La priorità non era una pasticciata riforma del Senato

Al Direttore- Pubblicato su ” Il Foglio il 12 agosto 2014
Mentre l’ordine regna a Palazzo Madama Mario Draghi parla a nuora perché suocera intenda.La nuora e’Matteo Renzi la suocera e’la Germania.Il governatore della BCE comunque c’è l’ha per entrambi perché entrambi sbagliano.Veniamo a Renzi.L’errore del nostro presidente del consiglio sta in larga parte nella tempistica delle scelte cosiddette riformatrici.Davvero il problema per l’Italia del 2014,un paese cioè in recessione da 5anni, era la riforma del Senato?Per dirla ancora più chiaramente l’handicap per l’Italia era la presenza della camera alta che almeno da otto anni non modifica leggi inviate dalla Camera se non per correggere gli Strafalcioni della Camera bassa come e’avvenuto per il decreto legge sulla pubblica amministrazione che aveva visto inserire norme di spesa senza copertura con l’assenso dello stesso governo ?Non scherziamo,via, anche perché da quasi 10 anni i governi legiferano con decreti legge che devono essere convertiti entro sessanta giorni pena la loro decadenza e non ricordiamo nessun decreto decaduto per i tempi lunghi parlamentari.Un errore marchiano,quindi,nell’avvertire la gerarchia dei problemi che affliggono il paese e una scelta figlia di una cultura mediatica che se non sarà presto superata porterà al governo ed al paese altri numerosi passi falsi.Tutto questo al netto degli errori praticati con ritmo goliardico nella riforma del Senato con il silenzio complice degli alleati di governo e di parte dell’opposizione.Avremo il tempo di tornare con maggiori dettagli sull’argomento,per ora e’sufficiente ricordare che nessuna grande democrazia europea ha abbandonato il bicameralismo ancorché’ differenziato per funzioni e nessuna grande democrazia ha una camera alta “rachitica”costituita solo da 100 finti senatori(vedi Francia,Spagna,Germania,Austria,Gran Bretagna). Mai come in questo caso il numero da’il senso vero di ciò che si è fatto.Renzi,dunque, avrebbe dovuto affrontare subito la grave situazione economica comprendendo da quale versante essa doveva essere affrontata.Non lo ha fatto sprecando energia per realizzare uno sgorbio di Senato che nulla ha a che fare con una moderna democrazia parlamentare e che pure dovrà correggere nelle tre altre letture .Ancora oggi il governo,però,sembra non sapere da dove cominciare.Lo diciamo con serenità e con l’intento di aiutare il paese perché il continuo annuncio di una salvezza tutto concentrata nella riduzione della spesa pubblica ci sgomenta.Dopo sei anni di recessione qualunque riduzione di spesa o aumento delle entrate tributarie o contributive manderebbe l’economia ancora più giù.Altra cosa e’ridurre o cancellare una spesa per farne un’altra di pari dimensioni al fine di rendere la spesa pubblica più efficiente(il vero problema per regioni e comuni)altra cosa e’immaginare di rimanere al di sotto del 3% del deficit tagliando spesa pubblica tout-court.Il tema vero che Renzi ed i suoi collaboratori dovrebbero affrontare e’l’aggressione al debito pubblico che porterebbe ad un tempo l’emersione di nuove risorse dal risparmio della spesa per interessi e dall’altra invertirebbe per la prima volta la direzione di marcia del debito con effetti positivi sui mercati finanziari ed un altro corposo risparmio dalla flessione dello spread.Facile a dirsi ma difficile a farsi direbbero molti.Ed invece non è poi così difficile perché in questi anni vi sono state numerose proposte,a cominciare dalla nostra più volte scritta da queste colonne,per una manovra di finanza straordinaria per abbattere il debito di almeno di 8-10 punti di pili liberando risorse dalla spesa per interessi che insieme ad altre provenienti da fonti diverse consentirebbero di fare le cose che tutti dicono di voler fare,e cioè riprendere investimenti pubblici finanziando ricerca innovazione ed infrastrutture e ridurre la pressione fiscale su imprese e famiglie.Fuori da questo orizzonte non c’è l’uscita dal tunnel della recessione o,nel migliore dei casi,da una crescita bassa inadeguata comunque ad avviare il risanamento dei conti pubblici.La storia degli ultimi venti anni sta lì a dimostrare come sia fallace interessarsi del numeratore invece che del denominatore nel rapporto deficit/pil sapendo che i mercati sono più attenti alla sostenibilità del debito che non al debito stesso.Per il resto delle riforme siamo ancora al caro amico o perché gravemente insufficiente(vedi il decreto sul mercato del lavoro) o perché sbagliata in molti punti ed in altri monca come la riforma della pubblica amministrazione.E veniamo alla suocera Germania. Noi riteniamo che l’invito di Draghi a cedere parte della sovranità nazionale all’Europa fosse rivolta più che all’Italia o agli altri paesi in affanno essenzialmente alla Germania sul terreno della operatività della banca centrale europea e sulla politica monetaria.Se non fosse così quale titolo avrebbe il governatore di una banca centrale che ha rinunciato ad una parte rilevante della sovranità nazionale che gli Stati membri gli hanno di fatto ceduto di dire ciò che ha detto?La BCE e’stata privata infatti di quei poteri che hanno tutte le banche centrali ed in particolare quello di immettere liquidità nel sistema economico quando le circostanze lo avessero richiesto.Privo di questo potere la BCE non riesce a difendere l’eurozona dalla svalutazione competitiva delle rispettive monete che altri paesi fanno a piene mani immettendo liquidità nei propri sistemi economici.In dieci anni il dollaro si è svalutato rispetto all’euro del 53%,la sterlina(paese comunitario) del 35% e il Giappone di quasi il 18% penalizzando in questa maniera le esportazione del l’eurozona in un mondo globalizzato.Si deve all’abilita di Draghi che ha saputo aggirare questo vincolo con altri strumenti come l’acquisto di titoli sovrani sul mercato secondario o con prestiti triennale con un tasso di interesse inferiore al l’uno per cento se i guasti non sono stati ancora maggiori.E questa Europa che non riesce a dare alla sua banca centrale i poteri delle altre banche centrali vorrebbe chiedere ad alcuni o a tutti i paesi membri di cedere altre quote di sovranità nazionali?Non scherziamo e nel semestre di presidenza italiana Renzi dovrebbe mettere sul piatto questo fenomeno paradossale per cui i paesi membri hanno rinunciato alla propria sovranità di battere moneta in favore di una Eurozona che l’ha lasciata cadere.Se la nostra lettura delle parole di Draghi non fosse nel vero dovremmo ritenere che il governatore della banca centrale Europea vuole innescare un sistema politico-istituzionale molto lontano dal tipo di democrazia che l’occidente si è dato negli ultimi due secoli.Conosciamo Draghi da quasi 25 anni e sappiamo che non è questo il suo intento ma,attenti,vi sono forze possenti nei mercati finanziari che possono essere tentati di ritenere un disvalore quel tipo di democrazia che l’occidente si è dato e la cui costruzione è avvenuta sui corpi e sul sangue di milioni e milioni di giovani americani ed europei.ed in questo quadro di difficoltà economica nazionale ed internazionale ciò che spaventa e’il silenzio grave sui guasti che il capitalismo finanziario sta determinando nel mondo intero con crescenti disuguaglianze che ben presto alimenteranno movimenti politici estremistici.

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