Perchè votare NO al referendum

articolo pubblicato lunedì 11 luglio 2016 sul Corriere della Sera

Siamo cresciuti in un partito che ci ha insegnato la saggezza del dubbio ed il rifiuto dell’orgoglio delle certezze,un modello di valutazione virtuoso che deve essere seguito a maggior ragione quando c’è un referendum popolare sulla riforma della costituzione.A quel modello ci atterremo in queste poche righe con l’aggiunta di una visione d’assieme senza la quale si rischia di non vedere gli effetti politici,economici e sociali di una riforma costituzionale che cade in un contesto che ha già visto approvato una legge elettorale senza precedenti in Europa.Ma veniamo al dunque fermandoci sugli aspetti essenziali.Contrariamente a quel che si dice il bicameralismo perfetto non viene abolito ma modificato perché rimane in tutte le leggi costituzionali e di riforma ordinamentali di un settore oltre alla possibilità per il Senato lillipuziano di chiedere alla camera di modificare le leggi ordinarie rileggendole più attentamente.Ma ciò che taglia la testa al toro e ci suggerisce il NO sono gli effetti democratici del combinato disposto tra riforma costituzionale e legge elettorale.Se dovesse,infatti,vincere il si gli italiani non voterebbero più ne’i senatori ne’la meta’(forse anche la maggioranza) dei deputati perché i primi saranno nominati dai consiglieri regionali in base agli accordi tra i partiti ed i secondi saranno nominati dai segretari di partito con i famosi capilista bloccati.Saremo insomma un popolo bue che viene ritenuto non idoneo a scegliere oltre il 60% dei propri legislatori in un sistema politico rappresentato quasi per intero da partiti personali e lideristici adusi più a dividere che ad unire.Ma c’è di più.Il governo del paese grazie al premio di maggioranza del15% nell’unica Camera che da la fiducia al governo,verrebbe affidato ad una minoranza che rappresenterà un terzo dei votanti e si e no solo un 20% dei cittadini.Qualcuno tra gli amici che sono schierati per il si possono argomentarci perché un governo di minoranza sostenuto prevalentemente da senatori e deputati,nominati e non eletti,sia compatibile con una democrazia politica di stampo occidentale?Se una democrazia parlamentare e’in affanno,la cultura politica offre una risposta democratica con il sistema presidenziale che da’stabilita’e forza all’esecutivo e rappresentatività ad un parlamento,entrambi scelti dal popolo.Infine un’ultima domanda.I sostenitori del si possono spiegarci la differenza che ci sarebbe tra questa nuova democrazia politica disegnata dalla riforma della costituzione e quella del 1923 quando c’era il Re,il Senato non votava la fiducia e,grazie alla famosa legge Acerbo,la lista che prendeva un voto in più ancorché minoranza aveva la maggioranza assoluta nella camera dei deputati? A nostro giudizio nessuna ed ecco il vero motivo per cui sosterremo il NO perché non vorremmo ritornare a cento anni indietro pensando scioccamente di andare avanti.

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