Paolo Cirino, non ci sono più i Professionisti di una volta.

di Fulvio Abbate, pubblicato il 17 giugno 2014 su Il Fatto Quotidiano

A guardare Paolo Cirino Pomicino non sembra vero, meglio, si intuisce che la storia del passaggio tra prima, seconda e terza repubblica è soltanto un opaco titolo di giornale, una testatina per raccontare il moto politico che poi, in verità, è pura quiete, inerzia, nel senso che non ci siamo mossi di un solo passo. A guardare Paolo Cirino Pomicino ospite di Tiziana Panella, conduttrice nerofocata di “Coffee Break”, su La7, notandolo così dotato di calma olimpica si evince soprattutto che non c’è altra parola per definirlo se non quella di Professionista. Punto e stop. Lui e altri come autentiche risorse della navigazione istituzionale e non. Un discorso che, in ambito imprenditoriale, se vuoi, vale anche un Primo Greganti. Già, se sta ancora in giro così richiesto, come canterebbe Cocciante, ci sarà un perchè? Al momento cercheremo di soffermarci soltanto su Pomicino, già circonfuso del titolo di “O ministro”, già stupendamente interpretato da Carlo Buccirosso nel film di Sorrentino su Andreotti. Se Giulio, infatti, era il Divo, P.C.P. meriterebbe il titolo d’Eterno. Un dettaglio ulteriore? Suo fratello maggiore, Bruno Cirino, è stato uno dei più straordinari interpreti del teatro, del cinema e della televisione “civili” di questo nostro sgangherato stivale, Bruno appare perfino sul palco di piazza San Giovanni accanto a Berlinguer, Longo, Volontè e Severino Gazzelloni mentre quest’ultimo intona al flauto “La Primavera” di Vivaldi per salutare, 1974, la grande avanzata del PCI. Ma torniamo, più modestamente, al democristiano. Interpellato come un oracolo, Paolo nostro, lì dalla Venere Panella, a domanda sul “che ne sarà di noi?” subito rispondeva convinto, la posa di chi la sa lunga, di chi le ha viste tutte e di più, il tono di chi potrebbe competere con il Signor Wolf interpretato da Harvey Keitel in “Pulp fiction”. “Sono il signor Wolf. Risolvo problemi.” Te ne ricordi, no? Dunque, sono Paolo Cirino Pomicino e se ritieni di non capirci più una santa mazza, bene, ci sono io a tirarti fuori dall’impaccio. Nel nostro caso non si tratta di ripulire un’auto dal sangue, piuttosto di fornire, più problematicamente, le chiavi di lettura di un tempo politico definito “liquido”. E tu pensi che il fratello dell’interprete di “Diario di un maestro”, l’ex responsabile della nazionale deputati e senatori (oh, con i nostri occhi, sarà stato il 1988, lo abbiamo visto incazzarsi per una partita persa con la squadra della galleria d’arte di Simona Marchini!), l’ex uomo di fiducia di Andreotti, non abbia il quid per cacciare una parola dirimente? Te l’ho detto o no che questo genere di risorse umane sono ritenute professionalità rare, da non lasciarsi scappare, te l’ho detto che perfino nell’adagio, prevedibile che inquadra la stoffa del personale politico c’è un disco rotto che ripete: saranno pure stati dei grandissimi lazzaroni, ma vuoi mettere i democristiani di una volta? Vuoi mettere Remo Gaspari che riceveva perfino in spiaggia i suoi elettori? Vuoi mettere Paolo Cirino Pomicino con Paolo Cirino Pomicino?

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