La speculazione sulle banche si ferma solo con la mano dello Stato

articolo pubblicato su Il Foglio Quotidiano il 3 Agosto 2016

Il paese è drammaticamente disarmato dinanzi alla speculazione finanziaria e più in generale dinanzi all’aggressività del capitalismo finanziario. Se l’Italia sta male anche l’Europa, in particolare l’eurozona non si sente molto bene! Da settimane le banche italiane sono sotto i colpi di maglio della speculazione i cui titoli hanno perso negli ultimi mesi oltre il 50%. Molte di loro ormai capitalizzano un sesto-un settimo del loro patrimonio netto senza apparenti motivi che ne giustifichino i loro crolli in borsa. Addirittura dopo lo stress-test dell’Eba (l’autorità bancaria europea) che ha dimostrato che in Italia 4 banche su 5 resistono ad uno scenario catastrofico il giorno dopo le migliori hanno continuato a perdere pesantemente valore mentre l’unica banca “bocciata” ha tenuto ed è addirittura leggermente migliorato la sua capitalizzazione salvo, naturalmente, precipitare ieri con relativa sospensione del titolo. Il che, ha una spiegazione nella logica speculativa che percorre in lungo ed in largo i nostri sistemi finanziari senza trovare ostacolo al vorace ribassismo. La banca senese, contrariamente ad altre, sarà pesantemente ricapitalizzata dallo Stato e liberata da 10 miliardi di crediti in sofferenza, anche se formalmente interverranno soggetti privati (senza il pesante intervento pubblico i soggetti privati si sarebbero impegnati in questa complessa iniziativa?) ma anche in questo caso il ribassismo lo ha colpito 24 ore dopo per cui la banca oggi vale solo poche centinaia di milioni di euro e rappresenta un boccone appetibile da acquistare tra non molto a prezzi stracciati è largamente al di sotto del suo patrimonio netto. Se questo dunque è il quadro bisogna domandarsi quali siano le ragioni profonde ed i rimedi possibili in grado di bloccare o quantomeno contenere l’andata speculativa e la paura dei risparmiatori. Tra le ragioni profonde c’è senz’altro quel bail-in osannato ancora oggi da tecnici di professione e politici dilettanti (Monti docet) che hanno ritenuto impunemente di trasferire i poteri ultimi dallo Stato al mercato nel sistema bancario dell’eurozona contrariamente a quanto accade negli USA e in GB che non a caso hanno messo in sicurezza pezzi importanti del proprio sistema bancario ed assicurativo nazionalizzandoli transitoriamente. E ciò che vale per americani ed inglesi vale anche per i paesi dentro l’Unione ma fuori dell’eurozona oltre ai tanti fuori dall’Unione ma stretti ad essa da accordi commerciali, fotografando così uno scenario in cui il nostro sistema bancario deve competere con tutti gli altri con un braccio legato dietro la schiena. Ma anche sul piano teorico questa grande invenzione del bail-in fa acqua da tutte le parti. Quale mente folle ha equiparato l’uguaglianza tra azionisti, obbligazionisti subordinati e addirittura depositanti oltre i centomila euro visto che dinanzi al default di una banca solo gli azionisti hanno responsabilità precise avendo approvato per anni i bilanci e nominato gli amministratori o incapaci o sfigati o altro ancora? È davvero questa la modernità in un quadro mondiale in cui la politica e gli Stati arretrano ed il capitalismo finanziario dilaga con la sua devastazione economica e sociale? Ciò che diciamo vale innanzitutto per l’Italia che ha progressivamente eliminato dal sistema bancario ogni minima presenza pubblica rispetto a Francia e Germania e vorrebbe eliminare anche le fondazioni salvo poi a pretendere dalle casse previdenziali private e dai fondi pensioni interventi per difendere ciò che lo Stato scientemente ha rinunciato a difendere. Ma c’è di più. I governi, a cominciare dal nostro, non riescono neanche ad attivare rimedi di mercato sollecitando ad esempio società a controllo pubblico ad acquistare titoli bancari sotto pressione che oggi come oggi sarebbero un investimento non di poco conto visti i risultati degli stress-test. Certo l’incubo del bail-in è un moltiplicatore della paura irrazionale e tiene distanti tutti i soggetti privati ma è contro questa paura che bisogna combattere utilizzando ogni strumento possibile, anche il fondo interbancario, per contrastare l’ondata speculativa alimentata dal dilettantismo della politica e spesso dalla sua complicità. Il tempo davvero stringe e se non si mette nell’agenda europea, a cominciare dall’incontro di Ventotene tra Renzi, Merkel ed Hollande, la riforma dei mercati finanziari avremo dinanzi a noi disastri finanziari e a seguire disastri dell’economia reale che già ora boccheggia e tra gli ansimanti l’Italia da tempo è davvero tra gli ultimi.

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