articolo pubblicato sul Corriere della Sera martedì 8 novembre 2016
Con l’accordo della commissione Guerini sembra irrompere una saggezza antica di cui sembrava si fosse persa la memoria. Le forze politiche, però, prima di addentrarsi nel tunnel di modifiche declamate genericamente devono fare insieme una prima scelta di fondo, cioè se vogliono costruire una democrazia parlamentare o, surrettiziamente, una democrazia presidenziale. La terza non c’è. La democrazia parlamentare si chiama così perché la maggioranza di governo si forma e si disfa in parlamento e la sera delle elezioni il vincitore si saprà ma quel vincitore dovrà trovare in parlamento le alleanze necessarie per costruire una maggioranza che corrisponda possibilmente ad una maggioranza nel paese. Se, al contrario, si vuole che sia l’elettore ad eleggere il capo dell’esecutivo la scelta da fare è quella presidenziale. Senza questa scelta di fondo non sarà possibile trovare alcuna convergenza con il rischio che si faccia una legge elettorale, come è accaduto con l’Italicum, che è la negazione delle uniche due forme di democrazia possibile, quella parlamentare e quella presidenziale. Se si fa la scelta della democrazia parlamentare bisogna rifuggire dai vari premi di maggioranza ma è possibile aumentare la soglia di accesso che è un premio di maggioranza per tutti come accade in Germania aggiungendo anche lo strumento della sfiducia costruttiva che è un fattore potente di stabilità politica. In tale logica il sistema proporzionale con preferenze o con collegi uninominali è il sistema migliore anche per rafforzare quel legame scomparso tra il cittadino ed il parlamentare. Chi insiste a dire che la sera delle elezioni si deve sapere il presidente del consiglio non può che proporre un sistema presidenziale ma dovrebbe cambiare il testo della riforma costituzionale. Riscoprire i fondamentali della cultura politica ed istituzionale è la premessa per trovare le necessarie convergenze tra le forze politiche gettando alle ortiche quella tentazione di scegliere la legge elettorale in funzione di chi dovrebbe vincere. Tutto ciò che avviene in Europa e nel mondo ci spinge a fare questa iniziale scelta perché in tutte le democrazie parlamentari ormai è morto e sepolto il governo di un solo partito mentre si affermano sempre di più i governi di coalizione come in Germania, Austria, Gran Bretagna, Spagna e finanche in Grecia. Se prima del referendum il governo, che ha messo la fiducia sul l’Italicum, volesse rendere credibile il documento approvato dalla commissione del PD e dare dignità a quel galantuomo di Gianni Cuperlo deve approvare un disegno di legge per un nuovo sistema elettorale che corrisponda, nel caso di specie, ad una democrazia parlamentare e che sarà discussa dopo il referendum. Se questo non dovesse accadere, si minerebbe la credibilità di un documento che disegna un impianto elettorale diverso ed addirittura contrario a quello su cui questo governo ha messo la fiducia e credere sarebbe troppo per chiunque.
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