articolo pubblicato su Il Foglio Quotidiano il 4 novembre 2018
Il governo di un Paese moderno dinanzi ai grandi problemi che affannano la propria società nazionale sceglie soluzioni con il criterio della priorità. Pensare, infatti, di affrontare i problemi tutti insieme è segno di poca saggezza. È questo il senso profondo della inadeguatezza della attuale manovra di bilancio respinta per la prima volta dalla commissione europea e penalizzata dai mercati finanziari. Per spiegarci meglio il deficit al 2,4% di per sè non è una tragedia insuperabile, il sostegno alla povertà, si chiami reddito di cittadinanza o di inclusione, è una cosa buona e giusta, la quota 100 in termini pensionistici è un obiettivo giusto per i lavori usuranti mentre non lo è per tutti i lavoratori, la crescita economica è un obiettivo centrale ma impone strumenti coerenti. Ma detto tutto ciò immaginare che gli obiettivi ricordati possano essere affrontati tutti nello stesso momento e nel loro insieme dimostra la mancanza assoluta di cultura di governo. Ed è quello che stiamo vedendo sin dall’inizio con questo governo che ha raggiunto il record di far danni con le sole parole, iniettando nelle vene del Paese dosi massicce di incertezza e paura. Cosa significa, infatti, far dire per settimane al ministro del Tesoro che il deficit non supererà l’1,6% del Pil mentre i due vicepresidenti del consiglio facevano il controcanto parlando di un deficit poco al di sotto del 3% se non diffondere incertezze nei mercati, nelle imprese e nelle famiglie? Affrontare subito e tutti insieme la riforma previdenziale, la flat tax, il reddito di cittadinanza e la crescita economica ha prodotto una manovra che non raggiunge nessuno dei quattro obiettivi di fondo cui sono legati queste due giovani forze politiche che rischiano di scivolare pesantemente in un protagonismo fatto di slogan, intimidazioni e bullismo d’accatto mettendo il Paese in un pericoloso isolamento internazionale e fibrillando i suoi conti pubblici. Infatti la quota 100 si fa ma chi va in pensione con quella quota lascia per strada il 20% circa e viene punito perchè per due anni non può fare alcun lavoretto aggiuntivo perchè il cumulo è proibito (insomma un nuovo incentivo al lavoro nero). Il reddito di cittadinanza si fa ma non si sa nè come nè quando con il rischio che i 780 euro promessi facciano lievitare la spesa prevista e con effetti paradossali su quanti ad esempio hanno contratti part-time spingendo le aziende a ridurre il già striminzito stipendio tanto poi ci sarà lo Stato ad integrare sino a 780 euro. La crescita prevista, poi, (1,5% nel 2019 e 1,6% nel 2020) è già di per sé molto al di sotto della media della zona euro ma le stime lasciano prevedere un tasso ancora minore. La flat tax è poco più che uno scherzo limitando i suoi effetti a poco più di 500 mila partite Iva che andranno ad aggiungersi alle 900 mila già inserite nei minimi forfettari con un prelievo del 15% sul fatturato. E per concludere un aneddoto: avete mai visto un decreto fiscale scritto dal presidente del Consiglio e dai due vicepresidenti senza la conoscenza del ministro dell’economia e delle finanze? Ed infine come si può pensare di fare una manovra economica, pur se solo con mezze misure come abbiamo visto, senza chiedere nulla alla ricchezza nazionale che non andrebbe penalizzata con patrimoniali recessive che pure rischiano di comparire improvvisamente all’orizzonte ma che andrebbe coinvolta in un processo di risanamento e di crescita che ha bisogno degli sforzi di tutti. La ricchezza nazionale sa che salvando il paese salverebbe anche sè stessa. Ma questa è la politica con la P maiuscola che da tempo, purtroppo, è scomparsa dal paese lasciando il suo governo nelle mani di giovani spavaldi, inesperti e maramaldeggianti nel silenzio complice degli autorevoli ministri tecnici.
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Promettere 100 per dare zero: la politica con la p minuscola ha la vita corta!
Quanta saggezza e quanta competenza! Politici di una volta, da cui si poteva magari dissentire ma che “avevano studiato “. Grazie