articolo pubblicato su Il Giornale il 5 giugno 2016
Roberto Benigni ha illustrato da par suo la grandezza della nostra carta costituzionale illustrando i primi dodici articoli inerenti i principi fondamentali su cui si basa la nostra Repubblica che ha compiuto lo scorso due giugno settant’anni di vita. Nella sua poetica illustrazione Benigni ad un certo punto si è rivolto ai giovani dicendo che milioni di loro coetanei avevano dato la vita per garantirci quella carta costituzionale e con essa la libertà e il diritto di voto a tutti, uomini e donne. Un diritto di voto per scegliere i nostri legislatori ed i nostri governanti in una pienezza di libertà assoluta dopo novant’anni di storia unitaria del paese. Ciò che Benigni non poteva dire e non ha detto lo diciamo noi con voce forte ed alta. Quel diritto di voto libero garantito con il sangue di milioni di giovani vite italiane non esisterà più se nel prossimo ottobre la nuova riforma costituzionale di Renzi venisse approvata nel referendum popolare. Tra le tante sciatterie del nuovo testo, infatti, il Senato della repubblica non viene abolito ma solo ridotto nel numero dei componenti così come le sue funzioni che non vengono assolutamente abolite. Ma ciò che pochi ricordano è che i nuovi cento senatori non vengono eletti ma nominati dai consigli regionali sulle indicazioni delle segreterie dei partiti. Ma non è finita! La nuova riforma costituzionale cade in un contesto legislativo per cui anche alla Camera la metà o forse la maggioranza dei deputati grazie all’Italicum non verrà più eletta ma nominata dai segretari dei partiti grazie alla norma dei capilista bloccati in ciascun collegio. In parole semplici quel diritto di un voto libero conquistato con il sangue di milioni di giovani vite verrà tolto per sempre agli italiani. Uomini e donne potranno votare consiglieri regionali e sindaci ma non più i propri legislatori nelle cui mani c’è il destino economico e sociale dell’intero paese. E sembra strano ed inquietante che il nostro amato presidente del consiglio accusi di “poltronismo” quei politici che non vogliono approvare la nuova riforma così come sconcerta il ricorso al peggio del populismo d’accatto dicendo che così si riduce il numero dei politici e la spesa pubblica. Sconcerta perché il massimo sostenitore del SI nel prossimo referendum popolare di ottobre dovrebbe trovare ben altri argomenti al sostegno della propria posizione. Argomenti all’altezza della dimensione costituzionale della questione e della violata libertà popolare. Il tradizionale alibi che ricorre nella storia dei popoli allorquando si vuole ridurre la sfera delle libertà politiche ritorna prepotente anche in queste settimane quando si sostiene che con la nuova riforma e con l’Italicum si garantirebbe la governabilità. In quale democrazia occidentale c’è una sola Camera i cui componenti vengono in maggioranza nominati per giunta in un sistema politico fatto sempre più da partiti personali che più personali non si potrebbe? Nella più grande democrazia del mondo, gli USA, c’è il presidenzialismo ed insieme il bicameralismo perfetto garantendo in tal modo stabilità dell’esecutivo e rappresentanza parlamentare come naturale contrappeso democratico. E mai nessuno ha pensato che qualcuno potesse essere nominato e non eletto. E nei grandi paesi europei quando il Senato viene eletto dalle autonomie locali le rappresentano per davvero sia nel numero dei senatori decisamente superiori ai cento sia perdendo funzioni legislative che invece nella nuova riforma restano ancora in capo al Senato che può addirittura suggerire una nuova lettura di ogni legge ordinaria approvata dalla Camera. E in questi paesi europei i deputati vengono eletti e non nominati. Insomma un pasticcio da pericolosi dilettanti se si vuole dare per scontato la buona fede di tutti o, al contrario, un disegno di potere che produrrà un nuovo meccanismo autoritario trasferendo il modello di partito personale nell’ordinamento costituzionale ed istituzionale del paese. I tanti personaggi autorevoli che in questi giorni firmano un manifesto per il SI abbiano il coraggio di dire agli italiani che la nuova frontiera della libertà sta nel togliere agli italiani la libertà di scegliere la stragrande maggioranza dei propri legislatori per evitare che il loro silenzio ricordi a tutti noi il tradizionale servo encomio che tanti guai ha prodotto nella storia unitaria del paese.
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