Il fallito golpe turco

articolo pubblicato su Il Foglio Quotidiano il 20 luglio 2016

La vicenda del fallito golpe turco presenta ogni giorno di più aspetti inquietanti e pericolosi. Inquietanti per la democrazia turca che da Ataturk in poi ha rappresentato un caposaldo fondamentale, in particolare con la sua alleanza con l’Occidente per la democrazia politica nel medioriente da sempre in ebollizione sul piano politico, etnico e religioso. Pericoloso, invece, per i contraccolpi che esso può determinare nell’equilibrio di quella zona del pianeta che è stata fibrillata dagli errori degli inglesi, e a seguire, dagli Usa ma anche da quelli dell’Europa che 25 anni fa Khol, Mitterrand e Andreotti impedirono dopo l’invasione del Kuwait da parte dell’Iraq di Saddam Hussein. Questa delicata situazione impone all’Europa e agli Usa calma e determinazione. La calma dinanzi a provocazioni che da qualche giorno crescono sia sul piano verbale che su quello dei comportamenti come la perquisizione effettuata nella base Nato di Incirlik in Turchia. Non accettare provocazioni, però, non significa mancanza di fermezza. Ad esempio il segretario generale della Nato non può rimanere in silenzio dinanzi alla interruzione della corrente elettrica in una base Nato e subito dopo la sua perquisizione da parte di uno Stato membro dell’alleanza. Bene ha fatto la Merkel, invece, ad avvertire il nuovo sultano della Turchia che l’eventuale reintroduzione della pena di morte bloccherebbe automaticamente ogni negoziato con l’Europa facendo così tesoro della tragica storia del passato a cominciare dal menzognero patto di Monaco del 1938 tra Germania, Francia, Italia e Gran Bretagna che avrebbe dovuto bloccare i venti di una guerra che solo 12 mesi dopo è puntualmente scoppiata con tutto il suo bagaglio di morte e di devastazione. È tempo che anche il consiglio di sicurezza dell’Onu non stia a guardare e che vincoli per la prima volta, in termini precauzionali, tutti i membri ad una iniziativa di pace nel medio-oriente onde evitare tentazioni opportunistiche che spesso non si avvedono delle tragiche conseguenze nel perseguire interessi personali e territoriali. Alla stessa maniera va intrapresa un’attività diplomatica per mettere le necessarie basi per una conferenza di pace sul medio oriente che accanto al consiglio di sicurezza dell’Onu coinvolga i protagonisti di quella turbolenta area tra cui l’Iran, l’Arabia Saudita e naturalmente la Turchia. Questa intensa attività diplomatica va accompagnata, però, con la fermezza di cui si parlava prima bacchettando anche formalmente ogni iniziativa al di sopra delle righe di Erdogan perché capisca che non è il sultano del suo paese e men che meno di una intera zona ma solo un leader democraticamente eletto e presente con il suo popolo in una alleanza come quella della Nato che impone diritti e doveri e che pertanto non potranno mai essere tollerate politiche espansive neo-ottomane.

Be the first to comment on "Il fallito golpe turco"

Lascia un commento

Il tuo indirizzo e-mail non sarà pubblicato.


*