La natalità è un tema serio svilito da un dibattito da bar

Uno dei segni del declino del paese, oltre a quello economico, è l’insorgere ad ogni piè sospinto opposti estremismi che non argomentano ma insultano e demonizzano chi la pensa diversamente. Il convegno di Verona sulla famiglia è stata l’occasione per far ricadere il paese in un altro scontro totalmente diverso per qualità e quantità dal dibattito che presiedette la nascita della legge sull’aborto del 1978 e del successivo referendum del 1981. All’epoca anche le forze sostenitrici della legge comprendevano che quella legge non aveva come fine il controllo delle nascite quanto piuttosto di sottrarre alla illegalità abortista donne spesso disperate e sole. E in quella direzione furono approvate norme che aiutarono molte donne a fare una scelta di vita con maggiore serenità e libertà. Questo effetto positivo non annullava la tragica esperienza di interrompere una vita quando già essa esisteva. Un tema molto sentito da una parte dei cattolici ma anche dai non credenti che ritengono la vita sacra. Naturalmente è più che legittimo che una nuova area dei cattolici riproponga il tema della famiglia con i suoi bisogni ma anche come occasione di tutelare la vita di chi non ha voce ancora ma è pur sempre una vita palpitante. Questo diritto deve essere difeso con argomentazioni rifuggendo da toni da baraccone con gadget che offendono il senso della vita e lo stesso Papa Bergoglio ha avvertito la scivolata di qualità di questo legittimo desiderio di riproporre il tema della natalità che oggi rappresenta anche una preoccupazione demografica con il rischio che gli italiani nello spazio di alcuni decenni rischieranno di essere una minoranza nel proprio paese. Quel che forse sfugge agli organizzatori del convegno di Verona è il fatto che il referendum del 1981 attivato dal movimento della vita di Carlo Casini e sostenuto naturalmente dalla DC fu bocciato dal 68% degli italiani che difesero la legge 194 mentre solo il 32% voleva abrogarla. Il voto dei cattolici, insomma, fu inferiore anche ai voti della DC che nel 1979 aveva raccolto ben oltre il 38% dei consensi. Questi dati dovrebbero spingere i movimenti cattolici a lavorare nella società perché la difesa della vita sarà tanto più forte quando non verrà lasciata solo allo Stato con politiche attive per la tutela delle donne ma diventerà patrimonio di larga parte della società italiana. Sull’altro lato i movimenti femministi ed alcune forze politiche (valga per tutti la volgarità culturale del noto intellettuale Luigi Di Maio) organizzano manifestazione di piazza con epiteti offensivi così lontani dalle argomentazioni colte e preoccupate di Giovanni Berlinguer e di tanti esponenti dei partiti socialisti e liberali. Ecco il declino del paese. Quando si affrontano temi così profondi che toccano da vicino l’intera società, saggezza vorrebbe che in un ampio ed alto confronto si cerchino anche alcuni minimi comuni denominatori piuttosto che cavalcare i massimi comuni divisori scivolando spesso in un litigio da vicolo. Le libertà laiche sono un fatto consolidato, ormai, ma non sono certamente un obbligo abortire, divorziare, famiglie allargate o quant’altro e deve essere la società e le singole famiglie a gestire situazione spesso drammatiche che nascono e crescono in molte situazioni. Lo stesso discorso vale per gli amici gay che a nostro giudizio sono afflitti da un profondo senso di disagio che gli impedisce di dare alla propria diversità forme diverse da quelle che sono storicamente patrimonio degli etero sessuali. C’è qualcuno che oggi può dire che il mondo gay è afflitto da oppressioni o discriminazioni? Via, se una cosa emerge è esattamente il contrario tanto che ad oggi a palazzo Chigi, ad esempio, forse si dovrebbe riequilibrare nella struttura il rapporto tra gay ed etero sessuali. La giusta libertà e riconoscimento della omosessualità dovrebbe forse interrompere anche manifestazioni festose come quelle del gay pride perché con il tempo rischieremo di dover fare anche un etero pride perché c’è anche un orgoglio ed una festosità eterosessuale che difficilmente in quanto tali costituiranno una lobby sempre più insidiosa e potente. Un’ultima considerazione. Se oggi gli aborti si sono ridotti lo si deve anche alla legge 194 ma molto di più alle decisioni delle famiglie di non fare figli o di ridurre i loro numeri lasciando così crescere quel problema demografico di cui abbiamo parlato. Ecco il minimo comune denominatore su cui il parlamento tutto dovrebbe cercare una intesa nel difendere la famiglia sul terreno economico, dei servizi, dell’abitazione e della istruzione e della formazione. Solo in quelle condizioni ciascuna famiglia potrà liberamente scegliere il suo profilo civile morale e lo Stato farà la propria parte qualunque sia la scelta di ciascuno.

paolocirinopomicino@gmail.com

 

articolo pubblicato su Il Tempo il 1 aprile 2019

1 Comment on "La natalità è un tema serio svilito da un dibattito da bar"

  1. La sacralità della vita, la santità della famiglia, il dono di Dio dei figli, il sacramento del matrimonio, un marito e una sola moglie sono le basi di una società civile e democratica, minarli nel loro essere è come demolire le fondamnta di una casa!

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