vita sempre più difficile alla Seat Pagine Gialle tanto che i fondi azionisti della società alla fine del 2012 fecero un nuovo piano industriale e riaggiustarono i conti convertendo in capitale di rischio un bond di 1,3 miliardi di euro (il cosiddetto bond lighthouse). Questa operazione rese proprietari della Seat Pagine Gialle nuovi fondi (i cosiddetti “distressed debt”) specializzati nel comprare a sconto il debito di società in crisi per poi venderla sfusa e a pacchetti. Questi nuovi fondi (Anchorage, Monarch, Marathon ed altri italiani) vendettero rapidamente le proprie azioni, poco prima che il cda della società sembra in una riunione notturna chiedesse il concordato preventivo previsto dalla nuova legge fallimentare e giustamente concesso dal tribunale di Torino. Naturalmente l’operazione di conversione del bond lighthouse che fece arrivare nella compagine azionaria i nuovi fondi (i vecchi azionisti avevano già spremuto la società) costò alla società diverse decine di milioni di euro di parcelle date ai professionisti del giro finanziario nazionale ed internazionale. La storia non finisce qui. Gli stessi fondi che hanno venduto le azioni prima della richiesta del concordato preventivo nella loro qualità di creditori hanno chiesto al tribunale di riavere la società sdebitata riconvertendo in capitale di rischio i propri crediti e facendo “maramao” a tutti gli altri creditori. Il silenzio generale continua ma cresce la indignazione per quanto è accaduto in questi 5 anni in cui i piccoli imprenditori sono stati diciamo vilipesi, molti si sono arricchiti e forse qualche danno erariale si è pure creato all’inizio della storia oltre a interpretazioni spavalde delle leggi di mercato. In verità per la prima volta si è mosso il Senato della Repubblica che con la commissione industria presieduta dal senatore Mucchetti ha convocato per il 18 giugno i componenti del cda dentro fino al collo perchè espressione dei fondi che sono stati proprietari ed oggi sono creditori della società pronti ad essere di nuovo proprietari. E se chiedessimo a Renzi di affidare a Cantone anche questo caso visto le somme stratosferiche che sono girate ed il silenzio delle autorità di ogni tipo?
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