Borsa Vuota. La storia di una mancata quotazione per capire che il nostro status di colonia minore non è una leggenda

Pubblicato su ” Il Foglio” il 6 agosto 2014 – Al direttore- Come è noto a tutti, il privato è più snello, rapido ed efficiente mentre il pubblico è appesantito da mille orpelli burocratici che ne ritardano ogni decisione. È questa la convinzione comune ma la leggenda è vera solo in parte. Oggi ne diamo un esempio. La Borsa Italiana spa è un soggetto privato nella cui compagine ci sono le maggiori banche, tutte private, e vari intermediari finanziari nazionali ed internazionali. Essa è un organo privato cui fa capo la gestione del mercato la cui vigilanza è affidata a Consob e per alcuni aspetti a Bankitalia. Per accentuare la sua modernità di organo efficiente la Borsa Italiana spa è stata acquistata e fusa nel 2007 dalla London Stock Exchange nella mitica city inglese con alle spalle secoli di cultura imperiale. Insomma, via, il meglio del meglio! E veniamo al fatto “incriminato”. La società Essere-Benessere è la più grande piattaforma italiana retail sul modello dell’americana Seven-Eleven e dell’inglese Boots. Una sorta di city-store dove si acquistano alimentari, cosmetici, farmaci OTC, prodotti biologici con 80 punti vendita e 1000 dipendenti e nella sua compagine azionaria vi sono diversi gruppi industriali (Chicco Artsana, Poolpharma, Bioera, La Finiper e via di questo passo). La società in questione per finanziare lo sviluppo decide di quotarsi accettando i suggerimenti dei vari governi, di opinionisti e di economisti piccoli, medi e grandi che non lasciano passare giorno senza invitare le medie imprese ad andare in Borsa. E così otto mesi fa essere-Benessere iniziò l’iter per la quotazione in Borsa nel segmento AIM (quello che dovrebbe aiutare proprio la crescita delle medie imprese italiane). Un percorso che diventa rapidamente un calvario per il suo management che intanto aveva già trovato 40 milioni di euro che diversi investitori erano pronti a mettere sul piatto per acquistare le azioni di Essere-Benessere una volta quotate. Dopo 8 lunghi e defatiganti mesi, i managers del segmento AIM della Borsa Italiana guidati dal dr Nunzio Visciano funzionario passato dalla Consob alla Borsa Italiana, rispondono negativamente perchè la società è una start-up con ancora un indicatore fondamentale negativo (il famoso Eibtda e cioè l’utile prima delle tasse e degli ammortamenti). Il 22 luglio i manager di Essere-Benessere invece di gettare sconsolati la spugna, su consiglio di un loro investitore francese si rivolgono alla Borsa francese che in poco più di 10 giorni lasciano approdare la società alla Borsa parigina con la qual cosa volano in Francia notevoli parcelle per i professionisti e i famosi 40 milioni di euro già pronti per la Borsa Italiana non appena Essere-Benessere fosse stata quotata. Siccome in Italia nelle tragedie piccole e grandi non mancano mai segnali di un costume un po’ frou-frou, sembra che mentre si respingeva la quotazione di una società con 80 punti vendita e 1000 dipendenti veniva, invece, quotata una società che aveva solo un locale milanese dove si ascolta, però, una splendida musica jazz, il “Blue Note” con indicatori economici coerenti con la piccola simpatica attività espletata. Anche lo spirito vuole la sua parte ma l’accaduto sollecita malizie peccaminose che respingiamo indignati rifiutando il vecchio detto popolare”vox populi vox dei”. È vero che siamo un paese di naviganti, di eroi, di cantori e di musici, ma forse dovremmo saper fare anche altre attività funzionali alla crescita economica ed alla occupazione. Da 20 anni quella che sembrava una modernità cantata a più voci, alla prova dei fatti altro non è stato che uno sciatto modernismo, in politica come in economia, che giorno dopo giorno ci sta portando sempre più verso un destino di colonia neanche di rango come pure avevamo detto e scritto qualche tempo fa da queste colonne. Come si vede, nonostante le denunce delle tante anomalie italiche, finiamo per essere solo degli ottimisti e non ci accorgiamo invece che la realtà va oltre ogni cattiva previsione con il rischio che davvero non c’è mai fine al peggio.

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