Lettera scritta a Michele Santoro

Caro Michele,

ancora una volta il tuo solito collaboratore. anche lui ormai con i capelli bianchi, ripete cose non vere sul mio conto. La prima volta, se ti ricordi, fu quando ero degente in ospedale e ti telefonai a mezzanotte per chiosare le bugie dette sul mio conto mandandoti poi, le sentenze del tribunale che mi avevano assolto. Nell’ultima trasmissione il tuo simpatico amico ha detto che ero andato nel 2006 in commissione antimafia pur essendo condannato per corruzione. Io non sono mai stato condannato per corruzione e l’episodio al quale si riferisce è forse il patteggiamento che la Procura di Milano mi chiese insistentemente su accuse che non stavano in piedi e delle quali potrai leggere nel mio blog (www.paolocirinopomicino.it)nella parte titolata “Storie di ordinaria follia” che ti allego. Per verificare quanto ti dico puoi anche sentire il procuratore Francesco Greco che a nome della Procura mi chiese di patteggiare. Se sono andato, poi, da presidente del piccolo gruppo Dc-Psi in commissione antimafia è per far venir fuori un tema che né voi né alcun altro ha mai voluto approfondire e cioè quello dell’uscita dal carcere di migliaia di mafiosi condannati a pene lunghissime attraverso i programmi di protezione attivati da alcuni P.M. e approvati da una commissione presso il ministero dell’Interno i cui nomi sono rimasti ignoti a tutti. Tra i mafiosi liberati ci sono anche tutti gli assassini di Giovanni Falcone. Questa gestione dei programmi di protezione, insieme alla revoca del 341-bis, sono la sostanza della trattativa Stato- mafia, che non sarà certo svelato da quel processo in corso a Palermo che rappresenta, al contrario, la tutela dei veri mandanti di quella trattativa né dalle telefonate tra Napolitano- Mancino.
Ti allego la mia interrogazione per la quale andai in commissione antimafia e alcuni dati ricevuti in quanto componente di quella Commissione . Se avessi la vostra cultura direi che il vostro silenzio sul punto, ed in particolare del tuo collaboratore, è davvero “peloso” ma grazie a Dio ho il senso dello Stato e la serenità di chi, nella sua attività pubblica, non ha accumulato alcun patrimonio, neanche il piu’ piccolo, nè direttamente, né indirettamente, né a mia insaputa. A voi che siete ricchi l’augurio che quando starete per raggiungere l’ultimo miglio abbiate la mia stessa serenità di coscienza e sappiate ridere, come faccio io, delle follie del mondo. A te un saluto cordiale di buon lavoro da parte di un politico il cui partito dell’epoca non ha mai ridotto la libertà di nessuno e men che meno la tua sperando…in un pentimento cristiano.

Be the first to comment on "Lettera scritta a Michele Santoro"

Lascia un commento

Il tuo indirizzo e-mail non sarà pubblicato.


*