Lettera pubblicata su il “Corriere della Sera”

Lettera pubblicata su il “Corriere della Sera” il 02 settembre 2013

Cambiare l’assetto politico del Paese

Ho letto con attenzione i due editoriali di alcune settimane fa a firma di Galli della Loggia e di Panebianco sugli assetti politici dell’Italia e sulle loro criticità e desidero fare due sole considerazioni. La prima sulla tesi di Galli della Loggia secondo la quale il residuo embrionale del centrismo democristiano distrutto dal tatticismo di un Casini che non ha mai brillato per visione politica debba far massa critica con la destra e con il berlusconismo che è un fenomeno a se stante ,privo di qualunque identità e cultura di riferimento e che non a caso annovera tra le sue fila socialisti, liberali, democristiani, fascisti e pout-pourri .Già una volta vi fu un’alleanza legata alla situazione di emergenza del dopo tangentopoli ma era per l’appunto una situazione transitoria in attesa di un più stabile assetto del sistema politico italiano. Ed e’ qui il cuore della mia considerazione. Dopo 20 anni di follie credo sia giunto il momento per ripristinare anche nel nostro paese quel cattolicesimo politico che ricostruì l’Italia e difese la democrazia battendo i famosi opposti estremismi e il terrorismo brigatista. Quel cattolicesimo politico nelle forme in cui storicamente si è incarnato nel vecchio continente governa oggi quasi tutto il centro-Europa e la Spagna, non è di destra, anche se cattura voti conservatori ed ha natura riformista molto più della sinistra. Il futuro del Paese in larga parte sta in questo ritorno politico di stampo europeo. La seconda riflessione e’ sulla tesi di Panebianco a proposito dei molti leaders presenti nel partito democratico senza che ve ne sia uno che emerga in via definitiva. Anche qui va fatto un discorso in larga parte speculare al precedente. Il problema del PD non è la mancanza di un leader autorevole o di un numero di leaders modesti ma l’assenza di un’ identità socialista di cui il paese ha bisogno. Il tentativo di qualche anno fa di mettere insieme culture diverse che possono essere alleate come lo sono state in Italia ed in Europa è clamorosamente fallito riducendo in miniatura le culture fondative del PD, quella socialista e quella cristiano-democratica, proprio nel momento in cui entrambe sono chiamate ad uno sforzo gigantesco per battere le distorsioni del capitalismo finanziario a tutela di quel capitalismo industriale che diffonde benessere nelle popolazioni e che per difendere il quale moltissimi DC persero la vita negli anni ’70 e ’80. L’Italia, insomma, non può essere l’unico paese democratico che non abbia un partito socialista e lo dice un DC. Ci riflettano gli autorevoli amici perché mai come in questo momento l’Italia per salvarsi ha bisogno di europeizzare non solo la propria economia ma anche il suo sistema politico.

Paolo Cirino Pomicino

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